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Gestione del PICC e supporto psicologico nel percorso di cura del linfoma di Hodgkin: il ruolo centrale dell’infermiere

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Autore: Di Pierro Davide

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Sommario: un quadro aggiornato del ruolo dell’infermiere nel percorso di cura del paziente con linfoma di Hodgkin (LH), con focus su gestione tecnica del PICC, prevenzione delle complicanze e supporto psicologico — incluso un caso clinico di riferimento.

Introduzione: notizie e contesto sanitario

Il linfoma di Hodgkin è una forma tumorale che colpisce prevalentemente i giovani adulti ed è oggetto di numerosi aggiornamenti in ambito oncoematologico. In Italia l’incidenza è stimata in circa 3–4 nuovi casi ogni 100.000 abitanti l’anno, con un picco nella popolazione under-40; questi dati rendono il tema rilevante per la cronaca sanitaria e per le strategie ospedaliere di presa in carico. 

Nei reparti di ematologia e oncologia i cateteri venosi centrali inseriti perifericamente (PICC) sono frequentemente impiegati per la somministrazione di chemioterapia, nutrizione parenterale e terapie endovenose di medio-lungo periodo: richiedono competenze tecniche ed organizzative specifiche da parte degli infermieri.

Il ruolo integrato dell’infermiere: tecnica e relazione

L’attività infermieristica nel LH si articola su tre assi principali:

  • Gestione tecnica del PICC: inserimento, medicazione sterile, lavaggi di mantenimento e controllo del posizionamento.
  • Prevenzione delle complicanze: sorveglianza attiva per segni di infezione, trombosi e malfunzionamenti, e applicazione di bundle e protocolli evidence-based.  
  • Supporto psicologico e formazione: comunicazione empatica, educazione terapeutica del paziente e della famiglia, e orientamento alle strategie di coping.  

Queste dimensioni si rafforzano a vicenda: una corretta cura tecnica riduce l’ansia legata alle complicanze, mentre il supporto informativo migliora l’aderenza alle pratiche domiciliari e alle visite di controllo.

Gestione del PICC: linee guida e best practice

Per ridurre le infezioni e le complicanze correlate al catetere, le raccomandazioni internazionali (CDC) e le linee guida nazionali raccomandano protocolli standardizzati: preparazione della cute con soluzioni a base di clorexidina, tecniche asettiche in fase di medicazione, uso di sistemi di fissaggio sutureless e monitoraggio clinico continuo. L’adozione di bundle per la medicazione è indicata come misura efficace per abbassare il tasso di complicanze. 

In Italia, raccomandazioni e protocolli regionali (es. GAVeCeLT e documenti sanitari regionali) indicano pratiche coerenti con le evidenze internazionali, sottolineando l’importanza della formazione infermieristica e della registrazione informatizzata degli eventi legati agli accessi vascolari. Questi documenti rappresentano riferimenti utili per policy ospedaliere e audit di qualità. 

Pratiche concrete raccomandate:
  • Medicazione sterile quotidiana o secondo protocollo, con prodotti approvati.
  • Lavaggi con soluzione eparinata o saline secondo policy locale.
  • Educazione puntuale del paziente su igiene e segnali d’allarme.
  • Programmi di follow-up per rilevare trombosi o ostruzione in tempo utile.  
Prevenzione delle complicanze: dati e impatto

Le infezioni correlate a cateteri rappresentano una quota significativa di infezioni ospedaliere. Le strategie di prevenzione non solo riducono la morbilità, ma hanno impatto economico e organizzativo (riduzione dei giorni di degenza e dei costi associati alla sepsi catetere-correlata). L’applicazione rigorosa delle linee guida è quindi elemento chiave per la sicurezza in sanità. 

Supporto psicologico: evidence e linee guida

L’evidenza scientifica indica che l’integrazione della cura psicologica nel percorso oncologico migliora esiti clinici, qualità di vita e aderenza alle terapie. Le linee guida per la cura psicosociale raccomandano screening del distress, interventi di counselling e, ove necessario, invio a specialisti di salute mentale. Il ruolo dell’infermiere è centrale nell’identificazione precoce del disagio e nel coordinamento delle risorse. 

Caso clinico: l’esperienza di Gaia

Per rispetto della privacy, si riassume l’esperienza clinica: Gaia, giovane donna con LH in trattamento chemioterapico tramite PICC, ha beneficiato di un percorso assistenziale integrato: medicazioni regolari, counselling infermieristico costante e formazione sul self-care domiciliare. Il modello dimostra come l’integrazione tecnica-relazionale favorisca aderenza terapeutica e benessere complessivo.

Il nursing oncologico svolge un ruolo strategico nella gestione del linfoma di Hodgkin: competenze tecniche sul PICC, applicazione delle linee guida per la prevenzione delle complicanze e interventi di supporto psicologico concorrono a migliori esiti clinici e qualitativi. Per il futuro, gli sviluppi auspicabili includono: percorsi diagnostico-terapeutici integrati (PDTA), formazione continua per i team infermieristici, e ricerca su tecnologie di monitoraggio remoto per pazienti con accessi domiciliari.

Ringraziamenti: un pensiero di gratitudine a Dio per la forza di Gaia durante il percorso di cura e un ringraziamento speciale all’equipe multidisciplinare per l’assistenza dedicata.

Bibliografia
  • ​​Gorski LA, et al. Infusion Therapy Standards of Practice, 2021
  • ​Chopra V, et al. “Peripherally Inserted Central Catheter–Associated Complications”, JAMA, 2013
  • ​Pittiruti M, et al. “Management of PICCs in chemotherapy patients”, Support Care Cancer, 2019
  • ​Linee guida AIOM 2024 – Linfoma di Hodgkin
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