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Infermieri dall’estero in deroga: Fnopi chiede elenchi speciali e sicurezza

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Rinnovo vertici Enpapi, Fnopi: "Attivi fin da prime segnalazioni di irregolarità per garantire trasparenza"
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FNOPI sollecita l’istituzione di registri dedicati per gli infermieri provenienti dall’estero, al fine di verificare formazione universitaria, competenze e conoscenza della lingua prima della scadenza della deroga 2027

La Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) è intervenuta nel dibattito pubblico sull’esercizio in deroga delle professioni sanitarie chiedendo l’istituzione di elenchi speciali per gli infermieri provenienti da Paesi esteri. L’obiettivo dichiarato è garantire il controllo della formazione universitaria e della conoscenza della lingua italiana — requisiti ritenuti fondamentali per assicurare competenze professionali e qualità nell’assistenza sanitaria. 

Questo tema rientra in un più ampio contesto legislativo: il termine che consente l’esercizio temporaneo in deroga alle norme sul riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie è stato prorogato per legge fino al 31 dicembre 2027. La norma, contenuta nel Dl “Flussi” convertito in legge, ha esteso la possibilità di reclutamento temporaneo secondo le procedure dell’art. 13 del D.L. n. 18/2020. Tale proroga è oggi al centro delle richieste di maggiore trasparenza e controllo da parte degli ordini professionali. 

Perché FNOPI chiede gli elenchi speciali

Secondo la FNOPI, iscrivere gli infermieri stranieri in elenchi dedicati permetterebbe di:

  • Verificare titoli di studio e corrispondenza della formazione universitaria con gli standard italiani.
  • Accertare la conoscenza della lingua italiana, vitale per il rapporto con pazienti e colleghi.
  • Monitorare l’adempimento degli obblighi formativi (aggiornamento professionale) e la responsabilità deontologica.  

La FNOPI sottolinea che il monitoraggio è elemento essenziale per preservare la qualità dell’assistenza ospedaliera e territoriale, evitando rischi legati a lacune linguistiche o formative che possono compromettere la sicurezza clinica. Queste istanze si inseriscono nella più ampia emergenza di organico che investe la sanità italiana, dove la mobilità internazionale è diventata uno strumento diffuso per colmare i posti vacanti ma che richiede regole chiare. 

Dati e contesto numerico

La questione numerica è centrale: la FNOPI ha riferito che in Italia esisterebbero quasi 20.000 infermieri non certificati o non perfettamente tracciabili attraverso i canali istituzionali, mentre i professionisti stranieri iscritti ufficialmente risultano censiti in misura diversa a seconda delle fonti. È dunque urgente definire procedure che consentano trasparenza e tracciabilità dei professionisti presenti nel sistema sanitario. 

Per le aziende ospedaliere e territoriali, l’adozione di elenchi speciali potrebbe tradursi in:

  • Procedure standardizzate di valutazione dei titoli e di assessment linguistico.
  • Programmi di integrazione e formazione aggiuntiva per colmare eventuali gap.
  • Monitoraggio periodico del cumulo formazione/aggiornamento ai fini deontologici e professionali.

La FNOPI stessa ha avviato, in queste settimane, interlocuzioni e protocolli per l’inserimento etico e regolamentato di professionisti stranieri — un esempio è il protocollo d’intesa con soggetti del reclutamento che punta a percorsi controllati di inserimento, formazione e verifica delle competenze.

“Chiediamo che vengano istituiti degli elenchi speciali all’interno dei quali iscrivere gli infermieri che provengono da Paesi diversi dall’Italia per garantire il controllo necessario della formazione universitaria e della conoscenza della lingua: requisiti fondamentali per dialogare e operare all’interno la nostra organizzazione”.

Come enti sussidiari dello Stato – continuano dalla FNOPI – crediamo sia indispensabile attivare un percorso ordinario di controllo per monitorare i professionisti dal punto di vista deontologico, delle competenze e dell’obbligo formativo, perché l’aggiornamento è indice di qualità dell’assistenza”.

Redazione NurseTimes

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