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Caos pronto soccorso in Toscana, i medici: “Pronti a dimetterci in massa”. La Regione: “Intensificheremo nostro impegno”

Le sempre più difficili condizioni di lavoro nei reparti di emergenza hanno indotto 288 medici a scrivere una lettera che rappresenta un vero e proprio grido di dolore. Raccolto dal governatore Giani, che lo considera uno “stimolo costruttivo” e promette di tornare a parlare col ministro Schillaci per mettere in campo possibili soluzioni.

La lettera dei medici – “L’emergenza è la routine, i carichi di lavoro sono senza limiti e il disagio è quotidiano sia per gli operatori che per gli utenti”. Così recita una lettera sottoscritta da 288 medici dei pronto soccorso della Toscana e indirizzata alle aziende sanitarie territoriali, al presidente della Regione e al ministro della Salute per denunciare carenza di personale e contesti difficili, caratterizzati da continue aggressioni al personale.

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A essere criticata è la politica sanitaria regionale, rea di non avere “mai preso alcun provvedimento efficace, nonostante sia l’unico soggetto in grado di farlo”. E si lancia un “ultimatum: se la situazione resta quella attuale, tutti noi siamo destinati ad abbandonare, e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa“.

Nella missiva non mancano le proposte per migliorare il servizio. In primis, l’aumento del personale di pronto soccorso, “coinvolgendo il personale del 118, le guardie mediche per la valutazione dei codici minori, gli internisti e i chirurghi nella turnistica per le attività di loro competenza, incentivando la scelta della specializzazione in Medicina di urgenza dei giovani laureati e del PS da parte dei giovani specialisti anche attraverso incentivi economici”.

I medici sottolineano che “la nostra professione – si legge nella lettera – non consente, a differenza delle altre specialità mediche, di svolgere attività libero-professionale ambulatoriale”. E aggiungono: “Il lavoro del medico di Ps non può essere contrattualizzato come quello dei medici ambulatoriali o di reparto. I ritmi di lavoro, le responsabilità, l’organizzazione a turni, l’elevato numero di notti lavorate in un mese, la scarsità di giorni di riposo canonici (sabato, domenica, festivi), le violenze verbali e fisiche da parte di utenti e loro parenti sono tutti aspetti che non possono non far identificare il lavoro in Ps come usurante”.

Altra esigenza imprescindibile è la riduzione degli accessi al pronto soccorso: “Sono necessarie campagne di comunicazione per far comprendere ai cittadini l’importanza di rispettare il Ps quale sede di gestione di gravi problemi di salute”. Ma servono anche “l’abolizione di qualsiasi esenzione del ticket sanitario” e “l’implementazione dei sistemi territoriali, con vere e proprie case di comunità che sappiano rispondere ai bisogni differibili di salute della popolazione, liberando l’ospedale dal sovraffollamento e restituendo la cura ordinaria dei pazienti ai medici di medicina generale”.

E poi, secondo i medici, sono necessari più posti letto, drasticamente tagliati negli ultimi anni per far fronte alla “situazione attuale, che vede pazienti, spesso anziani e fragili, sostare nelle barelle del pronto soccorso per ore o giorni”. Conclusione: “Molto spesso i capri espiatori di questa problematica sono il pronto soccorso stesso e il suo personale, e difficilmente i pazienti e i parenti riescono a identificare i veri responsabili, che vanno ricercati nella dirigenza politica della Regione. Per tutto quanto esposto noi medici dei pronto soccorso della Toscana chiediamo un rapido riscontro e l’impegno da parte delle autorità competenti a far fronte fattivamente alla tragedia che si sta consumando nei dipartimenti di emergenza”.

La risposta della Regione – Il governatore toscano Eugenio Giani, in conferenza stampa, non ha negato la gravità della situazione dei pronto soccorso, precisando però che la Regione “sta lavorando a soluzioni già da tempo”. E aggiungendo: “L’appello dei medici che si dichiarano pronti a dimettersi in massa evidenzia una situazione di sofferenza e un grido di dolore. Lo raccogliamo come stimolo costruttivo, pronti a intensificare l’impegno già profuso e disponibili anche a un confronto con i professionisti. Comprendiamo il vostro disagio e vi ringraziamo per quello che fate ogni giorno”.

Sempre Giani: “Il problema è nazionale e la Toscana, assieme a tutte le Regioni, senza distinzione di colore politico, l’ha posto al Governo, quello attuale e quello precedente, con una serie di proposte depositate lo scorso anno: qualificazione dell’attività nei pronto soccorso come usurante, impegno orario ridotto per chi ha più di 60 anni e può svolgere semmai funzioni di tutor, meccanismi incentivanti economici e nei percorsi di carriera, utilizzo di specializzandi. Tornerò a parlare con il ministro Schillaci, ma non ci limiteremo ad aspettare, e alle misure già messe in campo ne sommeremo altre, fin dalle prossime settimane”.

Redazione Nurse Times

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