Intervista al dottor Vincenzo Angelino, che lavora al Policlinico Universitario di Stoccarda.
La laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, istituita con il D.M. 270/2004, non è una tappa formativa obbligatoria, ma un’opportunità per gli infermieri che intendano acquisire il livello professionale necessario a esercitare specifiche funzioni nell’area clinica assistenziale avanzata, nella gestione, nella formazione e nella ricerca. E il tema della non obbligatorietà è stato espressamente chiarito nell’articolo 16 comma 5 del contratto sottoscritto tra Aran e sindacati il 23 febbraio 2018.
Cosa dovrebbe spingere oggi un professionista infermiere a intraprendere un percorso di laurea magistrale, se è stato anteposto il concetto della valorizzazione a quello dell’obbligo? Lo chiediamo al dottor Vincenzo Angelino, infermiere presso il Policlinico Universitario di Stoccarda e iscritto al primo anno di Scienze infermieristiche e ostetriche presso l’Università degli studi della Campania ”Luigi Vanvitelli”, che su questa scelta ha le idee molto chiare.
Dottor Angelino, quali sono i motivi che l’hanno spinta a intraprendere questo percorso?
“Le ragioni che mi hanno indotto a tornare in Italia per intraprendere un nuovo percorso di studi spendibile in maniera appropriata sono molto chiare. Mi sono trasferito in Germania agli inizi del 2012 e ho svolto la professione di infermiere prima presso una struttura che può equiparata ad una Rsa italiana e, in una fase successiva, sono stato assegnato all’unità operativa di terapia intensiva presso il Policlinico Universitario di Stoccarda. Durante i 5 anni in Germania mi sono reso conto che la formazione infermieristica tedesca non può essere paragonata a quella italiana, ma a differenza del nostro panorama esiste un’ampia possibilità di sviluppo di carriera per gli infermieri, sia in senso orizzontale che verticale, ed è per questo che ho ritenuto opportuno tornare in Italia e avventurarmi nel percorso della laurea magistrale. Il suo conseguimento mi consentirà in Germania di avere la possibilità di crescere dal punto di vista professionale”.
Quali sono le possibilità ulteriori che le potrebbero essere offerte in Germania?
“In Germania è possibile acquisire posizioni di vertice nelle strutture degli enti ospedalieri, quali responsabile di dipartimento e coordinatore generale di tutti gli infermieri afferenti ai policlinici universitari. Questo, però, potrà essere fatto solo dopo aver conseguito un ulteriore anno di studi presso un’università tedesca, che qui viene definita facoltà di scienze tecniche, e che fornirà un ulteriore titolo di studio. L’obiettivo è dare una conoscenza approfondita di tutta la complessa organizzazione sanitaria tedesca e della disciplina giuridica che presiede e che regolamenta l’organizzazione sanitaria. Pertanto la mia scelta non è stata dettata dal fatto di dover completare un corso di studi, come spesso accade in Italia”.
È possibile che qui in Italia la laurea magistrale non abbia ancora il giusto peso?
“La laurea magistrale deve necessariamente avere per noi un diverso significato, un differente valore. Attraverso il percorso formativo strutturato nei due anni si acquisiscono delle competenze ulteriori diverse e diversificate, che ci consentono di essere concretamente in grado di agire in piena consapevolezza e con adeguata preparazione nei campi del management, della dirigenza e, non ultimo, dell’insegnamento. In Germania questo titolo ha una specifica valenza. In Italia la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, così come vive nell’attuale assetto giuridico contrattuale della sanità, non potrà mai avere un peso specifico tale da essere considerata come elemento qualificante di una classe professionale che si è preparata per assumere delle responsabilità notevoli della dirigenza, della docenza e della ricerca”.
Quali potrebbero essere i punti da affrontare?
“Affinché la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche ottenga la giusta rilevanza, i punti sono sostanzialmente due: uscita della categoria professionale degli infermieri dal comparto contrattuale sanitario e costituzione di un dipartimento di Scienze infermieristiche del tutto slegato e autonomo dalle scuole di medicina e chirurgia, secondo quanto stabilito dall’ultima riforma universitaria”.
Cosa ne pensa della modifica apportata al contratto sottoscritto tra Aran e sindacati sul tema della non obbligatorietà della laurea magistrale?
“Ogni ragionamento dovrebbe partire dalla considerazione che si tratta di una questione davvero avvilente, mortificante e degradante, e più non dico. Per come è attualmente concepita, anche nell’assetto dell’insegnamento, questo titolo forse non avrà mai la giusta valenza, tale da consentire ai professionisti di vedere riconosciuto il loro percorso e la loro valenza nell’intero assetto organizzativo e funzionale del Ssn”.
Ritornerebbe in Italia per rendere spendibile il titolo di dottore magistrale?
“Non ritornerò. E questo lo dico in maniera decisa per una ragione molto semplice: le potenzialità che offre la Germania sono impareggiabili rispetto a quelle dell’Italia, in quanto garantiscono il giusto spazio e maggiori opportunità per lo sviluppo della carriera infermieristica. Tale sviluppo è affidato a molti infermieri italiani, apprezzati per il loro livello di preparazione e per la loro duttilità operativa, che sono capaci di esprimere in molteplici situazioni, nelle quali sono legittimate le loro capacità di dirigere e gestire”.
Anna Arnone
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