Relatrice del lavoro dott.ssa PAOLILLO Daniela e correlatore dott. CALABRESE Michele, Ordine delle Professioni Infermieristiche della BAT.
INTRODUZIONE
Gli attuali dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono molto chiari: l’obesità si sta trasformando in una vera e propria epidemia: 1,4 miliardi di adulti nel mondo sono sovrappeso e di questi 500 milioni sono sovrappeso, a 40 milioni di bambini sono obesi o sovrappeso, con numeri in costante crescita, che hanno fatto suonare più di un campanello d’allarme.
Negli ultimi decenni, nei paesi più sviluppati (Europa, Nord America), con l’aumento demografico del benessere, divenuto accessibile ad una fetta di popolazione sempre più elevata, è avvenuta una trasformazione alimentare che ha diminuito il consumo di cereali, frutta, verdura, legumi e ortaggi e incrementato il consumo di alimenti a produzione industriale e di “cibo spazzatura” o “junk food” (alimenti a basso costo, ricchi di grassi saturi e zucchero e perciò ad elevato contenuto calorico), aumentando esponenzialmente l’incidenza dell’obesità, e in particolare dell’obesità infantile, rendendola il disordine nutrizionale e metabolico più frequente nei paesi sviluppati.
Obiettivi dello studio
Gli obiettivi che mi sono prefissato prima di intraprendere questo progetto di ricerca sono:
Progetto di ricerca: materiali e metodi
Innanzitutto, sono stati somministrati ai bambini e ai genitori, previa autorizzazione scolastica e dei genitori stessi, dei questionari anonimi per raccogliere informazione riguardo il loro stile di vita e alimentare; sono poi stati rilevati i parametri antropometrici dei bambini (peso, altezza e circonferenza addominale) da cui è stato possibile calcolare l’indice di massa corporea (BMI). Coinvolgendo anche l’insegnante di riferimento, è stato chiesto ai bambini, mediante un mini-evento formativo, di provare ad evitare cibi non salutari come cibi molto salati o farciti, merendine, cornetti farciti, dolci in genere, patatine e “junk food” tentando di sostituirli con cibi più sani e ad alto contenuto di fibre come cereali, frutta e verdura, legumi e frutta secca, per poi somministrare loro, a distanza di un mese un secondo questionario utile per capire come e se hanno affrontato questa esortazione ad un cambiamento alimentare così importante per loro. Sono state utilizzate strategie di coping e role playing e la proiezione di slide per spiegare le motivazioni dell’evento in modo chiaro e semplice. I materiali utilizzati comprendono anche una bilancia, un metro da sarto, una calcolatrice scientifica, un computer con un programma di elaborazione e analisi di dati e un programma di analisi statistica (StatsDirect 2.7.8).
Risultati e conclusioni
Dal confronto con le misure rilevate all’inizio del progetto e scegliendo come variazioni di peso significativo quelle superiori o uguali a 0,5 kg, è emerso che a distanza di un mese 16 bambini hanno avuto un aumento di peso (in 5 casi superiori a 1 kg), 6 bambini hanno perso peso per un massimo di 1 kg mentre i restanti 11 non hanno subito alcun cambiamento ponderale significativo. Nel caso di 22 bambini, la circonferenza addominale (CA) è risultata ridotta, 16 considerando le riduzioni di almeno 2 centimetri. Non è stato rilevato nessun cambiamento della CA in 6 bambini, mentre in 5 la CA è aumentata, 4 se si considerano gli aumenti di almeno 2 centimetri.
QUESTIONARI DI FOLLOW UP SOMMINISTRATI AI BAMBINI
I questionari di follow up, somministrati a 31 bambini, hanno dato i seguenti risultati riguardo il cambiamento alimentare proposto un mese prima:
QUESTIONARI DI SCREENING SOMMINISTRATI AI BAMBINI
Il risultato dell’analisi dei questionari è una serie di abitudini positive e di fattori protettivi da parte dei bambini e dei genitori ma anche alcuni fattori di rischio.
Tra i fattori di rischio vi sono:
Tra i fattori di protezione vi sono invece:
QUESTIONARI SOMMINISTRATI AI GENITORI
E’ importante il fatto che lo stress influisca solo in una percentuale ristretta di casi sullo stile alimentare della famiglia. Lo stress genitoriale può infatti essere un fattore di rischio per l’obesità infantile, poiché un genitore stressato è meno interessato ad informarsi su quali sono gli alimenti da evitare per i propri e quindi cede più facilmente alle richieste del bambino di mangiare gli alimenti che più gradisce. Più della metà di essi, ritenendo scorretta l’alimentazione attuale, è interessata a cambiarla in meglio e perciò questo fattore, accompagnato da un fattore di stress relativamente basso, è un notevole punto di forza.
Un riscontro significativo è stato rilevato nella quantità di genitori che leggono gli ingredienti dei cibi confezionati, prestando particolare attenzione alla presenza di grassi saturi e zuccheri aggiunti; questa prassi può infatti essere rappresentativa della loro consapevolezza che questi ingredienti devono essere individuati e limitati il più possibile.
