Il governo italiano si mobilita per trasferire il piccolo Adam, unico sopravvissuto dei 10 figli della pediatra Alaa al-Najjar, gravemente ferito da un bombardamento su Gaza, in un ospedale italiano per cure urgenti.
Il dramma della famiglia Al-Najjar a Gaza
La vicenda di Adam – un undicenne palestinese – ha scosso la comunità internazionale. Il ragazzino è l’unico sopravvissuto di un bombardamento israeliano sul sobborgo di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, che ha annientato la sua famiglia . Secondo il ministero della Sanità di Gaza, nove dei suoi dieci fratelli sono morti nell’attacco; gli altri due erano rimasti sotto le macerie ed erano già deceduti al momento del ritrovamento . Adam si trova ora nell’ospedale Nasser di Khan Younis in gravi condizioni, a causa delle ferite riportate nel raid. Anche i suoi genitori, entrambi medici, sono stati coinvolti nell’attacco: la madre Alaa al-Najjar, pediatra all’ospedale Nasser, era di turno quando ha ricevuto la terribile notizia, mentre il padre Hamdi, anch’egli medico, era tornato a casa dai bambini dopo aver accompagnato la moglie al lavoro ed è rimasto gravemente ferito nel bombardamento .
Condizioni mediche del piccolo Adam
I medici sottolineano la gravità delle lesioni riportate da Adam nell’esplosione. Al momento è vivo in terapia intensiva, ma con ustioni estese, gravi traumi cranici, una frattura al braccio sinistro e l’impossibilità di camminare autonomamente . In particolare, i sanitari che lo seguono evidenziano che:
- ha ustioni del 60% diffuse su varie parti del corpo;
- presenta significativi traumi alla testa e al volto;
- ha una mano sinistra fratturata;
- al momento non può deambulare a causa delle gravi lesioni subite.
Le cure effettuate nella struttura ancora operativa di Gaza non sembrano sufficienti: per questo lo zio di Adam ha implorato l’Italia di accoglierlo al più presto, ritenendo che «l’ospedale Nasser non è attrezzato per le sue esigenze».
L’appello pubblico della famiglia
Il cognato di Alaa al-Najjar ha lanciato un appello disperato sui media italiani, rilanciato anche da quotidiani come La Repubblica. In particolare ha gridato: “Adam ha undici anni… Portatelo via, salvatelo, italiani”. In poche ore la richiesta di aiuto ha trovato ampia eco. La Regione Veneto si è subito detta pronta a partecipare al soccorso: il presidente Luca Zaia ha dichiarato a sua volta “Portatelo qui, lo curiamo noi”, sottolineando il desiderio di accogliere il piccolo in sicurezza. L’appello della famiglia – affidato alla stampa nazionale – ha quindi spinto le autorità italiane a intervenire rapidamente per valutare il trasferimento del bambino.
La risposta del governo italiano
Il ministero degli Esteri ha confermato che l’Italia si farà carico del caso: «Il governo italiano è pronto a trasferire Adam in Italia per le cure», afferma un comunicato della Farnesina. Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, segue da vicino la vicenda; rispondendo alle domande della stampa ha ricordato che finora da Gaza “abbiamo già portato in Italia 130 bambini, in tutto 170 persone” e che ora si sta tentando di far arrivare anche il piccolo Adam. Dunque la diplomazia italiana lavora per predisporre il corridoio umanitario necessario al trasporto, in coordinamento con la famiglia e con le autorità sanitarie internazionali. Finora l’Italia ha dimostrato impegno concreto: oltre ai 130 minori già curati nei nostri ospedali, si contano numerose altre evacuazioni di civili di Gaza organizzate dalla Difesa italiana negli scorsi mesi.
Contesto sanitario della Striscia di Gaza
L’emergenza di Adam si colloca in una crisi umanitaria ben più ampia. La comunità internazionale – dall’OMS alle associazioni mediche – denuncia il collasso del sistema sanitario di Gaza: ad oggi il 94% degli ospedali è danneggiato o distrutto, con solo 2.000 posti letto disponibili per oltre due milioni di abitanti . Gli operatori sanitari lavorano in condizioni “impossibili”, come riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità. A questo si aggiungono gravi carenze alimentari e la penuria di medicinali di base: come sottolineato dalla federazione dei medici italiani, «alle bombe si aggiunge la fame e alla mancanza di cibo si aggiunge la carenza di farmaci». In queste condizioni, i pochi bambini gravemente feriti come Adam rischiano di non poter ricevere cure adeguate nelle strutture rimaste. Per questo il trasferimento in Italia viene considerato urgente e vitale.
Il gesto italiano nel contesto internazionale
L’offerta dell’Italia non è isolata, ma si inserisce in un più ampio fronte solidale. Oltre all’interesse italiano, anche Malta ha espresso la propria disponibilità a ospitare la dottoressa Alaa al-Najjar e la sua famiglia. Tali aperture vengono lette come un segnale concreto di impegno europeo, in un momento in cui l’Onu e le ONG chiedono corridoi umanitari sicuri per la popolazione civile di Gaza. Proprio Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, aveva denunciato in questi giorni la “distruzione sistematica” delle strutture sanitarie a Gaza, lanciando appelli accorati per salvare vite umane. Nel panorama internazionale, l’azione italiana è vista come un segnale di umanità: rispondere all’appello della famiglia di Adam significa porre un piccolo argine alla tragedia della crisi umanitaria in corso, confermando la volontà del nostro Paese di salvare vite anche al di fuori dei propri confini.
Redazione Nurse Times
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