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Torino, i medici si mobilitano per Gaza: “Uccisi i nostri figli”. Lenzuolo bianco in nome della pace al balcone della sede Omceo

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“Digiuno per Gaza”. Questo il nome dell’iniziativa alla quale una quindicina di consiglieri comunali torinesi, del Centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, hanno aderito per “attirare l’attenzione sull’urgenza di una soluzione diplomatica per i conflitti in corso in Palestina e in Ucraina”. Uno sciopero della fame di un giorno in nome della pace, organizzato in coincidenza con la giornata dei lavori dell’assemblea della Sala Rossa, cuore del Palazzo di Città, a Torino.

Ma anche i medici hanno deciso di prendere posizione sul conflitto israelo-palestinese. Un lenzuolo bianco è stato infatti appeso al balcone della sede di Omceo Torino per ricordare le vittime di Gaza.

Il gesto è accompagnato da un messaggio: “I bambini uccisi sono i nostri figli”.

“La violenza nei confronti dei sanitari è inaccettabile – dice Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei medici di Torino -. Alle bombe si aggiungono la fame, la mancanza di cibo e la  carenza di farmaci e presidi sanitari per la cura dei malati. I medici sono preoccupati per la sicurezza dei colleghi e di tutto il personale sanitario che opera con grandissima difficoltà e con eroismo a Gaza”.

“E’ come se avessero ucciso i nostri bambini. Pietà per il popolo di Gaza. La morte dei nove figli della dottoressa al-Najjar, mentre lei era al lavoro in ospedale, è un dramma nel dramma”. Così recita il messaggio diffuso da Omceo Torino, il quale chiede, come ha già fatto Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, che “si stabilisca un corridoio umanitario per superare il blocco dei rifornimenti e consentire ai medici di poter svolgere in sicurezza la propria opera nel rispetto delle convenzioni internazionali”.

Giustetto ricorda anche l’appello del Comitato Centrale della Fnomceo, che chiede il rispetto delle Convenzioni di Ginevra, in particolare dell’articolo 18, secondo cui “gli ospedali civili non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi”.

Redazione Nurse Times

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