Nuove conferme sull’importanza della musica per lo sviluppo linguistico e cognitivo dei bambini. Al 37° Congresso nazionale ACP si è ricordata l’importanza di festeggiare Nati per la Musica.
“Nati per la Musica“ celebra i suoi primi 20 anni di attività. Il programma nazionale, che promuove la pratica sonora in famiglia almeno dalla gravidanza ai sei anni di età, è nato ufficialmente nel 2006 dall’iniziativa congiunta dell’Associazione culturale pediatri (Acp) e del Centro per la Salute delle bambine e dei bambini onlus (Csb). Dal 2024 è sostenuto anche dalla Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica (Fnopo).
“Nel 2025 ricordiamo la prima uscita di NpM sulla nostra rivista Quaderni ACP, e quindi la comunicazione ufficiale ai pediatri di un progetto che iniziava ad esserci”, ricorda Stefano Gorini, pediatra e co-fondatore di “Nati per la Musica”. Le venti candeline si sono spente in occasione del 37° Congresso nazionale ACP “ACP NEXT GENERATIONS: C’È ANCORA DOMANI” (Jesolo, 18-20 settembre).
“Il progetto – spiega Gorini – nacque in un contesto di crescente interesse per lo sviluppo neurologico dei bambini in rapporto alla musica. La consapevolezza era chiara: la musica poteva diventare un veicolo di crescita, non solo culturale, ma soprattutto relazionale. Preziosissima per lo sviluppo neuroevolutivo del bambino inteso nella sua globalità”.
Fin dall’inizio il programma si è ispirato all’esperienza di “Nati per Leggere“, promuovendo la diffusione della musica in contesti educativi, sanitari e culturali: ambulatori pediatrici, biblioteche, consultori, nidi e scuole dell’infanzia. Un lavoro capillare reso possibile dalla rete di pediatri, ostetriche, infermieri, pedagogisti, musicisti e volontari, formati per accompagnare genitori e bambini in attività musicali condivise.
“I pediatri di famiglia – spiega Gorini – sono interlocutori fondamentali: incontrano tutte le famiglie, anche quelle più fragili, e possono proporre precocemente la musica come strumento di relazione e sviluppo. Il laboratorio musicale, invece, non è pensato per intrattenere il bambino, ma per rafforzare il legame familiare e la genitorialità attraverso la musica”.
La musica porta serenità, gioia, condivisione. Ma c’è anche molto altro. Numerosi studi hanno dimostrato che il cervello dei musicisti presenta differenze strutturali e funzionali rispetto ai non musicisti, spesso legate a un training precoce (Hyde et al., 2009; Schlaug et al., 2009).
Per chiarire se si tratti di effetto genetico o esperienziale, è stato condotto di recente un trial randomizzato con neonati di nova mesi: dopo un mese di lezioni musicali interattive, i bambini mostravano risposte cerebrali potenziate sia ai suoni musicali sia a quelli linguistici, evidenziando un “transfer” dalla musica al linguaggio (Zhao & Kuhl, 2016).
Repliche successive hanno confermato i risultati con tecniche di neuroimaging più avanzate (Zhao & Kuhl, 2018). Tuttavia, analisi di registrazioni ambientali mostrano che nella vita quotidiana i bambini ascoltano pochissima musica diretta a loro, perlopiù proveniente da dispositivi elettronici (Zhao et al., 2023). Ciò contrasta con il ruolo universale della musica documentato in varie culture (Mehr et al., 2019).
“L’accesso precoce a esperienze musicali interattive dovrebbe essere ampliato, sia in famiglia sia a scuola, come strumento di sviluppo e riduzione delle disuguaglianze”, commenta Gorini. Altri importanti riscontri sul tema si trovano a questa pagina, come anche in questa pagina del sito di “Nati per Leggere”.
La ricorrenza dei vent’anni di “Nati per la Musica” è l’occasione per ribadire l’importanza documentata dell’esposizione precoce alla musica. “Una ninna nanna cantata da un genitore – sottolinea Gorini – non è solo un atto affettivo, ma fa bene sia al bambino che al genitore. La musica rafforza il legame, crea una base emotiva sicura e ha ricadute sul lungo termine anche dal punto di vista cognitivo. Studi condotti in contesti difficili dimostrano che interventi relazionali precoci possono ridurre comportamenti violenti e disturbi della condotta. Non puntiamo a formare professionisti della musica, ma a contribuire positivamente al difficile compito delle famiglie, affinché ogni bambina e bambino abbia l’opportunità di sviluppare le proprie potenzialità, contrastando le disuguaglianze”.
Oggi “Nati per la Musica” può contare su un coordinamento nazionale multidisciplinare, referenti regionali e provinciali, e percorsi formativi rivolti ai professionisti della cura e dell’educazione. Una rete che continua a crescere, con un obiettivo semplice ma ambizioso: fare della musica un patrimonio per tutti, e non un privilegio per pochi. Per restare aggiornati sulle attività e i progetti, è possibile seguire la pagina ufficiale su Facebook.
Redazione Nurse Times
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