La figura dell’infermiere è molto importante in qualsiasi equipe sanitaria, sicuramente però gli interventi effettuati in area critica o chirurgica hanno una connotazione differente e particolare.
Questo perché non é possibile lavorare in un ambito così specifico senza conoscere determinati presidi o processi assistenziali. Un’altra cosa da tener presente è la rapidità: non si può essere “lenti” nel pensare a cosa fare, al contrario bisogna ridurre i tempi e nello stesso tempo anche gli errori. Questo perché in una situazione di emergenza/urgenza anche un piccolo errore potrebbe essere fatale.
Prima di iniziare a vedere effettivamente di cosa si occupa il professionista sanitario e i vari presidi vediamo la differenza tra i due sostantivi sopra citati:
- emergenza: situazioni di pericolo sopraggiunte all’improvviso che hanno risvolti immediatamente negativi, questo significa che si hanno minuti, a volte anche secondi per poter agire, perché si parla di situazioni patologiche gravissime.
- urgenza: situazioni di pericolo sopraggiunte all’improvviso che però non hanno risvolti immediatamente negativi, si ha quindi un margine di tempo calcolato solitamente in ore. Questo non significa ci si può adagiare sugli allori, quindi comunque bisogna agire nel minor tempo possibile.
L’area critica quindi, che può essere considerata un pronto soccorso o una chirurgia o ancora una terapia intensiva, necessita di attività immediate che sottintendono una conoscenza profonda della materia oltre che una giusta dose di esperienza. Molti pazienti che si accingono in un pronto soccorso infatti hanno una instabilità emodinamica e/o clinica tale da non avere tante possibilità di salvezza. In questo caso le uniche cose che possono realmente fare la differenza sono proprio gli operatori sanitari e la giusta terapia nel giusto tempo. L’assistenza infermieristica per definizione è olistica e completa, ma in questi casi necessita anche di continuità delle cure, perché i pazienti instabili non possono essere lasciati per qualche minuto soli, neanche il tempo di somministrare la terapia ad un altro paziente. Tali criteri di azione devono essere un manuale delle istruzioni da tenere sempre a mente.
In questo articolo ci soffermeremo su alcuni presidi usati nell’ambito dell’emergenza/urgenza. Tra questi uno conosciuto soprattutto in questo periodo storico è la maschera laringea.
La maschera laringea fu inventata nel 1980 da un anestesista inglese, il Dr. Archie Brain e questo presidio venne sviluppato come alternativa sicura ed efficace alla intubazione endotracheale.
Ho parlato di presente perchè ha un uso importante da relativamente poco tempo sia perchè non è semplice da usare senza una corretta preparazione e conoscenza, sia perchè si privilegiavano altri strumenti.
Parliamo per prima di questa maschera per il suo impiego nella gestione delle vie aeree, cosa non di poco conto. Infatti è molto importante nel paziente critico questo aspetto, a maggior ragione con il rischio di soffocamento, che si rileva maggiormente in questi casi a causa della lingua che arretrando va ad occludere il passaggio dell’aria, impedendo la respirazione. Molto spesso invece di utilizzare metodi cruenti come l’intubazione, soprattutto nel caso di situazioni momentanee, si preferiscono dei presidi differenti. Questi presidi, tra cui quelli sovraglottici sono quindi più gestibili rispetto al tubo endotracheale. Questi ultimi infatti, come sappiamo, vengono posizionati al di sopra della laringe e non in trachea. Questo li rende meno invasivi e di più semplice impiego. Bisogna sottolineare che però non sono sempre utilizzabili, si deve comunque valutare il caso specifico presentatosi.
Ma la maschera Laringea come si presenta?
Essa è formata da un tubo esterno gonfiabile tramite una cuffia. Presenta inoltre una zona ovale molto maneggevole che viene inserita per prima e che si gonfierà con aria tramite la cuffia sopra citata. La quantità di aria da inserire tramite una siringa senza ago ovviamente, viene decisa direttamente dal fornitore del presidio e solitamente, proprio per vedere se effettivamente è tutto nella norma e integro, viene gonfiata prima dell’inserimento. La maschera viene inserita sgonfia per via orale e molto spesso alla cieca (sempre previo corso specifico di gestione delle vie aeree). Non trovano ormai facile impiego solo nelle emergenze, ma vengono molto usate anche nei casi di anestesia programmata per intervento chirurgico.
Ovviamente ci sono diversi tipi di maschere: alcune più performanti, come ad esempio quelle di ultima generazione che presentano del gel nella parte anteriore del presidio per permettere allo stesso di modellarsi a seconda della connotazione anatomica delle vie aeree del paziente. Ancora un’altra cosa possibile, tramite alcune maschere laringee, è l’introduzione di un tubo di drenaggio gastrico, utile in alcuni casi sia di emergenza che di elezione.
Taglie della maschera laringea tipo i-gel
- I-gel dimensione: n°3
- Colore: GIALLO
- Range di peso: 30-60 kg
- I-gel dimensione: n°4
- Colore: VERDE
- Range di peso: 50-90 kg
- I-gel dimensione: n°5
- Colore: ARANCIONE
- Range di peso: > 90 kg
Questo strumento è disponibile in diverse misure: in genere si utilizza la più corretta a seconda del peso, del sesso e della conformazione anatomica del paziente. Non bisogna omettere che per poter usare questo presidio il paziente deve essere in completo stato di incoscienza, il collo deve essere adeguatamente esteso e che quindi necessita di uno studio previo utilizzo. Non vi sono comunque controindicazioni mediche nell’ utilizzo di questo presidio ma bisogna, come per tutte le faccende medico-sanitarie essere adeguatamente formati.
Dott.ssa Taccagna Federica
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