Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata dall’operatrice socio-sanitaria Marialuisa De Palo agli Stati Generali Oss.
È cronaca recente l’annuncio dell’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, dell’intenzione di stringere accordi bilaterali per “importare” dall’estero personale infermieristico che vada a colmare i vuoti d’organico attualmente presenti nelle strutture ospedaliere lombarde e non solo. Questa notizia ha riaperto un’annosa questione irrisolta, ovvero quella del mancato riconoscimento del ruolo degli oss.
Parliamo di una categoria che incarna un’imprescindibile figura negli ambienti ospedalieri, negli hospice, nelle Rsa e nel terzo settore. Gli operatori socio-sanitari (oss) sono infatti sempre più centrali nel sistema assistenziale del nostro Paese. Sistema che però li relega in un limbo dove non vi è chiarezza sulle mansioni, né vi è adeguatezza nella retribuzione.
Oggi gli oss di tutta Italia hanno aperto un tavolo di dialogo interno con gli Stati Generali – Migep per cercare insieme di farsi ascoltare dalle maggiori figure istituzionali in ambito sanitario e portare alla luce le problematiche che questa categoria affronta, sia che lavori nel pubblico che nel privato, che sul territorio, e delineare un insieme di richieste/proposte che permettano loro di diventare ancora di più quella ricchezza di cui il Ssn ha oggi assolutamente bisogno.
Perché in un periodo storico in cui mai il sistema sanitario vede ridotte le proprie risorse sia economiche sia professionali, dove si parla di “crisi vocazionale” per spiegare il grave sottodimensionamento dell’organico infermieristico e dell’oss, è un vero controsenso che figure come quella degli oss non sia inserita nell’area sociosanitaria, come nel ruolo sociosanitario, ma considerata figura di interesse sanitario (tecnico) con compiti e mansioni precise, e sia ancora privata di un registro nazionale unico (collegio).
È un controsenso che si pensi di “importare” infermieri dall’estero, quando si potrebbe aprire agli oss la frequentazione di corsi di formazione e aggiornamento che permettano loro di ampliare le competenze professionali, (richieste quotidianamente), scorrimento graduatorie, formazione con diploma, riconoscendo come professionisti gli oss italiani. Quindi il reclutamento internazionale rappresenta un affronto alle professionalità Italiane presenti nel settore sanitario e sociosanitario.
Io sono un’operatrice che cerca di far sentire la voce della categoria, di far capire a chi oggi prende le decisioni in ambito sanitario che questo giudizio meditato delineerà chi domani si prenderà cura di loro negli ospedali e non solo. Non è facile retorica, ma il normale corso della vita: un giorno ognuno di noi, che sia un semplice cittadino o un politico altolocato, vivrà il momento di fragilità del ricovero in una struttura.
E la qualità dell’assistenza che riceverà dipende dalla “visione” che oggi si delineerà del Servizio sanitario nazionale e da come sapremo valorizzare risorse vitali come quella degli oss. Importante è raggiungere 50mila inscritti (come previsto dalla Legge Lorenzin) attraverso gli Stati Generali Oss affinché si possa mettere uno di noi sui tavoli tecnici ministeriali e regionali, poiché il Governo rivedrà tutti i profili sanitari, anche quello degli operatori d’interesse sanitrio (oss).
Redazione Nurse Times
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