E’ stata già definita l’importanza dell’intervento dei genitori nel seguire un’alimentazione corretta: se si considera che il 76% del campione è soddisfatto delle iniziative proposte dalla scuola (come il progetto “Frutta nelle scuole”) e volte a promuovere una sana alimentazione, non è soddisfacente il numero di genitori (49%) che riesce appieno a convincere i propri figli dell’importanza di essa.
E’ insufficiente anche il numero di genitori che vogliono ridurre lo zucchero nella dieta dei propri figli; è risaputo infatti che lo zucchero dà un notevole contributo nell’insorgenza dell’obesità e di numerosi tumori, come anche nell’insorgenza di numerosi altri disturbi.
Un impegno maggiore da parte dei genitori dovrebbe essere profuso da quasi la metà del campione che non ritiene pienamente sufficiente l’attività fisica svolta dai propri figli.
QUESTIONARI E MISURE DEL FOLLOW UP
Dalle rilevazioni effettuate durante il follow up dopo un mese, si può concludere che, dato il maggior numero di aumenti di peso rispetto alle diminuzioni, i bambini necessitano di più tempo per assimilare e far propri i concetti riguardanti la sana alimentazione; è un dato sicuramente positivo la riduzione della circonferenza addominale in 22 bambini su 38: ciò indica che l’aumento di peso è dovuto principalmente ad un aumento della massa magra grazie all’attività sportiva.
Il 76% di bambini che sono riusciti a resistere alla tentazione di mangiare cibi molto salati, cornetti farciti, dolci e patatine è un ottimo punto di partenza, mentre ha rispettato le aspettative la maggiore prevalenza di studenti che hanno avuto difficoltà rispetto a quelli che ne hanno avute poche o nessuna; questo è giustificato dal fatto che si tratta di cibi molto gustosi ai quali i bambini, normalmente, resistono con una certa difficoltà. E’ però positivamente sorprendente come 24 bambini su 31 siano riusciti, in questo mese, ad introdurre nella loro dieta frutta e verdura, legumi, pesce e ortaggi e quasi la metà di loro abbia avuto poche difficoltà.
Per quanto riguarda le risposte aperte, è possibile suddividerle in due classi principali: nella prima si trovano 18 bambini che sono più restii a limitare gli alimenti meno salutari per abitudine, per incapacità di resistere alla tentazione o semplicemente perché non gradiscono altri alimenti; nella seconda vi sono 17 bambini che già mangiano abitualmente e con gusto frutta, verdura, legumi, pesce e ortaggi, o vorrebbero farlo con maggior frequenza, e sono consapevoli dell’importanza di questa sana abitudine.
In questo progetto, basandomi sul processo di nursing, mi sono fermato alla quantificazione ed analisi del problema, raccogliendo dati in vista della formulazione di diagnosi infermieristiche e pianificazione degli interventi. Successivamente, questa ricerca potrebbe essere valorizzata attuando interventi di educazione e promozione della salute a cui andrebbe affiancato un piano di sorveglianza scolastica e sanitaria che dovrebbe culminare con una valutazione finale degli obiettivi raggiunti. Considerando quanto enunciato, questa tesi potrebbe fungere da base di partenza per la redazione di un progetto di educazione sanitaria per prevenire l’obesità infantile che possa avvalersi dell’intervento integrato di varie figure socio-professionali: si parte dai genitori e si arriva ai bambini, passando per insegnanti, medici, assistenti sociali, infermieri di famiglia e di comunità, psicologi e politici.
I bambini vanno coinvolti attivamente nel progetto di prevenzione dell’obesità per renderli protagonisti di esso e per evitare di incorrere in una passività che, non creando alcun coinvolgimento, potrebbe compromettere il progetto.
Non va persa di vista la concezione olistica della persona: è necessario trattare l’individuo nella totalità delle sue funzioni e dei suoi bisogni, personalizzando l’assistenza e adattandola alla sfera fisica, psichica, sociale ed economica degli individui per renderli attivi nella cura di sé secondo i fondamentali principi infermieristici.
Da questo lavoro di ricerca si può evincere che:
CASSANELLI Mauro
Fonte Imaging: Google
BIBLIOGRAFIA
“Nella percezione collettiva, in caso di assenza del medico in una qualsiasi postazione di soccorso…
Salute, Ceccarelli (Coina): «Infermieri in servizio fino a 70 anni su base volontaria per tappare…
“Auspichiamo tutti che la stagione delle piazze e delle proteste non riguardi la sanità, proprio…
Nel corso di un evento al ministero della Salute sono stati illustrati i risultati del monitoraggio dei…
"Il ricorso al Tar ha rallentato le procedure del maxi concorso della Regione Piemonte. Questo ritardo…
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up. “Quale pericolosa relazione intercorre tra…
Leave a Comment