Sentenza della Corte dei conti dell’Umbria contro un reumatologo per diagnosi errata e trattamento tossico senza consenso informato
Foligno, 18 giugno 2024 – La Corte dei conti dell’Umbria ha recentemente emesso una sentenza significativa che ha visto la condanna di un medico per una diagnosi errata e una cura inadeguata somministrata a una paziente dell’ospedale di Foligno. Il caso, difeso dall’avvocato Nerio Zuccaccia, riguarda un presunto danno erariale di 13.375 euro nei confronti dell’Azienda sanitaria Umbria.
Il caso
Il medico coinvolto è stato citato in giudizio dalla Procura contabile per aver diagnosticato erroneamente un’artropatia psoriasica a una paziente che invece era affetta da fibromialgia e artrosi polidistrettuale. La diagnosi errata ha portato alla prescrizione di Methotrexate nel 2013, un farmaco altamente tossico appartenente alla famiglia dei chemioterapici antimetaboliti, immunosoppressori e antineoplastici per uso sistemico.
Le conseguenze
L’assunzione del Methotrexate ha causato gravi effetti collaterali alla paziente, tra cui accentuazione del dolore poliarticolare, insonnia, caduta di capelli e forte astenia. Questi sintomi hanno pesantemente influenzato la qualità di vita della paziente, portando a uno stato di prostrazione psico-fisica. Inoltre, la Procura contabile ha evidenziato l’omessa acquisizione di un valido consenso informato, rendendo illecito l’atto medico.
Il giudizio
Secondo i giudici contabili, l’errore diagnostico del medico è stato attribuito a una sostanziale imprudenza. Nonostante la notevole esperienza del reumatologo, la diagnosi errata e la prescrizione di un trattamento farmacologico controindicato e tossico senza le dovute cautele hanno configurato una colpa grave. La mancata revisione della paziente prima dell’inizio della terapia ha ulteriormente aggravato la responsabilità del medico.
La sentenza
La Corte ha quindi dichiarato la responsabilità amministrativa del medico, condannandolo a risarcire 13.375 euro all’Asl Umbria 2. Questo importo corrisponde alle somme che l’ente sanitario ha dovuto pagare per risolvere il caso in via transattiva.
Redazione NurseTimes
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