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Tecnologia e competenza infermieristica: quando l’intelligenza artificiale incontra il giudizio umano

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Abstract

L’intelligenza artificiale (IA) sta introducendo trasformazioni significative nella pratica infermieristica, portando con sé strumenti che permettono efficienza e precisone nelle decisioni cliniche. Ma fino a che punto queste tecnologie possono affiancare o addirittura sostituire il ragionamento clinico dell’infermiere? Attraverso un’analisi della letteratura recente e delle principali esperienze applicative, questo articolo esplora i vantaggi, le criticità e le implicazioni etiche dell’uso dell’IA nel contesto infermieristico. Si evince una prospettiva in cui l’algoritmo non si sostituisce all’essere umano, ma diventa un supporto integrativo, valorizzando la componente relazionale e interpretativa della professione.

Introduzione

C’è un istante, spesso silenzioso, in cui l’infermiere percepisce che qualcosa non va: attimi che sfuggono ai numeri e agli algoritmi. Può trattarsi del cambiamento impercettibile di un’espressione, di un respiro che si fa irregolare, del mutamento del colorito, o di uno sguardo che si spegne.

È proprio in questi momenti che prende forma il giudizio clinico: un intreccio di esperienza, sensibilità, osservazione e intuizione, una miscela irripetibile di competenze tecniche, attenzione al dettaglio e capacità empatica. Oggi, con l’avanzare dell’intelligenza artificiale, tuttavia, sorge un dubbio legittimo: un algoritmo, per quanto sofisticato, può davvero sostituire questa forma di sapere? O piuttosto deve porsi al servizio della clinica infermieristica, come supporto e non come strumento?

Questo articolo cerca di rispondere a questa domanda, senza retorica ma con rigore. Approfondendo ciò che la letteratura scientifica ci dice e riflettendo sul futuro della nostra professione.

Metodologia

L’articolo nasce da una revisione estensiva delle fonti accademiche pubblicate tra il 2020 e il 2025. Sono stati analizzati e selezionati studi peer-reviewed pubblicati tra il 2020 e il 2025, documenti istituzionali dell’OMS, linee guida professionali dell’American Nurses Association e articoli del Frontiers in Digital Health e AACN Advanced Critical Care. La selezione ha incluso lavori su applicazioni cliniche dell’intelligenza artificiale, percezione infermieristica, rischi etico-legali e impatto organizzativo.

Dove interviene l’intelligenza artificiale nella pratica infermieristica

 I casi più rilevanti dell’impegno dell’intelligenza artificiale in sanità mostrano come queste tecnologie possano anticipare, supportare e facilitare molte fasi dell’assistenza. Il sistema CONCERN, sviluppato da un’infermiera informatica, ha dimostrato la capacità di anticipare il deterioramento clinico del paziente fino a 48 ore prima rispetto ai metodi tradizionali, riducendone la mortalità ospedaliera del 35% (Frontiers in Digital Health, 2025).

Inoltre algoritmi di supporto diagnostico, allenati su banche dati infermieristiche, raggiungono un’accuratezza dell’87% nella formulazione di diagnosi coerenti con quelle dei professionisti, risultando particolarmente utili in contesti ad alta intensità assistenziale o con carenza di personale qualificato.

L’intelligenza artificiale si sta anche affermando nella gestione del rischio clinico, grazie a tecnologie predittive capaci di analizzare dati ambientali e fisiologici in tempo reale. Prevenendo cadute, infezioni correlate all’assistenza o episodi di disorientamento.

I benefici attesi

Tra i vantaggi più evidenti dell’intelligenza artificiale nel contesto infermieristico si segnalano:

  • Risparmio di tempo clinico – Automatizzando alcune attività ripetitive o amministrative gli algoritmi
  • Consentono al personale di dedicarsi maggiormente alla cura diretta del paziente.
  • Assistenza su misura – I dati analizzati in tempo reale permettono di adeguare il piano di cura in funzione delle esigenze del singolo.
  • Miglioramento dell’efficienza operativa – L’intelligenza artificiale può aiutare a individuare priorità e rischi, sostenendo l’infermiere nelle sue scelte quotidiane.

Limiti da non sottovalutare: l’altra faccia dell’intelligenza artificiale in sanità

L’intelligenza artificiale sta senza dubbio rivoluzionando il panorama sanitario, ma come ogni cambiamento porta con sé alcune ombre che meritano di essere analizzate con attenzione e spirito critico, soprattutto da chi, come gli infermieri, è quotidianamente chiamato a prendersi cura della persona nella sua globalità.

Affidabilità dei dati: il primo nodo riguarda la qualità dei dati utilizzati per “allenare” gli algoritmi. Un’intelligenza artificiale è, in fin dei conti, il riflesso dei dati che riceve. Se questi sono parziali, obsoleti o carichi di pregiudizi, il rischio è che anche le decisioni che ne derivano siano imprecise o peggio discriminatorie. In ambito sanitario ciò può tradursi in scelte cliniche inadeguate o in un’assistenza diseguale.

Autonomia professionale in bilico: un altro aspetto critico è il rischio di una progressiva deresponsabilizzazione del professionista. Quando l’intelligenza artificiale viene utilizzata in modo passivo e acritico, si corre il pericolo di sostituire il pensiero clinico con l’automatismo. Ma l’infermiere non è solo tecnica: è osservazione, interpretazione, intuizione. È una disciplina che vive di giudizi complessi contestualizzati, spesso impossibili da tradurre in puro codice binario.

Un vuoto normativo da colmare: non meno importante è il tema della responsabilità. In caso di errore, a chi attribuire la colpa? All’infermiere che ha seguito une decisone suggerita da un algoritmo? La normativa, oggi, non offre riposte chiare, e questo genera incertezza e potenziali vulnerabilità anche legali per i professionisti.

Il rischio di una cura disumanizzata: infine, l’aspetto forse più delicato è la relazione con il paziente. Se la tecnologia prende il sopravvento sulla presenza, sull’ascolto e sul contatto, il rischio che si perda il cuore stesso della nostra professione.  L’assistenza infermieristica non può ridursi in input e output. Per questo l’intelligenza artificiale va accolta con apertura, ma anche con consapevolezza.

Conclusione

L’intelligenza artificiale rappresenta un ‘opportunità significativa per migliore la pratica infermieristica, ma il suo utilizzo deve essere guidato da principi etici e centrato sul paziente. La relazione terapeutica, la capacità di ascolto e il ragionamento critico sono tratti insostituibili che nessun software potrà replicare. Il futuro sarà inevitabilmente più tecnologico, ma ciò che farà la differenza sarà l’uso consapevole di questi strumenti, con al centro la persona non la macchina. Per questo il cuore della professione infermieristica è la relazione di cura: è la capacità di vedere l’invisibile, di ascoltare ciò che non viene detto. Preservare questa umanità è oggi un atto di responsabilità ma anche la più autentica forma di resistenza professionale.

Giuseppe Profilo

Bibliografia essenziale

·  Hassanein, S., El Arab, R. A., Abdrbo, A., Abu‑Mahfouz, M. S., Gaballah, M. K. F., Seweid, M. M., Almari, M., & Alzghoul, H. (2025). Artificial intelligence in nursing: An integrative review of clinical and operational impactsFrontiers in Digital Health, 7, Article 1552372. https://doi.org/10.3389/fdgth.2025.1552372tiptonhealth.com+8frontiersin.org+8researchgate.net+8

· American Nurses Association. (2022, dicembre 20). The ethical use of artificial intelligence in nursing practice[Position statement]. Silver Spring, MD: ANA Center for Ethics and Human Rights. Recuperato da https://www.nursingworld.org/…/the‑ethical‑use‑of‑artificial‑intelligence‑in‑nursing‑practice_bod‑approved‑12_20_22.pdfwisconsinnurses.org+8nursingworld.org+8

World Health Organization. (2021). Ethics & governance of artificial intelligence for health. Ginevra: WHO.

Parlamento Europeo. (2024). AI Act – Regolamento sull’intelligenza artificiale. Unione Europea.

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