Home Infermieri Verona, fuga senza precedenti: 1 infermiere su 4 lascia la sanità
InfermieriNT NewsPolitica & SindacatoRegionaliVeneto

Verona, fuga senza precedenti: 1 infermiere su 4 lascia la sanità

Condividi
Condividi
Turni da 12 ore, posti letto chiusi e dimissioni record (2019–2024): la sanità veronese sotto pressione tra carenze e richieste di intervento regionale

La provincia di Verona vive un’emergenza occupazionale che rischia di compromettere l’assistenza ospedaliera e territoriale. Secondo la consigliera regionale Anna Maria Bigon (Partito Democratico, vicepresidente della Commissione Sanità), dal 2019 al 2024 si sono dimessi 1.060 infermieri nella sola provincia di Verona — 323 dall’ULSS 9 Scaligera e 737 dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata — mentre i dati regionali parlano di migliaia di cessazioni totali. Queste cifre hanno riacceso il dibattito sulle reali condizioni del personale sanitario e sulla sostenibilità del servizio.   

Numeri che allarmano: il quadro locale e regionale

Il fenomeno non è un episodio isolato: in Veneto le cessazioni dal servizio negli ultimi cinque anni sono state significative e il tema è oggetto di confronto politico-amministrativo tra consiglieri e assessori regionali. L’assessora alla Sanità ha replicato sottolineando che i dati sulle dimissioni vanno contestualizzati con le immissioni in servizio, ma resta aperta la questione del turn over e della capacità di reclutamento. Il confronto pubblico evidenzia quanto la carenza di personale sia diventata una notizia di attualità e cronaca nella sanità locale.   

Cause segnalate: lavoro usurante, stipendi e sotto organico

A detta di Bigon, le ragioni principali della fuga sono note: carichi di lavoro insostenibili, turni di 12 ore, sottodimensionamento degli organici e retribuzioni giudicate insufficienti rispetto alle responsabilità e al ruolo professionale. Questo mix alimenta la perdita di personale — sia verso il privato che verso l’estero — e scoraggia le nuove leve universitarie. Le parole della consigliera sottolineano come il problema sia collegato non solo alla quantità, ma anche alla qualità delle condizioni lavorative.  

Impatto sulla cura e sui cittadini

La carenza di infermieri ha effetti concreti per i pazienti: chiusura di posti letto, allungamento delle liste d’attesa, aumento del ricorso a straordinari e a personale in molte strutture. I servizi territoriali (assistenza domiciliare e case di riposo) sono particolarmente esposti, così come i piani di rafforzamento previsti dal PNRR (ad es. Case e Ospedali di Comunità) che richiederanno ulteriori risorse umane qualificate. In assenza di interventi strutturali, il rischio è una progressiva riduzione della qualità dell’assistenza e un peggioramento della salute pubblica.   

Il contesto nazionale: un problema sistemico

A livello nazionale il tema è confermato da indagini e dati ufficiali: la FNOPI e altri rapporti segnalano una carenza significativa di infermieri — una stima consolidata parla di almeno 65.000 professionisti mancanti — per riportare l’Italia agli standard europei, con prospettive di ulteriori uscite dal lavoro per pensionamento nei prossimi anni. Queste cifre inquadrano l’emergenza veronese in un problema strutturale più ampio che riguarda la programmazione formativa, le politiche di reclutamento e la valorizzazione professionale.  

Proposte e richieste: cosa chiede la politica locale

Bigon ha avanzato richieste precise alla Regione:

  • Aumenti salariali mirati per rendere la professione più attrattiva;
  • Politiche di valorizzazione professionale (percorsi di carriera, riconoscimento competenze);
  • Pianificazione e investimenti per formare, assumere e trattenere infermieri nelle strutture pubbliche.

Le soluzioni proposte mirano a invertire la “fuga” di operatori e a garantire che i nuovi presidi territoriali abbiano personale sufficiente e qualificato.

“Gli infermieri sono la spina dorsale della sanità – conclude Bigon – se continuano ad andarsene, a pagarne il prezzo saranno i cittadini. È il momento di decidere: valorizzare chi resta o assistere al crollo del sistema”.

Redazione NurseTimes

Fonti principali: 

Articoli correlati


Condividi

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *