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Introdotta a metà degli anni quaranta, ma diventata pratica abituale a partire dagli anni 60, l’emodialisi è un procedimento per rimuovere le scorie prodotte dall’organismo e l’eccesso di liquido dal sangue quando la funzionalità renale del malato risulta compromessa dell’85-90%.(www.issalute.it). Il sangue del paziente entra nella macchina dal punto di accesso posizionato sul paziente (fistola, innesto vascolare o linea centrale provvisoria) viene filtrato e poi restituito al paziente. (Piaskowski, 2016).
La fistola artero-venosa del paziente sottoposto a trattamento dialitico deve essere ben funzionante per un esito positivo alla terapia. Il rischio di fallimento dell’accesso è legato ad alcune complicanze (aneurisma, trombosi e stenosi) causate da fattori intrinseci ed estrinseci. A tal proposito è stato condotto uno studio allo scopo di valutare la necessità di implementare piani assistenziali individuali e personalizzati al fine di ridurre l’incidenza di fallimenti dell’accesso vascolare.
L’indagine è stata condotta mediante intervista strutturata diretta ad infermieri e pazienti e consultazione delle cartelle cliniche nell’Unità Operativa di Emodialisi presso l’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I e nel Servizio di Dialisi presso L’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, valutando le complicanze dell’accesso, le caratteristiche anagrafiche e le comorbilità del paziente e gli interventi infermieristici attuati. I risultati hanno mostrato concordanze con gli studi presenti in letteratura per quanto riguarda la correlazione tra le tecniche di puntura dell’accesso e l’insorgenza di complicanze.
I risultati hanno evidenziato alcuni fattori di rischio citati e discussi in letteratura e interventi infermieristici non ancora adeguatamente studiati che potrebbero ridurre il rischio di fallimento dell’accesso.
Giorgia Marsella
Tesi: La gestione infermieristica della fistola arterovenosa nei pazienti sottoposti a emodialisi
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