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Infezioni correlate all’assistenza (ICA)

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Iss: "Restano elevati i tassi di infezioni correlate all'assistenza e resistenza agli antibiotici"
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Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) rappresentano un problema crescente nel mondo della sanità e un’importante sfida per la salute pubblica. Ogni anno, milioni di pazienti in tutto il mondo contraggono infezioni durante il ricovero ospedaliero o la permanenza in altre strutture sanitarie, spesso con gravi conseguenze. Ma cosa sono esattamente le ICA, quali sono i rischi e, soprattutto, come possiamo prevenirle?

Cosa sono le ICA?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce le ICA come infezioni che si manifestano durante l’assistenza sanitaria, ma che non erano presenti né in incubazione al momento dell’ammissione del paziente. Queste possono svilupparsi in ospedali, ambulatori, case di riposo o durante l’assistenza domiciliare e includono anche infezioni che emergono entro 48 ore dalla dimissione.

Le ICA possono colpire non solo i pazienti, ma anche il personale sanitario. Tra le infezioni più comuni troviamo quelle respiratorie, le batteriemie, le infezioni delle vie urinarie e quelle del sito chirurgico. I principali responsabili sono batteri multiresistenti come Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Staphylococcus aureus.

I numeri delle ICA: un problema sempre più urgente

Le ICA colpiscono fino al 7% dei pazienti nei Paesi sviluppati e fino al 15% in quelli in via di sviluppo. In Italia, si stima che ogni anno circa 284.000 pazienti (il 10,7% dei pazienti ospedalizzati) contraggano un’infezione correlata all’assistenza sanitaria, con conseguenti costi umani ed economici enormi. Tuttavia, l’igiene delle mani potrebbe prevenire fino al 50% di queste infezioni, riducendo significativamente la pressione sui sistemi sanitari.

Questo fenomeno è aggravato dalla crescente diffusione della resistenza agli antibiotici, che rende sempre più difficile trattare queste infezioni.

Le conseguenze delle ICA non si limitano alla salute dei pazienti: l’aumento delle degenze, delle disabilità a lungo termine e dei costi sanitari rappresentano un peso significativo per il sistema sanitario e la società.

Modalità di trasmissione: come si diffondono le ICA?

Le ICA possono essere trasmesse in vari modi:

  • Contatto diretto: spesso tramite le mani degli operatori sanitari.
  • Contatto indiretto: attraverso strumenti medici contaminati come cateteri o endoscopi.
  • Via droplet: tramite goccioline emesse con tosse o starnuti.
  • Via aerea: particelle infettive che rimangono sospese nell’aria.
  • Veicoli comuni: come cibo o liquidi contaminati.

La trasmissione richiede una fonte di microrganismi, un ospite suscettibile e un mezzo di trasferimento, rendendo cruciale l’adozione di misure di prevenzione efficaci.

Chi è più a rischio?

I principali fattori di rischio per le ICA includono:

  • Fattori estrinseci: durata della degenza, utilizzo di dispositivi invasivi, ricovero in terapia intensiva.
  • Fattori intrinseci: età (neonati e anziani), condizioni preesistenti (diabete, obesità, immunodeficienza).
  • Procedure sanitarie: interventi chirurgici, uso di antibiotici o ventilazione meccanica.
Prevenzione: oltre il 50% delle ICA è evitabile

La buona notizia è che molte ICA possono essere prevenute. Secondo l’OMS, una corretta igiene delle mani potrebbe ridurre l’incidenza delle infezioni fino al 40%. L’uso di soluzioni idroalcoliche è particolarmente efficace e offre numerosi vantaggi rispetto al tradizionale lavaggio con acqua e sapone, soprattutto nelle aree con infrastrutture limitate.

Altri interventi preventivi includono:

  • Programmi di formazione per il personale sanitario.
  • Sorveglianza e monitoraggio delle infezioni.
  • Uso consapevole degli antibiotici per contrastare l’antibiotico-resistenza.
  • Sterilizzazione e manutenzione degli strumenti medici.
La situazione in Italia: tra criticità e segnali di miglioramento

Nonostante l’attenzione crescente, i dati del 2023 mostrano che in Italia la resistenza agli antibiotici rimane elevata per molti patogeni, seppur con segnali di miglioramento. Tuttavia, preoccupa la diminuzione del consumo di soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani, un trend che sembra essere in calo dopo la pandemia di COVID-19.

