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Eseguita al San Camillo di Roma la prima ricostruzione mandibolare al mondo su paziente affetto da tumore osseo

La complessa operazione ha visto scendere in campo diverse equipe. Ne parla il professor Roberto Pistilli, intarvistato dall’agenzia Dire.

Impossibilitato ad alimentarsi e costretto a terapie antibiotiche permanenti per ascessi continui, un giovane di soli vent’anni è stato sottoposto a un intervento che gli ha dato una nuova vita. La complessa operazione è stata il frutto di un lavoro sofisticato che ha visto scendere in campo diverse equipe. Per capirne di più l’agenzia di stampa Dire ha intervistato il professor Roberto Pistilli, dirigente di primo livello di Chirurgia maxillo-facciale con incarico alta responsabilità presso la Uoc di Chirurgia maxillo-facciale dell’Azienda San Camillo – Forlanini di Roma.

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“Si trattava di un tumore mandibolare che aveva determinato la perdita completa della mobilità e della capacità masticatoria del paziente, con la complicazione, di causargli episodi ascessuali ripetuti non più risolvibili con la terapia antibiotica – ha spiegato l’esperto -. E’ stato necessario perciò sostituire completamente questa mandibola e le sue cavità articolari. Ci sono casi descritti al mondo di ricostruzione completa della mandibola con endoprotesi in titanio (che è il materiale biocompatibile per eccellenza) ma non esistono casi documentati di ricostruzione di entrambi le cavità articolari. E tutto questo è stato possibile programmarlo al computer“.

Prosegue Pistilli: “L’equipe coinvolte sono state due: quella di Chirurgia maxillo-facciale, diretta dal professor Bruno Andrea Pesucci, che ha eseguito il tempo demolitivo ma anche l’intervento di posizionamento della endoprotesi ma questo è stato possibile solo dopo che l’equipe di Chirurgia degli arti, diretta dal professor Nicola Felici, ha prelevato l’osso della fibula del paziente insieme alla sua arteria e la sua vena collegando questi due vasi alla arteria e alla vena del collo. Questo collegamento, definito anastomosi, consente all’osso prelevato dalla gamba di mantenersi vitale. La nostra equipe di Chirurgia maxillo-facciale ha poi suddiviso l’osso della fibula in tre vagoni, così si chiamano tre frammenti di osso, modellandoli a ferro di cavallo e stabilizzandoli al centro della endoprotesi. Inoltre per realizzare l’endoprotesi si è resa necessaria una collaborazione con l’equipe di bioingegneri. In questo modo è stata progettata una mandibola totalmente in titanio con in più le due cavità articolari a cui collegare la neomandibola. L’endoprotesi è stata pensata al computer rispettando le misure esatte della mandibola del paziente con la particolarità di prevedere una zona dove andare a fissare l’innesto di osso, zona corrispondente ai denti che abbiamo dovuto estrarre”.

Oggi il paziente sta bene, come spiega ancora Pistilli: “Il percorso di rieducazione è durato più di un anno, perché abbiamo dovuto attendere la completa guarigione di questo primo intervento ricostruttivo, avere la certezza di non avere complicazioni infettive e controllare che la sua nuova mandibola si muovesse perfettamente consentendogli di riaprire finalmente la bocca. Successivamente sono stati inseriti sei impianti dentali nell’osso ricostruito, atteso la loro integrazione abbiamo ricostruito la gengiva mancante per poi collegargli una protesi dentale tutta nuova. Quindi dopo poco più di un anno il giovane ragazzo è tornato a mangiare e a parlare perfettamente. Vorrei ricordare i colleghi che hanno contribuito ad ottenere tutto ciò. Oltre al professor Pesucci ed al sottoscritto, i colleghi della Chirurgia maxillo-facciale, e in particolare il dottor Flavio Andrea Govoni, il dottor Vincenzo Marcelli, il dottor Carlo Macro, il dottor Ikenna Aboh e tutta l’equipe di Chirurgia degli arti diretta dal professor Nicola Felici, e in particolare il dottor Matteo Ornelli e il dottor Pietro Delle Femmine. Un ulteriore ringraziamento al protesista che fa parte della mia squadra, il dottor Fabrizio Lisotti, insieme all’odontotecnico Giulio De Cinti e all’equipe di bioingegneri della Osteogenics. Senza l’aiuto di tutti, non si possono raggiungere tali risultati”.

Redazione Nurse Times

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