Coronavirus, sembra funzionare la terapia con molnupiravir: ecco come funziona

Il farmaco sviluppato da Merck si è mostrato molto efficace nel ridurre i rischi di ricovero e di morte, oltre che contro le varianti Gamma, Delta e Mu.

Il molnupiravir, farmaco antivirale della Merck (che ha chiesto l’approvazione alla Fda) inizialmente sviluppato per combattere l’influenza stagionale, ha dato ottimi risultati nei trial di fase 3 della sperimentazione come terapia anti-Covid. Lo afferma la stessa azienda farmaceutica in un comunicato stampa che però, è importante sottolinearlo, non è supportato da studi esterni. Il farmaco, che va assunto alla comparsa dei primi sintomi del coronavirus per cinque giorni due volte al dì, si è mostrato altamente efficace nel ridurre i rischi di ricovero e di morte, e sembra funzionare anche contro le varianti Gamma, Delta e Mu.

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«La scoperta di un antivirale efficace, sicuro ed economico rappresenterebbe un grande passo avanti nella lotta alla Covid – sottolinea Peter Horby, esperto di malattie infettive all’Università di Oxford –. Il molnupiravir aveva mostrato risultati promettenti negli studi condotti in laboratorio, ma la vera prova del nove sono stati i test sui pazienti: molti farmaci falliscono durante questo step, quindi i risultati che abbiamo oggi sono davvero incoraggianti».

Ciò che emerge dal trial, condotto su un gruppo di 775 pazienti non vaccinati e con almeno un fattore di rischio di covid grave, è che l’assunzione del molnupiravir dimezzerebbe le probabilità di essere ricoverati in ospedale, e ridurrebbe anche i decessi. Nel gruppo di controllo (dove nessun paziente aveva assunto il farmaco) sono stati infatti registrati 53 ricoveri e 8 morti, contro i 28 ricoveri e zero decessi del gruppo di pazienti sottoposto alla terapia antivirale.

Per combattere il SARS-CoV-2 il molnupiravir imita due basi dell’Rna, la citosina o l’uracile, che inducono delle mutazioni nel genoma virale e ne interrompono la replicazione, uccidendo il virus. L’antivirale agisce in modo mirato, “ingannando” il virus, ma non le cellule umane, che quindi non vengono intaccate dal trattamento.

Uno degli aspetti più interessanti del molnupiravir è il fatto che si presenti sottoforma di dieci pastiglie che il paziente assume direttamente da casa. Se è vero infatti che esistono già altre terapie efficaci per combattere il Covid, come gli anticorpi monoclonali, il plasma dei guariti o il remdesivir – l’unico farmaco finora approvato dalla Fda -, è altrettanto vero che sono tutti trattamenti che vanno somministrati per via endovenosa in ospedale. Un altro aspetto non trascurabile è quello economico: un trattamento completo di molnupiravir costa circa 700 dollari – non spiccioli, ma certo molto meno rispetto a monoclonali (2.100 dollari) o remdesivir (3.100 dollari).

Sebbene sia lecito esultare per i primi risultati dell’antivirale della Merck, non bisogna però dimenticarsi che si tratta di una cura, e non di una profilassi: la nostra migliore arma per sconfiggere il Covid rimangono i vaccini, che prevengono l’infezione e bloccano la diffusione del virus, oltre a mascherine, distanziamento e controllo e isolamento degli infetti.

Il molnupiravir potrebbe invece diventare un’arma efficace, perlomeno momentaneamente, per combattere il coronavirus nei Paesi più poveri, dove i tassi di vaccinazione sono ancora molto bassi. La Merck ha affermato che provvederà a differenziare i prezzi, cercando di avvantaggiare gli Stati con meno possibilità economiche, e che ha già firmato un contratto di licenza con cinque aziende produttrici di farmaci generici in India affinché possano aumentare la produzione dell’antivirale. Il molnupiravir è anche molto più facile da trasportare e conservare rispetto ai medicinali che devono essere somministrati tramite trasfusione, e potrebbe quindi raggiungere facilmente le aree più remote.

In attesa dell’eventuale approvazione da parte della Fda, il governo statunitense si è già impegnato a comprarne 1,7 miliardi di dosi per 1,2 miliardi di dollari. Tuttavia ci sono altre aziende farmaceutiche che stanno sviluppando antivirali. Pfizer ha iniziato da poco l’ultima fase degli studi di due diverse pastiglie antivirali, e anche la svizzera Roche sta sviluppando un farmaco simile.

«In futuro speriamo di riuscire ad avere un medicinale che le persone possano comprare in farmacia e assumere al primo sintomo sospetto, in modo da colpire il coronavirus della covid il prima possibile», conclude Janet Scott, dell’Università di Glasgow, che sta collaborando allo sviluppo di un altro antivirale, chiamato favipiravir.

Redazione Nurse Times

Fonte: Focus

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