Appello del docente Filippini: serve un intervento politico e una campagna per valorizzare la professione sanitaria e attrarre nuovi infermieri
L’Università dell’Insubria dà il via ai corsi di laurea in Infermieristica lunedì 3 novembre, ma con un segnale preoccupante per la sanità regionale: 53 posti risultano ancora non assegnati su 249 totali, pari a circa un quinto dei posti disponibili. Questa criticità – che rientra tra le notizie di attualità sulla formazione sanitaria – evidenzia un calo di attrattività verso la professione di infermiere.
I numeri: dove sono i posti vacanti
Secondo gli avvisi ufficiali dell’Ateneo, la distribuzione dei posti non assegnati è la seguente: 5 posti a Busto Arsizio, 35 a Como e 13 a Varese, per un totale di 53 posti ancora liberi. L’Università conferma inoltre la possibilità di subentri e scorrimenti nelle graduatorie con tempistiche e scadenze pubblicate dagli uffici di Ammissione.
La posizione del docente: “manca una strategia politica”
A esprimere preoccupazione è Aurelio Filippini, formatore del Corso di Laurea in Infermieristica e membro del Comitato etico ministeriale: secondo Filippini la situazione richiede interventi politici e istituzionali mirati per migliorare le condizioni di lavoro e promuovere la professione presso i giovani. Filippini sottolinea che l’eccessiva risonanza data al reclutamento di infermieri dall’estero rischia di scoraggiare i candidati italiani e di dare l’impressione che il problema possa essere risolto solo con importazioni di personale.
Contesto più ampio: carenze anche in altri corsi sanitari
Non è solo Infermieristica a soffrire. L’Università dell’Insubria segnala posti liberi anche in altri corsi di professioni sanitarie: 14 posti su 24 nel corso per Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, 6 posti su 60 per Educatori professionali, 4 posti per Tecniche di laboratorio biomedico e 3 per Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria. Una nota positiva arriva dal corso di Tecnico di radiologia, con tutti i 29 posti esauriti, a fronte della crescente domanda di personale specialistico.
Perché succede: fattori che riducono l’attrattività
Più fattori spiegano il calo di iscrizioni: condizioni lavorative percepite come insoddisfacenti, carico di lavoro elevato, salari non competitivi rispetto ad altri mercati (compresa la Svizzera), e comunicazione istituzionale poco efficace nel raccontare il valore professionale dell’infermiere. Itirocini e prime esperienze formative restano elementi decisivi per appassionare gli studenti, ma da soli non bastano se non sono accompagnati da politiche di sostegno chiare.
Impatti sulla sanità e prospettive occupazionali
La carenza di nuovi infermieri rischia di aggravare i problemi di organico negli ospedali e nelle strutture territoriali, specialmente nell’imminente fase di esodo pensionistico prevista nei prossimi anni. Senza un piano di formazione e retention credibile, molte strutture dovranno continuare a ricorrere al reclutamento internazionale per coprire i vuoti, con tutte le implicazioni etiche e organizzative che ciò comporta.
L’Università ha predisposto elenchi per i possibili subentri e scorrimenti: dal 10 novembre saranno pubblicate le graduatorie per l’immatricolazione dei candidati utilmente collocati. Chi è interessato ai posti residui può consultare le pagine ufficiali dell’Ateneo per scadenze e procedure.
Redazione NurseTimes
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