Coronavirus, il virologo Pregliasco: “Vaccino potrebbe richiedere più dosi”

Rilanciamo l’intervista rilasciata a fanpage.it dal direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Secondo un nuovo studio cinese, gli anticorpi anti-Covid durerebbero troppo poco per un vaccino. A dirlo sono i ricercatori della Nanjing University Medical School, che durante la sperimentazione hanno monitorato le risposte anticorporali del Sars-Cov-2. Sotto osservazione 26 pazienti che avevano contratto il coronavirus: 19 di loro in condizioni non gravi e 7 in condizioni più preoccupanti. Dopo settimane di occhi addosso, è arrivato il verdetto: in sette settimane la maggior parte dei malati svilupperebbe risposte anticorpali troppo deboli. Solo alcuni dei pazienti hanno registrato un potente livello di attività di neutralizzazione.

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Dopo tre o quattro settimane dalla dimissione dall’ospedale, l’attività degli anticorpi di coloro che sono guariti diminuiva in modo significativo. La cosa sembra preoccupare per la realizzazione di un vaccino funzionante: il timore è quello di non riuscire a mettere a segno una soluzione utile per garantire una copertura duratura contro il virus. Abbiamo chiesto ulteriori chiarimenti al virologo Fabrizio Pregliasco (foto), direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Alcuni studi attestano che la resistenza degli anticorpi sia troppo breve, altri che esistano super anticorpi in grado di neutralizzare il virus. Con queste premesse è possibile realizzare un vaccino che ci protegga a lungo?
Non sappiamo ancora come sarà il vaccino anti-Covid. Non abbiamo la disponibilità di test per tutte le tipologie di risposte immunitarie. Abbiamo analizzato alcuni casi di anticorpi neutralizzanti, ma solo su alcuni soggetti. La storia della risposta immunitaria e di come riuscire a seguirla è tutta da inventare. I coronavirus lasciano normalmente anticorpi con protezioni di mesi. Per la Sars-Cov-1 l’immunità sarebbe addirittura di tre o quattro anni. Non sappiamo, però, cosa avverrà con la Covid-19.

L’idea di fare dei “richiami”, come nel caso di alcuni vaccini, potrebbe essere necessaria per il coronavirus?
Quella è la strada che attualmente si pensa di percorrere. Pare che il vaccino richiederà almeno due dosi da ripetere sui pazienti per garantire la copertura totale contro il virus.

A cosa possono essere dovute le differenze di durata degli anticorpi nei diversi individui? Quali sono le differenze nella risposta immunitaria causata da un’infezione o da un vaccino?
Non è un processo molto chiaro. Si tratta di risposte immunitarie diverse: in alcuni casi viene scatenata quella umorale, ossia mediata dagli anticorpi che riconoscono ed aiutano ad eliminare gli antigeni. Poi c’è quella mediata da cellule quali i linfociti che guidano la risposta dove quella umorale stenta ad arrivare.

Il vaccino ci difenderà da tutte le varianti di coronavirus o rischiamo di trovarci davanti a una sequenza con troppe evoluzioni per essere coperta? 
Non conoscendo alla perfezione il vaccino che arriverà sul mercato, non possiamo prevedere se e quanto il virus si trasformerà ancora. Probabilmente la risposta immunitaria data dal vaccino sarà più importante di quella naturale e saranno forse due i richiami. Il rischio di una mutazione c’è sempre, bisogna trovare la chiave per rendere la risposta immunitaria alla Covid effettiva con più richiami vaccinali.

Redazione Nurse Times

Fonte: FanPage

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