L’indagine ĆØ stata condotta dall’Associazione nazionale AMICI onlus, con sedi in 15 regioni, costituita da persone affette da Colite Ulcerosa o Malattia di Crohn e dai loro familiari
Comitati di medici specialisti affiancano l’associazione sulle tematiche medico sociali e coordinano le iniziative di studio e di ricerca a carattere piĆ¹ strettamente medico -scientifico. L’associazione intende garantire l’inserimento nell’ambito familiare e sociale piĆ¹ sereno possibile dei pazienti cronici, la cui condizione ĆØ poco conosciuta sia dall’opinione pubblica che dalle Istituzioni.
L’indagine, con un campione di 2452 pazienti intervistati, con un’etĆ prevalente dai 30 ai 59 anni, per la maggior parte donne. Di questo campioneĀ 1 persona su 4 non ha ricevuto alcuna informazione sulla prevenzione delle infezioni prima del ricovero o di un esame diagnostico.Ā Quasi la metĆ degli intervistati ha visto prolungarsi il ricovero a causa di infezioni contratte durante i ricoveri ospedalieri
Una campagna di informazione e buone pratiche per combattere le infezioni correlate a/l’assistenza nelle MIC/: AMICI Onlus chiede l’endorsement di tutti gliĀ stakeholders
Roma, 8 maggio 2019 – Mai come in questo momento ĆØ necessario ribadire, tutti insieme, l’importanza della conoscenza e dell’informazione, che in questo caso vogliono dire piĆ¹ o meno salute, qualitĆ della vita, ritorno alla produttivitĆ . L’indagine, realizzata da AMICI ONLUS tra novembre ed il gennaio 2019, vuole focalizzare il nesso causale tra le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e le malattie infiammatorie croniche intestinali, ma soprattutto capire quali siano le conoscenze dei pazienti con MICI su questo argomento.
La ricerca ha interrogato un campione di 2452 pazienti intervistati con un’etĆ Ā prevalente dai 30 ai 59 anni, di cui il 54,57% donne ed ilĀ 45,43% uomini; il 48,37% con Malattia di Crohn; il 49,23% con Colite Ulcerosa; il 2,41% con Colite Indeterminata.
Le infezioni correlate all’assistenza (ICA)Ā sono un fenomeno sempre piĆ¹Ā preoccupante, in Europa, cosƬ come in Italia. Queste infezioni possono essere contratte negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza. Polmonite, infezioni del sito chirurgico e infezioni del sangue si contraggono di solito negli ospedali.Ā Queste ultime sono piĆ¹ gravi di quelle contraibili nelle strutture di lungodegenza, ovvero infezioniĀ respiratorie diverse dalla polmonite, infezioni del tratto urinario e infezioni della pelle e dei tessuti molli* .
I dati che emergono dalla ricerca sono rilevanti; mettono a fuoco in modo chiaro la mancanza di conoscenza riguardo le pratiche di prevenzione delle contaminazioni: 1 persona su 4 non ha ricevuto alcuna informazione sulla prevenzione delle infezioni prima del ricovero o di un esame diagnostico; 6 su 10 non sono a conoscenzaĀ di procedure di sicurezza per evitare contaminazioni e ancora, 1 persona su 4 non ĆØ sicura riguardo le proprie conoscenze per evitare di infettarsi.
In Europa, ogni anno, quasi 9 milioni di persone contraggono infezioni correlate all’assistenza sanitaria. LaĀ media giornaliera europea indica che ogni giorno su 15 pazienti ricoverati ospedale, 1 ha almeno una infezione correlata all’assistenza e, su 24 pazienti ricoverati in strutture di lungodegenza, 1 contrae un’infezione. Ogni anno, in Italia, circa il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera, ovvero 450-700mila casi dovuti a infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi. I decessi a causa di un’infezione si stimano in 4.500-7.000* . PiĆ¹ della metĆ delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) sono considerate prevenibili.
“LaĀ conoscenza di dati ed Ā informazioni ‘evidence Ā based’ Ā – Ā spiega Ā Enrica Ā Previtali, Ā Presidente Ā di A.M.I.C.I. ONLUS – ĆØ fondamentale per scegliere opzioni ed adottare comportamenti che producano salute e qualitĆ di vita per i pazienti con MICI. Con questa indagine, abbiamo voluto infatti, investigare tra i nostri associati il grado di conoscenza delle pratiche di prevenzione delle infezioni. Il dato che ne ĆØ emerso ĆØ allarmante: 1’89,66% delĀ campione non ĆØ a conoscenza di procedure di sicurezza per evitare contaminazioni. E’ proprio il caso di dire che laĀ mancanza di conoscenza diventa una 11ulterioreĀ Ā patologia” che significativamente mina il livello di salute, abbatte la produttivitĆ , riduce la qualitĆ di vita delle persone con MIC”.
