Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up.
C’è un tempo per tutto. Anche per indignarsi. Ma quando l’indignazione arriva dopo aver espresso pubblicamente la volontà di sottoscrivere un Contratto collettivo che nulla risolve, qualche domanda sorge spontanea. E legittima.
Leggiamo con stupore le parole di Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, che a mezzo stampa denuncia oggi la gravissima perdita di potere d’acquisto degli infermieri italiani, richiamando i dati puntuali della Fondazione Gimbe.
Parole forti. Parole giuste. Ma che arrivano dopo. Perché lo stesso Nursind ha recentemente dichiarato la propria intenzione di firmare il nuovo Contratto collettivo della sanità pubblica. Contratto che noi di Nursing Up abbiamo invece rifiutato, proprio per la sua totale inadeguatezza sul piano economico e professionale, e perché non riconosce una possibilità di carriera agli infermieri, così come agli altri professionisti sanitari ex LPegge 43/2006.
Delle due l’una: o ci si è accorti solo oggi della crisi salariale, oppure la si conosceva benissimo e si è scelto comunque – per ragioni su cui non vogliamo speculare – di sostenere quell’accordo. Il punto è semplice: non si può dire sì a un contratto e poi lamentarne le conseguenze con toni da opposizione.
È una questione di coerenza. E soprattutto di rispetto verso gli infermieri, che non meritano questo “teatrino”. A rendere tutto più sospetto è la tempistica: questa rinnovata indignazione arriva curiosamente a ridosso delle elezioni Rsu. Un caso? Forse. Ma la coincidenza non passa inosservata.
Noi, al contrario, non abbiamo bisogno di dichiarazioni a effetto. Abbiamo detto no a un contratto che:
- non prevede e valorizza le carriere per infermieri e gli altri professionisti ex Legge n 43/2006;
- non recupera il potere d’acquisto e riconosce agli infermieri, alle ostetriche e agli altri professionisti sanitari, solo 8 euro in più, di aumento mensile dello stipendio tabellare, rispetto a un assistente;
- accetta senza battere ciglio una logica di sottofinanziamento che penalizza ogni giorno infermieri, ostetriche e altri professionisti sanitari.
Altri hanno scelto di dare il proprio assenso pubblico. Scelte legittime. Ma non si può oggi tornare sul palco con toni da paladini, dopo aver applaudito dietro le quinte. Noi scegliamo la linea della serietà, della coerenza e dell’impegno “non stagionale”.
Perché gli infermieri italiani meritano più di slogan, più di indignazioni intermittenti, più di chi si indigna a tempo scaduto. Nursing Up continuerà a battersi, senza doppi fondi e senza ambiguità, per contratti giusti, per stipendi dignitosi e per una sanità pubblica all’altezza dei suoi professionisti.
Redazione Nurse Times
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