Il Comitato per il contrasto delle infezioni ospedaliere (CIO) e altri programmi nazionali continuano a lavorare per ridurre l’impatto delle ICA, ma è essenziale che tutti gli operatori sanitari adottino comportamenti adeguati.

Agire è fondamentale

Le infezioni correlate all’assistenza rappresentano una sfida complessa ma non insormontabile. Una maggiore aderenza alle linee guida e l’adozione di misure preventive semplici, come l’igiene delle mani, potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno.

L’azione tempestiva è cruciale non solo per migliorare la salute dei pazienti, ma anche per ridurre i costi associati alle ICA, che gravano pesantemente sul sistema sanitario.

Igiene delle mani: la misura che può ridurre del 50% le infezioni ospedaliere e combattere l’antibiotico-resistenza

L’igiene delle mani è una delle pratiche più semplici ed efficaci per prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza sanitaria (ICA) e contrastare la crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza (ABR). Nonostante la sua semplicità, questa misura continua a essere sottovalutata, con tassi di aderenza tra gli operatori sanitari ancora lontani dagli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Perché l’igiene delle mani è così importante?

Le ICA rappresentano un problema globale, con impatti devastanti sia sulla salute pubblica che sull’economia sanitaria. Secondo l’OMS, l’igiene delle mani può prevenire fino al 50% delle ICA, riducendo non solo i casi di infezione ma anche i costi associati. Si stima, infatti, che i costi per implementare una corretta igiene delle mani siano inferiori al 2% delle spese attribuibili alle ICA evitate.

L’efficacia di questa pratica risiede nella capacità di interrompere la trasmissione di microrganismi patogeni, riducendo il rischio di infezioni. Questo è particolarmente rilevante nel contesto dell’ABR, poiché ogni ICA evitata contribuisce a ridurre l’uso improprio di antibiotici e, di conseguenza, il fenomeno della resistenza.

Le raccomandazioni dell’OMS: cosa prevede il protocollo?

Per promuovere un’adeguata igiene delle mani, l’OMS ha sviluppato linee guida specifiche che:

  • Raccomandano l’uso di soluzioni alcoliche per la disinfezione delle mani, grazie alla loro efficacia nel ridurre il carico microbico, alla facilità di utilizzo e all’indipendenza da fonti d’acqua pulita.
  • Evidenziano l’importanza di integrare queste soluzioni nelle routine operative delle strutture sanitarie.
  • Sottolineano la necessità di formare e sensibilizzare il personale sanitario sull’importanza di questa pratica.
La situazione in Italia: adesione e monitoraggio

Nonostante l’attenzione mediatica generata dalla pandemia di COVID-19, che ha temporaneamente aumentato l’uso delle soluzioni idroalcoliche, l’aderenza degli operatori sanitari alle pratiche di igiene delle mani rimane ben al di sotto della soglia minima del 75% auspicata dall’OMS.

In Italia, il monitoraggio del consumo di soluzioni alcoliche nelle strutture sanitarie è attualmente effettuato attraverso un metodo indiretto. Pur non rappresentando il gold standard previsto dal protocollo OMS, questa modalità consente una mappatura rapida ed efficace a livello nazionale. I dati raccolti aiutano gli ospedali a identificare le aree di miglioramento e a valutare l’efficacia delle strategie adottate.

Nel 2022, il consumo medio registrato era di circa 25 litri ogni 1.000 giornate di degenza, un dato che, pur migliorato rispetto agli anni precedenti, rimane al di sotto delle medie europee più virtuose (30-40 litri).

Dal punto di vista economico, i costi per implementare un corretto programma di igiene delle mani rappresentano meno del 2% delle spese associate alle infezioni evitate. Questi dati dimostrano che si tratta di un investimento minimo, ma ad alto rendimento in termini di prevenzione.

Sfide e opportunità per il futuro

La scarsa aderenza all’igiene delle mani da parte del personale sanitario rappresenta una sfida complessa, ma superabile. I programmi di sensibilizzazione, la formazione continua e il monitoraggio costante sono strumenti essenziali per migliorare la situazione.

In un’epoca in cui l’antibiotico-resistenza minaccia di riportarci a un’era pre-antibiotica, investire in strategie di prevenzione come l’igiene delle mani è più che mai fondamentale. La diffusione di soluzioni idroalcoliche, l’educazione degli operatori sanitari e un forte impegno da parte delle istituzioni sanitarie possono fare la differenza.

Redazione NurseTimes

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