Nel 2024 è aumentato il numero dei laureati nei corsi di laurea triennali in Infermieristica e sono migliorate le prospettive dei neo-infermieri occupati. Questo il trend che emerge dal XXVII Rapporto AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato il 10 giugno 2025 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Brescia.
I dati sono stati diffusi e analizzati nell’ambito del convegno “Laureati e lavoro nel prisma del mismatch”, organizzato con il ministero dell’Università e della ricerca con il patrocinio della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). L’indagine prende in considerazione i dati riferiti alle performance formative di oltre 305mila laureati di 81 università aderenti al consorzio universitario.
Nel caso della classe di laurea delle Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica (L/SNT1, SNT/1), sui 14.500 laureati (di cui 777 laureati in Ostetricia) del 2024 viene preso in esame un campione di 10.380 studenti, ai quali viene sottoposto un questionario cui hanno aderito in 6.890.
Analizzando i numeri, emerge subito un dato di crescita. A un anno dal titolo, l’85,1% dei laureati risulta occupato, con un incremento di oltre 7 punti percentuali rispetto all’anno precedente (77,7%). Più della metà ha un contratto a tempo indeterminato (51,3%) e il tempo medio per trovare lavoro è di appena 2,4 mesi. Le professioni infermieristiche si confermano, quindi, quelle con maggiori possibilità di impiego a ridosso del conseguimento del titolo.
Il 67,5% degli intervistati sostiene di aver notato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto alla laurea, a conferma dell’aderenza del percorso di formazione proposto, e l’88% riferisce di utilizzare in maniera elevata le competenze acquisite con la laurea. Elementi, questi, avvalorati dal 97,9% dei laureati per i quali il percorso di studi effettuato è efficace per il lavoro svolto.
Scorrendo il rapporto, si nota anche che Infermieristica condivide con gli altri corsi di laurea tendenze e, in alcuni casi, criticità diffuse. Ne sono un esempio i dati relativi alle esperienze di studio e lavoro all’estero.
“La laurea – ha infatti dichiarato durante il suo intervento il presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi – non è un passaporto, ma sempre di più un foglio di via. E rispetto a 10 o 15 anni fa, quando i giovani smaniavano per rientrare nel proprio Paese, oggi si denota una scarsa propensione a tornare. Rappresentano, quindi, un capitale che noi regaliamo all’estero in maniera irresponsabile, anche a fronte del calo demografico. Un lusso che l’Italia non si può permettere”.
Redazione Nurse Times
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