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Infermiere picchiato al Di Venere di Bari: dopo l’arresto e la condanna, arrivano le scuse pubbliche dell’aggressore

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Prima l’aggressione, poi l’arresto e la condanna per direttissima. Infine le scuse pubbliche, arrivate nel corso di una video intervista rilasciata a Quinto Potere. Giuseppe, il 41enne incensurato che ha picchiato l’infermiere Francesco Sabatelli nel reparto di Pneumologia dell’ospedale Di Venere di Bari, si dice sinceramente pentito per l’accaduto, ma tiene anche a contestualizzare l’episodio, spiegando come la sua reazione violenta sia scaturita dalla frustrazione per le condizioni di papà Paolo, affetto da un male incurabile e ormai in fin di vita.

Questa, in sintesi, la sua ricostruzione di quanto accaduto mercoledì 29 aprile, giorno dell’aggressione (denunciata dall’infermiere con un post su Facebook): “Quel giorno ho trovato mio padre in condizione pietose, senza lenzuola, praticamente nudo. Delirava dal dolore, perché è affetto da carcinoma prostatico con interessamento osseo. Necessita di assumere ossicodone, che dovrebbe essere disponibile all’ospedale Di Venere, il secondo per grandezza a Bari. L’infermiere, però, mi ha detto che il medicinale era finito, e quindi ho dovuto acquistarlo io in farmacia”.

“Tornato in ospedale, l’infermiere mi ha detto che dovevo andare via perché era finito l’orario di visita. A quel punto ho replicato che volevo restare dieci minuti solo con mio padre. E così ho fatto, provvedendo personalmente a somministrargli la pillola. Quando, senza un minimo di umanità, sono stato nuovamente cacciato, ho perso la testa”. Quindi le suse pubbliche: “Chiedo scusa all’infermiere, che sono disposto a incontrare personalmente, e a tutto il personale sanitario”.

L’uomo precisa di non aver “mai aggredito la guardia giurata, come invece è stato scritto”, e chiede al personale sanitario di mostrare “maggiore empatia”, cioè maggior comprensione per chi, come lui, vive una situazione di stress per le condizioni critiche di un parente amato. Inoltre ricorda di aver patteggiato la condanna a un anno e otto mesi, con pena sospesa: “L’ho fatto volentieri, perché così posso restare in libertà e passare con mio padre il tempo che gli resta da vivere”.

Di seguito il video dell’intervista realizzata da Quinto Potere.

Redazione Nurse Times

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