Infermieri

Anticorruzione e trasparenza, Fnopi mette a punto le prime linee guida italiane per gli Ordini

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della Fedarzione nazionale.

La corruzione si previene. E per farlo la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) ha messo a punto un documento di supporto per stesura da parte degli Ordini provinciali del Piano triennale per la prevenzione della corruzione e trasparenza.

“Gli Ordini hanno peculiarità diverse da altri enti e i loro presidenti sono titolari diretti delle regole sulla prevenzione e della trasparenza. I responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) ne coordinano e verificano l’applicazione”. Così Beatrice Mazzoleni, segretaria nazionale Fnopi.

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“Si tratta di linee guida molto concrete – aggiunge Lorio Izzo, dirigente delle Federazione e responsabile per la Fnopi dell’anticorruzione e trasparenza –, basate su processi tipici rispetto alla mission ordinistica, che mettono gli Ordini in grado di analizzare i veri rischi e le lacune organizzative, nonché di prevedere misure vere e proprie per evitare il rischio corruttivo”.

Questo, invece, il commento di Alessandro Hinna, docente di management e Diritto e di Organizzazione aziendale all’Università Tor Vergata: “La Fnopi e gli Ordini degli infermieri sono gli unici in Italia, almeno per ora, a prevedere linee guida specifiche, non autoreferenziali. Per questo c’è voluto un lungo lavoro di verifica e confronto. Quello italiano, per la natura stessa delle esigenze del territorio, deve essere un modello di anticorruzione decentrato, ma con linee guida centrali perché tutti abbiano lo stesso obiettivo e seguano uguale percorso. Poi è chiaro che lo stesso atto organizzativo è diverso a seconda del territorio dove si applica, della sua struttura economico-sociale e dei fenomeni di gestione. Sono i micro-eventi a dover essere analizzati e prevenuti: il fenomeno è capillare e diffuso e deve essere capillare e diffusa la prevenzione”.

Il documento è stato realizzato – sulla base della Legge 190/2012 e dei diversi Pna (Piani nazionali anticorruzione) emanati dall’Anac con le relative linee guida e raccomandazioni – da un task team coordinato dalla Federazione e composto da un gruppo di lavoro del dipartimento di Management e diritto dell’Università Tor Vergata e da referenti degli Ordini provinciali, scelti in base a numero di iscritti e ubicazione geografica. Ciò al fine di identificare al meglio i principali aspetti organizzativi, processi operativi e relativi rischi corruttivi presenti nelle attività tipiche di ciascun Ordine, rendendo così le linee guida aderenti alle caratteristiche e necessità dei 102 Ordini provinciali. Il documento è anche la base per una rete attiva degli Rptc e degli Ordini in generale.

La corruzione è un fenomeno ancora troppo diffuso. Secondo una rilevazione Anac, erano coinvolti nel decennio precedente circa il 13% degli enti pubblici e il 50% della sanità pre-aziendalizzazione (nessun dato si riferisce agli Ordini professionali), fenomeno che negli anni post-aziendalizzazione è calato fino a raggiungere il 10-15%, ma è ancora il settore in cui più si tiene alta l’attenzione.

A livello di pubblica amministrazione, ricerche internazionali pongono l’Italia come la nazione col più alto indice di corruzione in senso generale dopo la Bulgaria. E per quanto riguarda le contropartite, l’ultima analisi Istat relativa al 2017 sottolinea che quella più frequente è il denaro (60,3%); seguono il commercio di favori, nomine, trattamenti privilegiati (16,1%), i regali (9,2%) e, in misura minore, altri favori (7,6%) o una prestazione sessuale (4,6%).

Obiettivo del documento è mettere a disposizione degli Ordini uno strumento operativo per consentire ai Consigli direttivi, attraverso il lavoro del responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza e di tutti gli altri attori coinvolti, di dotarsi di un Piano triennale che renda l’ente compliant con la normativa anticorruzione e le relative disposizioni dell’Anac e di sfruttare un obbligo di legge creando i presupposti per l’avvio di un percorso di miglioramento organizzativo.

Il piano per prevenire la corruzione, identificarla ed evitarla getta le basi per la gestione del rischio, efficace se, tra le altre indicazioni contenute nel documento, crea e protegge il valore, perché mira a ridurre le inefficienze, cercando di minimizzare le probabilità di accadimento di eventi rischiosi; è parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione; si basa sulle migliori informazioni disponibili, poiché consente di valutare i rischi sulla base di informazioni il più possibile attendibili e complete, anche se è verosimile una differenza tra informazioni disponibili e informazioni necessarie per compiere la scelta di prevenzione ottimale; è “su misura”, in quanto si presta a essere adattato alle esigenze più diversificate e alle specificità di ogni realtà aziendale; favorisce il miglioramento continuo dell’organizzazione, in quanto promuove un’idea di organizzazione che si evolve anche per il tramite della gestione del rischio.

L’obiettivo del miglioramento continuo deve quindi essere posto sullo sfondo di tutta la strategia di prevenzione dei rischi, trasformandosi in criteri di scelta in sede di trattamento del rischio. Passando attraverso la spiegazione di standard e dettagliate regole tecniche necessarie alla comprensione della fattibilità dei piani anticorruzione, le linee guida approdano alle indicazioni specifiche per gli Ordini provinciali, fornendo indicazioni sulle aree di rischio tipiche del settore, le indicazioni su come trattare i rischi, fino all’identificazione di alcune possibili misure specifiche da adottare, indicando fasi, tempi, output, responsabile e tipologia di indicatore da utilizzare.

Redazione Nurse Times

 

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