Tutti i dati si riferiscono all’ultimo anno 2018. Dei 2452 pazienti intervistati, il 22,68% sono stati ricoverati e di questi, il 16,97% ha contratto un’infezione a seguito di ricovero. Della quota parte del campione ricoverata (22,68%), il 51,76% ha subito un intervento chirurgico. Di questi, il 9,24% sono stati colpiti da un’infezioni proprio a seguito dell’intervento chirurgico. Il 58,61% del campione ha effettuato esami endoscopici di cui il 2,74% con diagnosi di infezione a seguito di esame endoscopico. li dato piĆ¹ eclatante ĆØ il seguente: circa la metĆ del campione, il 49,68% ha visto prolungare la degenza ospedaliera a causa di infezioni contratte durante un ricovero .
“Con Ā questa indagine Ā siamo Ā riusciti Ā a intercettare 1’1% dei Ā pazienti, sul Ā totale dei 250.000 stimati, e i dati parlano chiaro – commenta Salvo Leone, Direttore Generale di A.M.I.C.I. ONLUS – soprattutto l’ultimo: non ricevere informazioni precise su cosa ĆØ necessario fare per prevenire infezioni in caso di ricovero, intervento chirurgico ed esami endoscopici porta al prolungamento dei ricoveri ospedalieri. CiĆ² significa uno spreco di risorse economiche pubbliche dovute all’inevitabile aumento dei DRG e al ritardato rientro in produttivitĆ da parte del paziente con MICI.
L’etĆ prevalente del campione, 30 -59 anni, ĆØ infatti proprio la fascia della pienaĀ maturitĆ professionale ed anche della produttivitĆ economica. A questi, si aggiunge la riduzione della capacitĆ² produttiva dei caregivers dovuta al prolungarsi dell’impegno di cura. Su questo argomento AMICI Onlus ĆØĀ particolarmente impegnata. Uno dei nostri piĆ¹ recenti studi (Il burden economico delle MICI in Italia) dimostra che, mediamente all’anno, i costi sostenuti da un paziente affetto da MIC/ ammontano adā¬ 741,98. Considerando inoltre le perdite di produttivitĆ generate da/l’essere affetto da tale patologia o dall’avere un parente/amico che ne ĆØ affetto, i costi raggiungonoā¬ 2.285,53. Un altro studio (AMICI WeCare) conferma che il coinvolgimento attivo del malato nel processo di cura, aumentando e favorendo l’informazione, genera una migliore gestione della malattia, aumenta l’aderenza ai trattamenti, migliora lo stile di vita del malato e porta una diminuzione dei costi sanitari. Persone con alti livelli di engagement risultano avere una spesa sanitaria diretta (farmaci, viste, esami) inferiore del 20% e hanno un tasso di giorni di assenza dal lavoro per le cure piĆ¹ basso del 25%” .
Anche alla luce di questi ulterioriĀ dati, AMICI OnlusĀ lanciaĀ unaĀ campagnaĀ diĀ informazione e buone pratiche per combattere leĀ infezioni correlate all’assistenzaĀ nelle MICI, chiedendo l’endorsement di decision makers istituzionali , ordini professionali, societĆ scientifiche, infermieri, medici, farmacisti.
“1 miliardo di euro allāanno occupa il costo della gestione delleĀ infezioniĀ in Italia. Al momento, in molte realtĆ manca la figura dellāinfermiere specializzato inĀ IBDĀ e, in particolare, l’Infermiere specialista delĀ rischio infettivo (ISRI). Il suo ruolo non ĆØ standardizzato nelle varie regioni, addirittura in alcune manca totalmente. LoĀ standardĀ dovrebbe essere 1 infermiere ogni 6 pazienti. Ad oggi siamo in carenza di 30.000 unitĆ (infermieri).Ā Nel 2023 saremo in carenza di 58000 unitĆ di infermieri”, conclude Tonino Aceti, Portavoce della Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche.
*Fonte: European Centre far Disease Prevention and Control
Redazione NurseTimes
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