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Caso San Raffaele, Procura di Milano valuta apertura inchiesta: cooperativa Auxilium nel mirino

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Continua a tenere banco la vicenda dell’ospedale San Raffaele di Milano, dove tra il 5 e il 7 dicembre, nel reparto denominato Iceberg e dedicato all’assistenza di pazienti critici, si sono verificate situazioni definite dai medici “ad elevatissimo rischio per i pazienti”. Il personale infermieristico impiegato in quei turni proveniva dalla cooperativa Auxilium, subentrata il 5 dicembre nella gestione dell’assistenza del settore 31.

Secondo quanto emerso da mail interne dei medici, poi confluite in un carteggio formalmente trasmesso ai sindacati e verso la questura, alcuni infermieri non sapevano attaccare una Niv (ventilazione non invasiva), non riconoscevano farmaci salvavita, non riuscivano a localizzare principi attivi e, in un caso, avrebbero somministrato un farmaco antiaritmico con dosaggio superiore fino a dieci volte quello previsto.

Il reparto ha vissuto quasi 48 ore di caos, dal tardo pomeriggio del 5 dicembre alla mattina inoltrata del 7. I medici sono stati costretti a trasferire pazienti, sospendere ricoveri dal Pronto soccorso e dirottare i casi più complessi verso altre unità operative.

Chi è Auxilium: il colosso della cooperazione lucana

Auxilium, cooperativa sociale nata nel 1999, è uno dei colossi della cooperazione sanitaria, attivo in Piemonte, Puglia, Lazio e Lombardia, con un core business che riguarda: assistenza domiciliare; Rsa e centri per disabili; ccentri diurni educativi; integrazione migranti; servizi ospedalieri.

La cooperativa è stata fondata da Angelo Chiorazzo (foto), oggi vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, eletto con oltre 7mila preferenze. Noto per la sua influenza nella rete del terzo settore, Chiorazzo è stato legato nel tempo anche al mondo cattolico, a realtà della riabilitazione sportiva e della cura della persona.

Auxilium vanta inoltre collaborazioni rilevanti come quelle con Policlinico San Donato (da undici anni, settori intensivi e riabilitazione), Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (per servizi ospedalieri da tre anni), oltre a quelle con altre strutture lombarde e laziali di medio-grandi dimensioni. Il debutto al San Raffaele, però, si è rivelato drammaticamente complesso. Stando alle ricostruzioni dei medici, una ventina di infermieri, arrivati a pochi giorni dall’avvio del servizio, non sarebbero stati in grado di gestire procedure e apparecchiature tipiche dei reparti ad alta intensità.

Procura e ATS si muovono

La Procura di Milano, guidata dal procuratore capo Marcello Viola, è in attesa dell’esposto formale dei sindacati per valutare l’apertura di un fascicolo. Secondo fonti interne, l’esposto potrebbe arrivare a breve e potrà portare alla raccolta di atti, audizioni e verifiche sulle procedure di reclutamento del personale.

Parallelamente, l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, ha disposto accertamenti urgenti dell’ATS, con un range temporale stimato tra uno e dieci giorni per i primi esiti. Le verifiche riguardano: modalità di affidamento del servizio; standard di formazione del personale; supervisione dei turni critici; procedure interne di sicurezza e controllo qualità.

La politica entra nel dibattito: Rozza (Pd) chiede divieti per gli esterni nei reparti critici

La consigliera regionale Carmela Rozza (Pd) ha lanciato una proposta netta: vietare l’ingaggio di personale esterno non adeguatamente formato in reparti ad alta intensità assistenziale, sia nel pubblico che nel privato accreditato. Secondo Rozza, il caso del San Raffaele dimostra che “la sicurezza del paziente non può essere subordinata a logiche di appalto”.

Redazione Nurse Times

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