Riceviamo e pubblichiamo un comunicato redatto da una rappresentanza degli Infermieri Pediatrici del Piemonte
Le funzioni dell’infermiere pediatrico sono individuate dal relativo Profilo Professionale (D.M. n. 70/1997):
“L’infermiere pediatrico è il professionista sanitario che, in possesso del titolo abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale (IP.AS.VI), è responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica. Gestisce ed attua interventi di tipo preventivo, curativo, palliativo e riabilitativo nei confronti di neonati e bambini, sani o ammalati, fino al diciottesimo (18) anno di età, nonché nei confronti della famiglia e della comunità relativamente ad interventi di educazione sanitaria e promozione della salute”.
La specificità della figura professionale è data dalle conoscenze e dalle competenze che il professionista acquisisce durante la formazione universitaria triennale di base, che applica in relazione alle diverse patologie sia pediatriche sia dell’età evolutiva, promuovendo anche l’educazione alla salute.
L’approccio clinico assistenziale per i pazienti pediatrici e per quelli adulti è diverso per fisiopatologia e anatomia, nonché per componenti emotive e relazionali facilmente comprensibili. Sono intuitive e confermate da numerosi studi scientifici in ambito neonatologico e pediatrico la specificità dei trattamenti, delle terapie, dei dosaggi farmacologici, nonché la presa in carico dell’intera famiglia (family care).
La CARTA DEI DIRITTI DEI BAMBINI IN OSPEDALE, approvata nel 2001 e Il “CODICE DEL DIRITTO DEL MINORE ALLA SALUTE E AI SERVIZI SANITARI” del 2013, rappresentano un ulteriore e notevole passo avanti verso la garanzia dei diritti dei minorenni in campo pediatrico sanitario poiché si pongono come obiettivo quello di fornire degli strumenti di tutela dei piccoli pazienti che vivono le diverse realtà sanitarie nell’ottica prevista dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza emanata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989.
E’ da rimarcare che l’art. 6 e l’art. 12 del “Codice del diritto del minore alla Salute e ai Servizi Sanitari” enunciano:
- l’art. 6, comma 3 “Assistenza globale e continuata”: “In caso di ricovero in ospedale e dopo la sua dimissione, al fine di garantire la continuità assistenziale, il minore (in particolare se affetto da malattie croniche o disabilità), ha diritto di essere preso in carico da una rete multidisciplinare integrata, tra strutture universitarie o ospedaliere di riferimento e strutture sanitarie e sociali territoriali”.
Accordando il diritto alla continuità dei trattamenti, parallelamente devono essere previsti percorsi di transizione dalla gestione pediatrica a quella dell’adulto per tutte le patologie complesse, croniche e/o disabilitanti, secondo le modalità più appropriate a garantire la continuità dell’assistenza sanitaria.
Tali percorsi NON sono stati attivati nella maggior parte delle Regioni Italiane per i pazienti con patologia oncologica, cardiologica, pneumologica, immunologica, malattie della coagulazione, malattie neuromuscolari e/o genetiche.
- l’art. 12 “Formazione degli operatori” al comma 1 stabilisce inequivocabilmente che “I minori hanno diritto di essere curati ed assistiti da medici, infermieri e altri professionisti sanitari che abbiano una specifica formazione di base o una specializzazione post-laurea in ambito pediatrico e adolescenziale.
Rimarcando ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, la specificità degli infermieri pediatrici, alcune considerazioni vanno riservate per alcune tipologie di pazienti come gli oncologici e i cardiologici proprio per la peculiarità delle due patologie citate. Infatti alcune forme leucemiche che insorgono dopo i 18 anni hanno una risposta, clinicamente e scientificamente provata, migliore con utilizzo dei protocolli terapeutici utilizzati per i pazienti pediatrici; alcune patologie cardiache ad insorgenza in età pediatrica oppure secondarie a patologie insorte da infante necessitano di proseguire le cure in ambiente pediatrico altamente specializzato, poiché si tratta di patologie totalmente sconosciute ai clinici e agli infermieri dell’età adulta proprio perché malattie caratterizzanti l’età pediatrica.
Ennesimo campo esplicativo può essere applicato alle malattie neuromuscolari e/o genetiche che non seguono l’andamento anagrafico e temporale. Infatti anche in età adulta questa tipologia di pazienti presentano caratteristiche anatomiche dell’età pediatrica (alcuni pazienti non pesano neanche 25 kg). È importante sottolineare inoltre che la Legge sulla responsabilità professionale 24/2017 (Gelli) descrive chiaramente che il campo di intervento sanitario debba essere supportato della più recenti ed evidenze scientifiche che come descritto indicano in linee guida protocolli pediatrici migliori esiti di salute.
Sarebbe opportuno quindi:
- definire un percorso transitorio istituzionale, con tutte le parti interessate (Governo, Professionisti, Federazione dei Collegi provinciali IPASVI ed altri soggetti allo scopo individuati), per tutelare il campo di attività e responsabilità dell’infermiere pediatrico che si trovi ad operare in ambiente pediatrico per continuità assistenziale anche su pazienti MAGGIORENNI affetti da malattie acute e croniche per le specificità enunciate prima al fine di tutelare i giovani adulti e le loro famiglie.
- Preferire sempre e comunque l’assunzione di infermieri pediatrici in tutti gli Ospedali pediatrici e in tutti i reparti di neonatologia e pediatria presenti sul territorio nazionale per le competenze professionali descritte e per la sicurezza delle cure.
Dopo l’attenzione dimostrata da forze politiche regionali, quali il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Mauro Laus, e dall’Assessore alla Sanità Antonio Saitta, un confronto costruttivo e serio si è aperto con la Nostra Presidente Barbara Mangiacavalli e con la vice Presidente Maria Adele Schirru della Federazione Nazionale IPASVI.
Auspichiamo nella ricerca comune di soluzioni concrete e SOSTENIAMO chi CI ASCOLTA.
Redazione NurseTimes
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