Home Cittadino Cardiologia Taser e rischio cardiaco: Sis118 chiede revisione e defibrillatori a bordo
CardiologiaCittadinoInfermiere dell’EmergenzaNT NewsSpecializzazioni

Taser e rischio cardiaco: Sis118 chiede revisione e defibrillatori a bordo

Condividi
Taser, pistole elettriche e pacemaker: la scarica elettrica è davvero pericolosa per il malintenzionato portatore di un dispositivo impiantato?
Condividi
Balzanelli (SIS118): il Taser può provocare arresto cardiaco; serve una revisione normativa, defibrillatore semiautomatico (DAE) sugli equipaggi e addestramento BlsD per gli agenti

L’uso del Taser nelle forze dell’ordine italiane, in dotazione dal settembre 2018, è al centro di una nuova richiesta di riflessione e regolamentazione da parte della comunità sanitaria. Il presidente nazionale della società scientifica SIS118, Mario Balzanelli, ha dichiarato che l’impiego del dispositivo «deve essere attentamente rivisto»: secondo Balzanelli il Taser può essere potenzialmente pericoloso e — in rari casi documentati — indurre un arresto cardiaco.  

Nel suo intervento Balzanelli richiama studi internazionali e una letteratura scientifica che ha sollevato dubbi sugli effetti cardiaci dei dispositivi di controllo elettrico. In particolare, riferendosi ad analisi condotte da esperti come il cardiologo Douglas P. Zipes, viene sottolineato il possibile nesso tra l’applicazione di scariche e l’insorgenza di aritmie gravi, incluse fibrillazione ventricolare e arresto cardiaco. Studi pubblicati su riviste cardiologiche evidenziano casi e meccanismi mediante i quali gli impulsi elettrici dei Taser possono «catturare» elettricamente il miocardio e provocare aritmie potenzialmente fatali.   

Il punto di vista medico: rischi, meccanismi e limiti delle evidenze

Balzanelli spiega che il Taser funziona sparando due dardi collegati da fili che veicolano impulsi ad alta tensione e bassa intensità per alcuni secondi: nella sua ricostruzione questi impulsi — ripetuti ad alta frequenza — possono provocare una stimolazione anomala del cuore, con comparsa di tachiaritmie o fibrillazione ventricolare. Pur riconoscendo che la probabilità statistica di un esito letale è bassa, il presidente del SIS118 definisce inaccettabile correre il rischio di uccidere una persona al solo scopo di immobilizzarla.   

Va detto però che la letteratura scientifica è sfaccettata: revisioni e studi epidemiologici indicano che, su centinaia di migliaia di impieghi, i casi di morte direttamente attribuibili all’uso di ECD (Electronic Control Devices) sono relativamente rari, e spesso associati a condizioni preesistenti come abuso di sostanze o patologie cardiache. Alcuni autori stimano un’incidenza molto bassa di eventi fatali correlati all’uso sul campo, ma la questione rimane oggetto di dibattito clinico e forense.   

La proposta di policy: DAE obbligatori e formazione BlsD

In attesa di una valutazione interistituzionale più ampia, Balzanelli propone di sancire per leggel’obbligo di dotare tutti gli equipaggi delle forze di polizia che utilizzano il Taser di un defibrillatore semiautomatico (DAE). A suo avviso, inoltre, i componenti degli equipaggi dovrebbero essere periodicamente addestrati e certificati nelle procedure di rianimazione cardiopolmonare di base e nell’uso del DAE (BlsD). Lo scopo è ridurre al minimo il danno in caso di arresto cardiaco improvviso subito dopo l’impiego di un ECD.   

Lo stesso Balzanelli avverte però che la presenza di un DAE e l’esecuzione immediata di BlsD non garantiscono sempre il ritorno di una circolazione spontanea né l’assenza di danni neurologici, soprattutto qualora il soggetto sia già cardiopatico. Questo passaggio indica la necessità di politiche prudenziali che pesino i benefici operativi del Taser rispetto ai rischi sanitari per persone vulnerabili.  

Posizione del Governo e delle Forze di Polizia

A livello istituzionale la questione è già seguita: fonti governative e rappresentanti delle forze di polizia difendono l’utilizzo del Taser come strumento per evitare l’impiego di armi da fuoco e per gestire situazioni di pericolo. Il ministro dell’Interno ha ribadito che le regole di ingaggio prevedono l’uso del dispositivo solo in presenza di soggetti violenti che rappresentano pericolo concreto per le persone presenti. Questo punto di vista evidenzia il necessario bilanciamento tra sicurezza pubblica e tutela della salute individuale.  

Contesto internazionale e dati

Le pubblicazioni scientifiche (Circulation, riviste specialistiche e report istituzionali) mostrano casi singoli e serie che alimentano il dibattito: alcuni studi clinici e revisioni indicano il meccanismo possibile di «cattura cardiaca» da impulsi ECD, mentre analisi sui grandi numeri mostrano una bassa incidenza di decessi direttamente attribuibili. La discrepanza tra evidenze sperimentali, case series e studi epidemiologici sottolinea la necessità di ulteriori ricerche indipendenti e di raccolta dati sistematica sui casi in Italia. 

Redazione NurseTimes

Fonti:

Articoli correlati


Condividi

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati