Coronavirus e rientro a scuola: il precedente dell’influenza spagnola negli Usa

Non siamo i primi a dover affrontare il rientro a scuola di tanti ragazzi durante una pandemia. Cento anni prima del coronavirus, all’epoca dell’influenza spagnola, la chiusura delle scuole fu interrotta da tre città degli Usa: New York, Chicago e New Haven. Le soluzioni che trovarono potrebbero aiutarci oggi ad affrontare la riapertura degli istituti scolastici nel nostro paese.

Perché queste tre città decisero di lasciare le scuole aperte durante la peggiore epidemia del Novecento? New York aveva oltre un milione di studenti all’epoca, il 75% dei quali viveva in appartamenti affollati e spesso poco igienici. “Per i ragazzi dei condomini la scuola offriva un ambiente ben ventilato, pulito, controllato da insegnanti, infermieri e dottori che effettuavano visite giornaliere”, hanno scritto il dottor Howard Markel, storico della medicina e direttore del Center for the History of Medicine dell’Università del Michigan, e i dottori Alexandra Minna SternMary Beth Reilly e Martin S. Cetron in un articolo su Public Health Report, il giornale ufficiale dell’US Surgeon General e dell’US Public Health Service.

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Dopo il picco dell’influenza spagnola, il dottor Royal S. Copeland, commissario sanitario di New York, disse al NY Times la stessa cosa: “I bambini lasciano case spesso poco igieniche per i grandi, areati e puliti edifici scolastici, dove sono sottoposti a controlli ed esami”.

Oltre al distanziamento sociale, le scuole di New York applicarono altre regole: i ragazzi non potevano riunirsi fuori dalla scuola; il loro insegnante doveva controllare eventuali sintomi dell’influenza e, nel caso, isolare i possibili malati. Se uno studente aveva la temperatura alta, un membro del Dipartimento di Salute pubblica si occupava di lui. Lo riportava a casa, dove valutava le condizioni di “isolamento e cura” del bambino. La famiglia aveva l’obbligo di rivolgersi al proprio medico o al sistema sanitario nazionale.

Per Copeland la soluzione trovata da New York era stata la migliore, ma il Dottor Markel e gli altri studiosi non sono dello stesso avviso. Un’analisi realizzata dalla Boston University su altre 43 città dello stesso periodo ha dimostrato che quelle che non riaprirono le scuole ottennero i risultati migliori in assoluto.

Markel e molti altri studiosi concordano nel ritenere la riapertura delle scuole nel mondo un rischio non giustificato. Oggi le condizioni igieniche e il livello di informazione a casa sono migliori di un secolo fa. L’istruzione online è possibile, seppure non all’altezza di quella in presenza (e non dimentichiamo il digital divide). Inoltre, nel 1918, l’influenza era una malattia ben nota, al contrario del nuovo coronavirus, di cui non sappiamo ancora abbastanza per essere al sicuro. Secondo Markel, è “meglio essere al sicuro che dispiaciuti”.

Ma se decidiamo di riportare i nostri figli a scuola, cosa ci può insegnare la risposta di New York all’influenza spagnola?

  • Usare classi ben ventilate o all’aria aperta, nel rispetto del distanziamento sociale.
  • Assumere personale medico nelle scuole (quelle di New York avevano un’infermiera in istituto sin dal 1902).
  • Monitorare i sintomi di studenti e insegnanti con termoscanner e tamponi, come ha suggerito il virologo Andrea Crisanti poco tempo fa.
  • Coordinare al meglio il Sistema sanitario nazionale con gli istituti, affinché ci sia una risposta rapida e ben organizzata ad eventuali focolai.

Quest’ultimo punto è il più importante. L’educazione delle prossime generazioni deve diventare la priorità per il nostro Governo, come ha sottolineato Mario Draghi pochi giorni fa a Rimini. La riapertura delle scuole non riguarda infatti solo genitori, insegnanti e studenti, ma tutta la nostra società. Sarà il banco di prova dell’Italia.

Redazione Nurse Times

Fonte: iStorica

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