Città della Salute di Torino, Nursing Up lancia l’allarme: “Senza nuove assunzioni di infermieri, alcuni reparti a rischio”

Il segretario regionale Delli Carri: “Soprattutto area pediatrica e 118 sono ridotti all’osso. Così non si resiste”.

La drammatica carenza di personale che colpisce un po’ tutti gli ospedali in Piemonte è particolarmente critica alla Città della Salute di Torino. In alcuni reparti si rischia il collasso o la chiusura a causa dello sfiancamento del poco personale, ridotto all’osso, che è costretto a turni assai pesanti e, a volte, a mansioni al di fuori dei propri ruoli. Di questo passo sempre più infermieri saranno costretti a finire dal medico del lavoro per la troppa stanchezza e lo stress accumulati.

A lanciare l’allarme è il sindacato degli infermieri Nursing Up che, con il segretario regionale Claudio Delli Carri, sottolinea come l’unica soluzione sia il procedere immediatamente a nuove assunzioni: “Anche a tempo determinato, se il ricorso alle graduatorie non può soddisfare le necessità. Assunzioni a tempo determinato che poi possano essere gestite per una stabilizzazione futura”.

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La situazione, spiega il Delli Carri, è particolarmente critica in diversi reparti di degenza della Città della Salute, ma soprattutto nell’area pediatrica e al 118: “Per la Centrale Operativa 118 di Torino occorrono 6 infermieri, e almeno 24 infermieri per tutto il resto del territorio. Ci sono realtà talmente al limite che anche solo una gravidanza o una malattia di un infermiere un po’ più lunga può mandare in crisi il sistema. Non è possibile proseguire con questa sanità delle parole, che non passa mai ai fatti. Mi domando se vogliamo arrivare al collasso degli apparati per agire o se si attenda che, per stanchezza, usura di alcune strutture o per l’obsolescenza di alcune apparecchiature, ad esempio di comunicazione, o ancora per problemi di sicurezza di alcune postazioni, non sia più possibile garantire l’adeguato soccorso a chi lo necessita. Le condizioni di lavoro dei colleghi, in alcuni presidi del 118, non sono adeguate per un servizio vitale come questo, il cui svolgimento oggi è garantito quasi solo dall’abnegazione degli operatori”

.

Per l’area pediatrica, che dovrebbe essere un’eccellenza della sanità torinese, la situazione è altrettanto complessa. “Da tempo viene segnalata una situazione al limite del collasso – spiega Delli Carri –, sia al nido fisiologico che in terapia minima. Strutture che sono drasticamente sotto organico sia per gli infermieri sia per le puericultrici. Qui abbiamo personale che è cessato e non è mai stato sostituito, nemmeno con infermiere pediatriche. Esistono situazioni per cui si hanno una o, in casi davvero eccezionali, al massimo due infermieri presenti per turno con addirittura 18 neonati pretermine. Un carico di lavoro estenuante, che non fruisce nemmeno del supporto degli Oss, i quali, di fatto, sono pressoché assenti. In queste condizioni, anche solo una situazione imprevista, come un forte raffreddore, un’influenza o un piccolo incidente, che può capitare visto il livello di stanchezza altissimo, rischia di causare la chiusura del reparto. Un fatto inaccettabile”.

Conclude Delli Carri: “L’unica soluzione a tutto ciò è l’assunzione, subito, senza ulteriori lungaggini o rinvii, di almeno una quarantina di infermieri. Come ho detto anche a tempo determinato. La situazione odierna è aggravata ulteriormente dalle ricadute del piano di efficientamento, che di fatto è come una spada di Damocle sui servizi erogati dagli infermieri. Per quanto ci riguarda gli obbiettivi di attuazione di questo piano devono essere rivisti e spostati in avanti di almeno un altro triennio, perché il recupero economico previsto è spropositato e di fatto non è attuabile con la condizione della sanità esistente oggi. Queste cifre, infatti, vanno anche a incidere in modo significativo sulle scelte della direzione strategica aziendale. Le situazioni di reale emergenza come queste si affrontano solo adottando soluzioni di emergenza, che vanno messe in atto senza perdere altro tempo”.

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