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Nursind Lombardia contro il “vizio” di cercare infermieri all’estero: “La Regione pensi a trattenere quelli italiani”

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Carenza di infermieri in Lombardia: numeri impietosi. Ragioni e possibili soluzioni
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Continua a far disutere la decisione annunciata dalla Regione Lombardia di far fronte alla carenza di infermieri attraverso il reclutamento all’estero, pescando soprattutto in Sud America e Uzbekistan. Uno specchietto per le allodole, secondo la segreteria regionale del sindacato Nursind, che non lesina critiche a una scelta molto divisiva, se non proprio impopolare.

“La carenza di personale – spiegano dal Nursind – è peggiorata nella fase post-Covid, con infermieri che, stremati fisicamente e psicologicamente, hanno optato per il pensionamento, anche anticipato. Negli ultimi anni, poi, stiamo assistendo alla fuga dagli ospedali della Lombardia a quelli della Svizzera, con il nuovo fenomeno di lavoratori frontalieri nel settore della sanità”.

Il sindacato sottolinea inoltre il rischio che pure gli infermieri provenienti stranieri, una volta formati, possano lasciare gli ospedali lombardi o “fuggire” in Svizzera: “Se lo fanno gli infermieri italiani – commenta Donato Cosi, coordinatore di Nursind Lombardia -, perché non dovrebbero farlo quelli che prossimamente arriveranno dall’Uzbekistan o i futuri infermieri che studieranno nelle facoltà lombarde? Anche loro si troveranno ad affrontare le difficoltà che ogni giorno affrontano i colleghi italiani. In Lombardia mancano circa 10mila infermieri: che cosa potranno mai fare 150 infermieri che arrivano da Samarcanda?”.

E ancora: “Invece di investire quei fondi in colleghi che arrivano da così lontano, perché non investire in quelli che già lavorano negli ospedali della Lombardia? Perché non incentivarli economicamente, ma non solo, a prestare il loro servizio qui da noi, invece di fuggire negli ospedali della Svizzera? Se le condizioni lavorative in corsia sono pesanti per gli infermieri lombardi, che qui hanno affetti, probabilmente saranno ancora più difficili per chi si troverà catapultato in un altro mondo, da solo”.

Concludono dal sindacato: “Il vizio del Pirellone di cercare professionisti lontano da casa non è una novità. Era successo durante la pandemia, con gli infermieri di Cuba che avrebbero dovuto rimanere in Lombardia, ma che ben presto sono tornati a casa. E da allora il problema è rimasto. Gli infermieri mancano sempre di più negli ospedali, e adesso la carenza inizia a farsi sentire anche inelle università. La ricetta è sempre la stessa, quella che da almeno una decina di anni Nursind ripete: migliorare le condizioni lavorative ed economiche degli infermieri. Perché, se a casa si lavora bene, non c’è bisogno di cercare altrove”.

Redazione Nurse Times

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