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Klebsiella Pneumoniae: cos’è, sintomi, cura e prevenzione

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Policlinico di Tor Vergata: 17 pazienti infettati e 9 morti a causa della Klebsiella. Tre medici rischiano il processo
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L’infezione da Klebsiella Pneumoniae è un problema crescente nella sanità pubblica, rappresentando una sfida significativa per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza. Questo batterio, appartenente al genere Klebsiella e noto per la sua crescente resistenza agli antibiotici, può causare una serie di gravi malattie e richiede una diagnosi tempestiva e trattamenti adeguati.

Cos’è l’infezione da Klebsiella?

Il genere Klebsiella include diversi ceppi di batteri Gram-negativi, con Klebsiella pneumoniae come principale patogeno associato all’uomo. Questi batteri si trovano normalmente nel tratto gastrointestinale, sulla pelle e nel tratto respiratorio superiore umano. Tuttavia, quando si verificano infezioni, possono essere estremamente pericolosi.

Resistenza agli antibiotici: una preoccupazione crescente

Una delle principali sfide nell’affrontare l’infezione da Klebsiella Pneumoniae è la sua crescente resistenza agli antibiotici. Questi batteri producono beta-lattamasi, rendendoli intrinsecamente resistenti alle penicilline e alle cefalosporine a spettro ristretto. Nel tempo, hanno sviluppato resistenza anche alle cefalosporine di terza generazione, costringendo spesso a utilizzare antibiotici più potenti come i carbapenemi, quali imipenem e meropenem.

Recentemente, sono stati introdotti nuovi antibiotici ad ampio spettro per trattare le infezioni da Klebsiella Pneumoniae resistente ai carbapenemi (KPC), ma la resistenza continua a diffondersi.

La maggior parte dei ceppi di Klebsiella Pneumoniae circolanti in Italia sviluppa resistenza ai carbapenemi a causa della produzione di un enzima chiamato carbapenemasi che scinde l’antibiotico, rendendolo inefficace.

Vi sono diversi tipi di carbapenemasi

Il tipo più comune, prodotto da più del 90% dei ceppi isolati in Italia, è denominato KPC (Klebsiella pneumoniae carbapenemasi).

Solo una minoranza di ceppi produce altri enzimi, tra i quali la carbapenemasi NDM (New Delhi metallo-betalattamasi), così chiamata perché scoperta per la prima volta in un paziente svedese di ritorno da Nuova Deli. Il tipo di carbapenemasi prodotta è rilevante per il trattamento perché i ceppi che producono NDM non sono sensibili ad alcune delle nuove combinazioni antibiotico-inibitore come quella ceftazidime-avibactam.

Finora i ceppi di K. pneumoniae produttori di NDM sono stati identificati sporadicamente in Italia, in genere introdotti da pazienti che avevano viaggiato all’estero, provocando focolai di limitate dimensioni e rapidamente controllati.

Sintomi e malattie associate

Le infezioni da Klebsiella Pneumoniae sono spesso associate a diverse condizioni, tra cui polmoniti contratte in ambiente ospedaliero, infezioni delle vie urinarie, e infezioni nosocomiali. I sintomi possono variare, ma spesso includono febbre, brividi, tosse con espettorato denso e, in alcuni casi, sangue nelle urine. La diagnosi è essenziale per stabilire il trattamento adeguato.

Trasmissione e contagio

La Klebsiella può essere trasmessa in vari modi, tra cui via aerea, contatto con superfici contaminate, contatti con feci e, in rari casi, per via sessuale o da madre a figlio. Gli ambienti ospedalieri rappresentano luoghi ad alto rischio a causa dell’uso di dispositivi medici invasivi e del costante spostamento dei batteri da parte del personale sanitario.

Queste infezioni colpiscono soprattutto persone fragili perché anziane o sottoposte a procedure medico-chirurgiche invasive, possono essere trasmesse da paziente a paziente, e sono di difficile trattamento perché resistenti alla maggior parte degli antibiotici e quindi associate ad elevata mortalità. Molti pazienti poi, anche se non presentano i sintomi dell’infezione, sono colonizzati a livello intestinale e contribuiscono alla diffusione di questi batteri all’interno delle strutture sanitarie. Queste infezioni rappresentano un problema globale, e sono purtroppo frequenti nel nostro paese, che è maglia nera in Europa per dimensioni del fenomeno.

La cura: una lotta contro la resistenza

Il trattamento delle infezioni da Klebsiella Pneumoniae di solito coinvolge l’uso di antibiotici ad alto dosaggio somministrati per via endovenosa. Tuttavia, a causa della resistenza crescente, non sempre si riesce a risolvere l’infezione con gli antibiotici tradizionali. Spesso, è necessario ricorrere a trattamenti chirurgici, come il drenaggio di ascessi polmonari.

L’antibiogramma svolge un ruolo cruciale nella scelta degli antibiotici appropriati, ma la continua ricerca di nuove opzioni terapeutiche è essenziale per affrontare questa minaccia emergente.

Prevenzione 

La prevenzione delle infezioni da Klebsiella pneumoniae è di fondamentale importanza, specialmente nei contesti sanitari dove queste infezioni sono più comuni. Ecco alcune misure di prevenzione:

  1. Igiene delle mani: La pratica regolare e accurata del lavaggio delle mani è essenziale per prevenire la diffusione di batteri, compresi quelli di Klebsiella. Il personale sanitario e i pazienti dovrebbero seguire rigorosamente le procedure di igiene delle mani.
  2. Controllo delle infezioni negli ospedali: Gli ospedali devono attuare rigorosi programmi di controllo delle infezioni. Ciò include la disinfezione e la sterilizzazione adeguata di attrezzature mediche e dispositivi, nonché l’isolamento dei pazienti infetti o colonizzati.
  3. Uso razionale degli antibiotici: L’uso eccessivo o inappropriato degli antibiotici può contribuire alla resistenza batterica. I medici devono prescrivere antibiotici solo quando necessario e seguendo le linee guida appropriate.
  4. Monitoraggio della resistenza antibiotica: È fondamentale tenere traccia della diffusione della resistenza agli antibiotici, in modo che si possano adattare gli approcci terapeutici.
  5. Gestione delle attrezzature mediche: L’uso di dispositivi medici invasivi dovrebbe essere attentamente monitorato e gestito per ridurre il rischio di infezione.
  6. Educazione del personale sanitario e dei pazienti: È importante educare sia il personale sanitario che i pazienti sulle pratiche di prevenzione delle infezioni e sull’importanza del controllo della resistenza agli antibiotici.
  7. Screening dei pazienti: In alcuni contesti, come le unità di terapia intensiva, il screening dei pazienti per la presenza di batteri resistenti può aiutare a identificare e isolare i portatori.

La prevenzione delle infezioni da Klebsiella pneumoniae richiede uno sforzo coordinato a livello ospedaliero, comunitario e globale.

Rappresenta una sfida crescente per la sanità pubblica. La diagnosi tempestiva, l’uso appropriato degli antibiotici e la ricerca di nuove terapie sono fondamentali per il controllo di questa infezione resistente agli antibiotici, sia negli ospedali che nella comunità.

Redazione Nurse Times

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