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L’evoluzione della professione infermieristica: i nurse prescriber inglesi

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UK, infermiere impianta pacemaker: ma è davvero oro tutto quel che luccica?
tratto dalla pagina Facebook Infermieri Italiani in Uk
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In Inghilterra è stata introdotta la possibilità per gli infermieri di prescrivere medicinali ai pazienti.

Sebbene il Sistema Sanitario Nazionale inglese, il National Health Service (NHS) possa essere criticato sotto alcuni aspetti, quali ad esempio la carenza cronica di personale ed il sistema gerarchico piramidale, talvolta fin troppo restrittivo, di certo non può essere accusato di non essere aperto al cambiamento ed all’innovazione.

Sintomatica è stata l’introduzione della possibilità, per gli infermieri, di poter diventare dei nurse prescribers, ovvero di poter prescrivere veri e propri medicinali ai propri pazienti. Come è stato possibile tutto ciò? Andiamo con ordine poiché, come ha affermato la stessa Teresa Kearney, nurse prescriber ormai in pensione, la strada è stata lunga e perigliosa, a tratti anche dettata da precise scelte politiche.

Storia

Tutto cominciò nel 1986, quando Julia Cumberlege, esponente del Partito Conservatore, propose di affidare alle community nurses (le infermiere di comunità) la prescrizione di medicine facenti parte di una lista assai limitata, che comprendeva medicazioni e pomate (Cumberlege Report), al fine di migliorare l’assistenza prestata sul territorio. Nel 1992 fu reso possibile, per le community nurses, di poter prescrivere attingendo dall’”Extended Formulary For Nurse Prescibers”, purché il tutto rientrasse nel preciso contesto del care plan del paziente stabilito dal medico curante. Successive rewiew nel corso degli anni novanta, portarono a focalizzare la riforma sul benessere del paziente, al fine di facilitarne l’accesso alle cure e di rendere più flessibili ed indipendenti gli infermieri stessi.

Nel 2000 il Department of Health (DH) pubblicò il “The NHS Plan” con la promessa di espandere i ruoli degli infermieri: l’allora segretario, Alan Milburn, fece investire più di 10 milioni di sterline per la formazione di 10.000 nurse prescribers nei successivi tre anni. Nel Maggio del 2006, anno che segno’ una tappa importante in questo cammino, fu reso possibile l’accesso al British National Formulary (BNF), il Prontuario Farmaceutico Nazionale, che permise, anche solo “virtualmente”, la stessa indipendenza che contraddistingueva i medici nell’atto delle prescrizioni. Negli anni successivi venne introdotta questa possibilità anche per dentisti e farmacisti ed infine per ortottici, fisioterapisti, podologi, dietisti e radiologi. Il National Nursing and Midwifery Council (NMC) contava, il 1 Aprile 2016, ben 73.804 infermieri (cifra che comprendeva nel totale anche la presenza di ostetriche) abilitati alla prescrizione di medicinali, il che rappresentava circa 10,7 per cento del totale della forza lavoro.

Formazione

Esistono in tutto 3 categorie di nurse prescribers, che si distinguono sulla base alla loro modalità di lavoro: abbiamo gli “Indipendent prescribers”, che possono prescrivere in completa autonomia, ma sempre all’interno della loro area di competenza, qualsiasi medicina presente nel Formulario; abbiamo i “Supplementary prescribers”, abilitati a prescrivere qualsiasi medicina ma stavolta all’interno del piano clinico specifico del paziente accordato con il medico; infine abbiamo i “Community practitioner nurse prescribers”, sottocategoria degli “Indipendent prescribers” che agiscono sempre in completa autonomia ma attingendo ad un Formulario ristretto.

A partire dall’Aprile del 2012, con la modifica della regolamentazione “Misuse of Drugs Regulations”, si è quindi stabilito che ostetriche ed infermieri, riconosciuti come “Indipendent prescribers”, possono prescrivere tutte le medicine, quando questo è clinicamente appropriato ed all’interno della loro area di competenza, ad eccezione della cocaina, diamorfina e dipipanone nei casi di cura dalla dipendenza. Esistono solo alcuni casi riportati dal Royal College of Nursing (RCN) nei quali si sono verificate complicanze e restrizioni, come ritardi, carenza di sistemi elettronici adatti, impossibilità di accedere alle cartelle cliniche e poco supporto fornito da colleghi e superiori. In sporadici casi, gli stessi nurse prescribers hanno lamentato, come disincentivo nel consolidare la specializzazione, la carenza di un adeguato riconoscimento economico.

I requisiti per poter usufruire del Formulario completo sono l’esperienza lavorativa di almeno tre anni dopo la qualifica e l’aver lavorato per almeno un anno nel campo di competenza nel quale ci si vuole specializzare.

Il corso, chiamato in gergo “V300”, comprende 26 giorni di studio e 12 giorni di pratica, distribuiti in circa 6 mesi. Per coloro invece che vogliono ottenere la qualifica di “Community practitioners”, il corso prende il nome di “V150” o di “V100”, a seconda delle giornate dedicate allo studio (10 giorni di studio e 10 giorni di pratica per il V150, 4 giorni di studio ed un esame per il V100).

Rapporti con altre professioni mediche

Quando i nurse prescribers iniziarono il loro lavoro, i rapporti non furono subito idilliaci: i primi ad opporsi furono proprio i medici, i quali criticavano la loro carenza di capacità, soprattutto nell’analisi diagnostica. Tutti i dubbi e le perplessità furono tuttavia superate facilmente: è infatti possibile ritrovare, nella letteratura medica, la presenza di testimonianze e di risultati positivi, nati dall’unione del lavoro congiunto di nurse prescribers e colleghi medici, primi fra tutti lo snellimento nei tempi di attesa e il maggior accesso alla medicina di base primaria e secondaria.

Essi aiutano inoltre nella dimissione dei pazienti e contribuiscono a diminuire gli accessi nei Pronto Soccorso e migliorano l’accesso alle cure per pazienti affetti da patologie croniche, come il diabete e la BPCO. Nei centri di cura specializzati in diabetologia, i nurse prescribers godono di grande autonomia, non solo nella prescrizione, ma anche nella possibilità di monitorare l’aderenza al piano assistenziale da parte del paziente. I benefici del nurse prescribing in Inghilterra sono stati ampiamente riportati in letteratura (sostenuta anche da questionari e da ricerche qualitative), con testimonianze ad evidenziare il miglioramento nella soddisfazione dei pazienti, maggiore accessibilità alle medicine, e diminuzione dei tempi di attesa di accesso alle cure.

Mentre la linea di demarcazione tra i nurse prescibers e le altre professioni mediche si affievolisce, i primi vedono costantemente aumentare la loro capacità ed incoraggiati nella ricerca e nella sperimentazione. Il futuro che attende non è forse facile, ma è senz’altro pieno di sfide e di soddisfazioni. Una delle più grandi lacune, attualmente, risiede nelle case di cura per anziani, dove gli infermieri che svolgono attività nel privato ed in proprio non riesco ad avere le stesse opportunità di crescita e di formazione dei loro colleghi assunti negli ospedali pubblici.

Chiara Evangelisti

Per ulteriori approfondimenti:
Royal College of Nursing, RCN factsheet on nurse prescribing in the UK: https://www.rcn.org.uk/about-us/policy-briefings/pol-1512
Royal College of Nursing, Nurse prescribing: https://www.rcn.org.uk/get-help/rcn-advice/nurse-prescribing

Redazione Nurse Times

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