L’infermieristica è una disciplina autonoma, fondata su un sapere scientifico, metodologico e relazionale, che si è evoluta nel tempo fino a diventare un pilastro imprescindibile dei sistemi sanitari moderni. Mettere in discussione i progressi compiuti in ambito formativo equivarrebbe a disconoscere il percorso evolutivo della disciplina e il suo consolidamento nel panorama sanitario nazionale e internazionale.
Nel dibattito pubblico sulla carenza di infermieri si è recentemente affermata una prospettiva che, pur riconoscendo la gravità del fenomeno, propone una lettura parziale e per certi versi fuorviante delle sue cause. In particolare, si è sostenuto che uno dei principali deterrenti alla scelta della professione infermieristica da parte dei giovani risiederebbe nelle lunghezza complessità del percorso universitario, ritenuto eccessivamente simile a quello medico.
Questa visione, tuttavia, rischia di ridurre una questione strutturale e multifattoriale a un problema di mera “attrattività” formativa, trascurando il valore intrinseco della formazione accademica e il ruolo strategico dell’infermiere nel sistema salute. La formazione universitaria in infermieristica non è un ostacolo, ma una necessità. È il fondamento su cui si costruisce la professionalità dell’infermiere, figura centrale nei processi di cura, prevenzione, educazione sanitaria e gestione clinico-organizzativa.
In un contesto sanitario sempre più complesso, segnato da cronicità, multimorbidità e transizioni assistenziali, l’infermiere è chiamato a esercitare un pensiero critico, a prendere decisioni autonome, a gestire situazioni ad alta complessità clinica e relazionale. Tutto ciò richiede una preparazione solida, basata su evidenze scientifiche, competenze trasversali e capacità di adattamento continuo.
Sostituire il percorso universitario con un modello formativo di tipo liceale, riducendone la durata e la complessità, significherebbe non solo compromettere la sicurezza e l’efficacia dell’assistenza, ma anche tradire i principi fondamentali che regolano il diritto alla salute e l’accesso equo e sicuro alle cure. La formazione accademica triennale, integrata da percorsi magistrali e master di specializzazione, rappresenta oggi lo standard minimo per garantire un’assistenza competente, centrata sulla persona e orientata agli esiti.
Inoltre l’apparente convergenza con il percorso formativo medico non rappresenta una criticità, bensì un’evoluzione coerente con la crescente complessità dell’assistenza e con la necessità di una formazione interdisciplinare e scientificamente fondata. L’infermieristica è una disciplina autonoma e complementare, con un proprio corpus teorico, una propria metodologia e un impatto documentato sugli esiti di salute, come dimostrano numerosi studi internazionali.
Se davvero si vuole rendere la professione infermieristica più attrattiva, occorre agire su leve ben diverse:
- Riconoscere formalmente le competenze avanzate, valorizzando i percorsi specialistici e di carriera clinica, manageriale, formativa e di ricerca.
- Promuovere contesti organizzativi che favoriscano condizioni di esercizio professionale coerenti con i principi di sicurezza, qualità e benessere organizzativo, attraverso assetti che permettano agli infermieri di operare con efficacia, continuità e appropriatezza, valorizzando l’autonomia decisionale, la responsabilità clinica e la partecipazione attiva nei processi di cura e nei modelli di governance.
- Rivedere i sistemi retributivi, affinché riflettano il valore sociale, la complessità e il rischio connessi all’agire infermieristico.
- Investire nella ricerca infermieristica, per consolidare l’evidenza scientifica a supporto delle pratiche assistenziali e favorire l’innovazione nei modelli di cura.
In conclusione, la formazione universitaria degli infermieri non è un lusso, ma un investimento. È la risposta più efficace alla crescente domanda di salute, alla necessità di garantire qualità e sicurezza delle cure, alla sfida della sostenibilità dei sistemi sanitari. Sottovalutarla o comprometterne il valore significa non cogliere appieno le trasformazioni in atto nella sanità contemporanea. Al contrario, rafforzarla è l’unica strada per costruire un futuro in cui l’infermiere sia davvero protagonista del prendersi cura.
Laura Baldassarri
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