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Follia a Reggio Emilia: prima le coltellate in centro, poi le botte in ospedale. Feriti infermiere e barelliera

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Follia a Reggio Emilia: prima le coltellate in centro, poi le botte in ospedale. Feriti infermiere e barelliera
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Sconvolgenti episodi di violenza a Reggio Emilia, dove nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, in pieno centro cittadino, si è scatenata una rissa tra alcuni giovani nordafricani, con tanto di coltellate. Uno di loro è stato portato in automedica al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova con un ferita profonda 13 centimetri, mentre altri tre ci sono arrivati in autonomia.

E proprio nel reparto di emergenza è ricominciata la violenza. A farne le spese un infermiere 30enne e una barelliera, che hanno riportato contusioni al braccio e alla testa. Entrambi stavano medicando il ferito giunto per primo e sono poi corsi a sedare la zuffa ri partita tra gli altri ragazzi, arrivati poco dopo.

Alberto Ansaloni, della Cisl Fp Emilia Centrale, ha così commentato: “Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi coinvolti in questo fatto di cronaca che, come accaduto anche in passato sia al Santa Maria che negli altri ospedali della provincia, mette a rischio la salute di chi lavora per curare tutti noi e di tutti i pazienti che accedono in modo civile all’ospedale. Per tentare di fermare queste situazioni occorre rivalutare una maggior apertura del posto di polizia all’interno dell’ospedale, oggi presente solo alla mattina”.

Prosegue Ansolani: “Nei giorni scorsi sono stati riportati alcuni dati dell’attività dei Cau. Premettendo il massimo impegno dei colleghi, che da quasi nove mesi si stanno impegnano al massimo su questo servizio, dal nostro punto di vista l’apporto al Pronto soccorso, in termini di riduzione degli accessi, ancora non si è visto. Il problema è complesso, ma occorre che il Cau diventi nei fatti un’alternativa alle richieste di cura, evitando il più possibile recarsi per le visite improprie al Ps. A oggi non è ancora così. Le soluzioni? La prima, logistica, consiste nell’avvicinarlo alla zona ospedaliera, in modo che chi ha situazioni non gravi possa essere indirizzato da subito a un servizio dove la presa in carico è più rapida ed efficace”.

Conclude il sindacalista: “Pur consapevoli della carenza di personale sanitario, in periodi di forte accesso può essere utile potenziare il servizio, in particolare il triage, assegnare un codice di gravità e di monitorane lo stato di salute fino alla visita. Il personale non ce la fa più. Una soluzione parziale, stante la nota difficoltà di assunzione, può essere l’introduzione di un collega che coadiuvi il triagista nel monitoraggio dei pazienti”.

Redazione Nurse Times

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