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“Ha male all’orecchio? Vada dalla guardia medica”, l’infermiere del Triage si becca un pugno

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Coronavirus: il video realizzato da un'infermiera del Santa Chiara di Trento
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Un 43enne senza fissa dimora arrestato dopo aver sferrato un pugno al triage per essere stato invitato a recarsi dalla guardia medica.

La notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2025, all’ospedale Santa Chiara di Trento si è consumato un episodio che riporta al centro del dibattito pubblico la sicurezza nei pronto soccorso italiani. Un uomo di 43 anni, senza fissa dimora, si è presentato al triage lamentando un fastidio all’orecchio. Quando l’infermiere di turno gli ha suggerito di rivolgersi alla guardia medica – misura normalmente adottata per sintomi lievi e non urgenti – l’uomo ha reagito sferrando un pugno in pieno petto. In pochi istanti la vigilanza interna è intervenuta, ha bloccato l’aggressore e ha chiamato il 112: la polizia di Trento lo ha poi arrestato e condotto in carcere.

La denuncia del Nursing Up

Dietro questo gesto estremo si cela un problema ben più ampio: la crescente frequenza delle aggressioni al personale sanitario. Il Nursing Up della Provincia di Trento, attraverso i suoi portavoce Cesare Hoffer e Daniele Costa, ha espresso “solidarietà e vicinanza” al collega colpito, ma ha anche lanciato un allarme sul carattere ormai “quotidiano” di questi episodi di violenza. «Non basta più la semplice solidarietà formale», hanno dichiarato, «servono azioni concrete: presidiare gli ospedali anche con forze armate, estendere la vigilanza a tutti i presidi periferici e fornire subito tutele legali e supporto psicologico a chi subisce un’aggressione».

Per prevenire eventi simili, il Nursing Up propone l’adozione di strumenti di valutazione del rischio in triage, come la “Triage Violence Risk Assessment Chart”, già usata in altri paesi europei.

Si tratta di scale di punteggio che, basandosi su parametri comportamentali, aiutano l’operatore a individuare segnali di potenziale violenza e a richiedere tempestivamente il supporto necessario. Allo stesso tempo, il sindacato chiede un potenziamento delle risorse territoriali: filtrare le richieste non urgenti al di fuori dei pronto soccorso diminuirebbe l’afflusso di pazienti con sintomi lievi, alleviando la pressione sugli ospedali.

L’episodio al Santa Chiara non è un caso isolato: negli ultimi anni sempre più infermieri e medici segnalano aggressioni verbali e fisiche, con conseguenze che spaziano dal disagio psicologico al turn-over, fino al rischio di carenze di personale specializzato. Per questo, Nursing Up sollecita anche campagne di prevenzione rivolte ai cittadini, volte a enfatizzare il rispetto per gli operatori sanitari, e la creazione di strutture dedicate ad accogliere persone in stato di disagio psichico o con dipendenze, in modo da offrire percorsi alternativi di cura e supporto.

In attesa della risposta ufficiale dell’azienda ospedaliera, resta aperto il dibattito su come bilanciare efficacia clinica, umanità e sicurezza. Se da un lato il pronto soccorso deve garantire cure rapide e appropriate, dall’altro è indispensabile tutelare chi, ogni giorno, mette a disposizione competenza e dedizione per la salute di tutti. Solo un approccio integrato, che coinvolga ospedali, servizi sociali, forze dell’ordine e istituzioni, potrà ridurre il fenomeno delle aggressioni e restituire ai reparti la serenità necessaria per operare al meglio.

Redazione NurseTimes

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