Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Angelo Minghetti, Loredana Peretto (Federazione Migep), Antonio Squarcella, Gianluca Farruggio (SHC OSS), Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss).
Gli eventi esplosi di recente all’ospedale San Raffaele di Milano, con reparti affidati a personale esternalizzato, privo di adeguata formazione e incapace di garantire standard assistenziali minimi, rappresentano uno spartiacque politico e professionale che il Paese non può ignorare.
Quello che è accaduto non è un episodio isolato: è il prodotto di un modello che, da anni, frammenta le competenze, svaluta i profili tecnici e scarica sugli operatori e sui pazienti il costo di scelte organizzative basate più sull’emergenza e sul risparmio che sulla qualità e la sicurezza.
Il caos registrato in uno dei più importanti ospedali italiani rappresenta la prova concreta di ciò che denunciamo da tempo: quando si indeboliscono le professioni e, di conseguenza, l’intero ambito sociosanitario, e quando si introducono figure ibride prive di un impianto formativo solido, il risultato non è innovazione, ma disordine, insicurezza e perdita di credibilità dell’intero sistema sanitario.
È anche alla luce di quanto avvenuto al San Raffaele che la nostra segreteria, dopo un approfondito confronto interno, ha ritenuto necessario assumere una posizione politica chiara e non più rinviabile: costituirsi in giudizio presso il Tar di Roma contro l’introduzione dell’assistente infermiere, per difendere gli operatori, la qualità dell’assistenza e il diritto dei cittadini a cure sicure. Pertanto le nostre organizzazioni annunciano il loro sostegno pieno e formale al ricorso del Nursing Up, costituendosi parte attiva nel procedimento.
La cosiddetta riforma, infatti, produce una formazione diseguale, crea operatori di serie A e operatori di serie B, aumenta i rischi assistenziali e apre scenari di responsabilità non definiti. Mentre la politica insiste nel minimizzare il problema, Regioni e Fnopi hanno addirittura deciso di costituirsi in giudizio per difendere un accordo Governo-Regioni che dà vita a una figura priva di riconoscimento europeo e potenzialmente destabilizzante per l’intera filiera assistenziale. Una scelta che conferma purtroppo, come questa riforma stia avanzando più per pressioni corporative e logiche di potere che per una vera visione di sistema.
Come organizzazioni che rappresentano migliaia di operatori e che da sempre difendono la sicurezza dei pazienti, la qualità della formazione e la dignità del lavoro sociosanitario, riteniamo questa iniziativa non solo giusta, ma politicamente necessaria. Difendere i profili oss e contrastare derive organizzative pericolose significa difendere il Servizio sanitario nazionale nella sua essenza: universalità, equità, qualità, competenza. La nostra scelta non è un atto contro qualcuno, ma un atto a favore del Paese, delle sue istituzioni e del futuro dell’assistenza. E non arretreremo di un millimetro.
Redazione Nurse Times
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