Infermiere aggredito con pugno in faccia alla Rems di Caltagirone, Fsi: “E’ emergenza sociale”
Altro caso di aggressione all’interno degli ospedali siciliani. L’ultimo caso è avvenuto lo scorso 17 luglio presso la R.E.M.S., residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria di Caltagirone.
Vittima dell’aggressione è stato l’infermiere M.C. RSU aziendale e sindacalista FSI-CNI, che in seguito ad un alterco con un “ospite”, ha ricevuto un pugno in piena faccia, subendo un “trauma facciale con contusione alla regione zigomatica e periorbitaria destra con edema palpebrale e 5 giorni di prognosi per infortunio”.
A denunciare l’accaduto sono il Segretario Territoriale FSI, Vincenzo Messina e il segretario regionale del CNI Coordinamento Nazionale Infermieri aderente alla Federazione Sindacati Indipendenti Calogero Coniglio.
“Una storia, quindi, che si ripete visto che dal 30 aprile 2015, data di apertura della struttura, sono stati molti gli infortuni sul lavoro al personale in servizio e persiste una condizione di disagio continuo del personale che deve sopportane, giorno dopo giorno, uno stress psico-fisico continuo per mantenere in piedi una struttura che ha la funzione almeno sulla carta di riabilitare gli ex internati degli ex OPG ospedali psichiatrici giudiziari”, dichiarano Messina e Coniglio.
Violenza gratuita ricevuta, solo per svolgere la normale attività lavorativa e favorire un processo dettato dalla Legge 81/2014, che ha voluto creare l’alternativa agli OPG sulla linea delle legge 180 che a suo tempo ha chiuso i manicomi. “La nostra denuncia si aggiunge alle recenti, sono trascorsi solo due mesi, il 29 aprile e il 15 maggio scorso, avevamo già denunciato due aggressioni al personale sanitario di turno.
Giorni fa era stata incendiata una macchina aziendale della stessa ASP 3 proprio davanti alla struttura.
Una condizione certamente di chiara pericolosità che la stessa Asp 3 di Catania non ha ancora sancito in termini economici e di indennità dedicate al personale, sebbene più volte il sindacato abbia prodotto richieste alla Direzione.
In tal senso si registra che sono state avanzate molte richieste di trasferimento da parte del personale tra cui quella del sindacalista aggredito”.
“A nostro avviso, permangono intatte le insufficienze del sistema, la ‘pericolosità sociale’ è presente e può sfociare in qualsiasi momento in aggressioni. Di fatti la sinergia richiesta tra la Magistratura e la Asp per gestire tale struttura, ad oggi si è limitata ad un discutibile protocollo di intesa.
Gli operatori non sono stati formati per gestire situazioni di disagio complesse”.
Le delibere dell’Asp di Catania, alcune di queste contestate dalla scrivente, succedutesi per compiere il percorso di apertura della REMS di Caltagirone, risultano omissive, superficiali e sbrigative rispetto al problema da affrontare. Ad oggi, nel territorio non esiste nessuna equipe multidisciplinare, nessun coordinamento e collaborazione tra i DSM, servizi sanitari e sociali e familiari, le associazioni di volontariato, per avviare insieme dei percorsi e produrre cosiddetti beni relazionale, nulla di nulla.
Tra l’altro, la REMS di Caltagirone è stata oggetto di due interrogazioni, una parlamentare e una regionale, che hanno ribadito i problemi di sicurezza e confermato l’inadeguatezza della gestione.
Per le istituzioni ad oggi occuparsi di una persona internata in OPG, non sia cosa diversa dell’occuparsi di una persona “ospite” in una REMS.
“Sulla vicenda Rems di Caltagirone, siamo in attesa e solleciteremo oggi stesso, anche i vertici della sanità, in particolare il neo assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi, avevamo chiesto un incontro e denunciato formalmente il 20 maggio scorso (ns prot. N. 761/15) questa pericolosissima mancanza di sicurezza per l’incolumità fisica del personale al Prefetto.
Questa è solo l’ultima di una serie di atti di violenza che il personale dei pronto soccorso e dei reparti degli ospedali siciliani sono costretti a subire giorno per giorno.
Chiediamo maggiore sicurezza e controlli, e soprattutto più personale, in queste condizioni non possiamo più lavorare”, concludono Messina e Coniglio.
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