Il CCNL 2022–2024 firmato il 27 ottobre 2025 offre 172€ medi — una toppa che non risolve la fuga dal SSN, il burnout e la perdita di potere d’acquisto. Perché gli infermieri meritano molto di più
Il 27 ottobre 2025 è arrivata la firma sul CCNL 2022–2024. Sulla carta c’è una cifra che fa notizia: 172€ medi al mese. Ma è un numero che suona bene in comunicati e malissimo nella vita reale di chi fa turni massacranti, salta ferie e cura pazienti trattando emergenze ogni giorno.
Questo contratto è una pacificazione apparente: dà qualcosa, ma non risolve nulla.
L’aumento è frammentato, in parte composto da voci non strutturali, e non compensa anni di inflazione, responsabilità crescenti e carenza drammatica di personale. Tradotto in soldoni: molti infermieri vedranno ben poco in busta paga e molto resterà invariato, con turni infiniti, reparti sotto organico, fuga all’estero.
Un paese che vuole mantenere un Servizio Sanitario Nazionale forte non può accontentarsi di “pacchetti medi” che fanno audience.
Serve un piano: aumenti tabellari veri e indicizzati (almeno 500€ netti mensili per 13 mensilità), investimenti massicci per assunzioni, percorsi di carriera concreti e condizioni di lavoro sostenibili. Senza questo, ogni rinnovo resta un placebo.
Il tema non è ideologico: è pratico. Ridare dignità salariale significa trattenere professionisti, ridurre burnout e migliorare la sicurezza dei pazienti. Pretendere questo non è ingordigia: è tutela della salute pubblica.
Con 172 euro il Governo spera di tappare la bocca a chi tiene in piedi gli ospedali, ma non compra entusiasmo né competenze.
È un’operazione cosmetica: un numero tondo da sbandierare in conferenza stampa mentre nulla cambia nei reparti, negli organici, negli orari di lavoro e nella qualità delle cure. Se la salute pubblica non è una priorità reale, allora è tempo che gli elettori lo sappiano — e che giudichino chi in Parlamento preferisce la foto al provvedimento serio. Gli infermieri non chiedono favori: chiedono che lo Stato smetta di mettere pezzole temporanee su un sistema che ha bisogno di investimenti veri.
Se il governo pensa che 172 euro risolva la questione, ha scelto deliberatamente di perdere la fiducia di chi cura il Paese.
Redazione NurseTimes
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