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Foggia, chiuse le indagini sui maltrattamenti all’Opera Don Uva: le scioccanti ricostruzioni della Procura

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A distanza di oltre due anni e un mese dal blitz “New life” del 24 gennaio 2023, quando furono arrestate 15 persone, il pm Pietro Iannotta ha chiuso le indagini sui presunti maltrattamenti a 28 pazienti, quasi tutte donne e con gravi ritardi mentali, ricoverati nell’ex Istituto ortofrenico di Foggia, gestito dalla struttura sociosanitaria-riabilitativa Opera Don Uva.

Sono 32 gli indagati a cui viene notificato in questi giorni l’avviso di conclusione indagini. Le difese avranno 20 giorni per depositare memorie difensive, chiedere interrogatori, sollecitare nuove indagini; poi il pm valuterà se e per chi chiedere al gup il rinvio a giudizio. La prova è nei filmati registrati tra il 6 luglio ei primi di settembre 2022 dalle telecamere nascoste dai carabinieri nel reparto, e poi scoperte da alcuni dipendenti della struttura.

Sono 69 i capi d’accusa contestati a vario titolo a: 8 infermieri della società Universo Salute; 17 operatori sociosanitari della stessa società; ulteriori 4 oss della Etjca spa; 2 educatori professionali della Universo salute; 1 addetto alle pulizie dipendente della società La Pulisan. Il principale reato contestato a 30 dei 32 indagato è quello di maltrattamenti a 28 anziani degenti invalidi e disabili (26 donne, 2 uomini), che sarebbero stati “sottoposti sistematicamente a umiliazioni, percosse, ingiurie e molestie, approfittando dell’età avanzata delle parti offese e delle patologie che ne ostacolavano la difesa; maltrattamenti finalizzati a tenere le vittime, anche quello che non ne erano oggetto diretto ma solo spettatrici, in uno stato di costante soggezione”.

Fatti commessi a Foggia fino al gennaio 2023, data del blitz, aggravati dall’avere: agito contro disabili; utilizzato mestoli, scope, deambulatori per minacciare e colpire i pazienti; agito con sevizia e crudeltà, “umiliando le persone offese anche solo al fine di deriderle o di offenderne la dignità”; vessato persone non in grado di difendersi; abusato delle proprie mansioni; commesso il reato ai danni di persone ricoverate in una struttura sociosanitaria-riabilitativa.

Contestati 63 episodi di sequestro di persona e un tentativo di sequestro per aver chiuso i pazienti nelle stanze per impedire di uscire e vagare per i corridoi durante i turni notturni. E ancora 3 episodi di violenza sessuale, di cui rispondono Pasquale Andriotta e Antonio Melfi per aver palpeggiato un’anziana il primo, e per aver indotto due degenti a compiere atti sessuali il secondo. Ad Anna Maria Amodio si contesta invece di aver assistito inerte mentre Andriotta avrebbe palpeggiato il seno a una ricoverata.

Infine Antonio Roberto, operatore socio-sanitario, è estraneo alle ipotesi di maltrattamenti e sequestri: risponde unicamente di favoreggiamento perché avrebbe aiutato altri dipendenti a cercare e sabotare le telecamere nascoste dai carabinieri per filmare quanto succedeva nel reparto.

L’operazione di Procura e carabinieri denominata “New life” scattò il 24 gennaio 2023 con l’esecuzione di 30 ordinanze cautelari firmate dal gip: carcere per 7 persone; domiciliari per 8; 15 divieti di avvicinare le persone offese e/o di dimorare presso la struttura. Nelle settimane successive scattarono licenziamenti per molti indagati.

Negli interrogatori di garanzia gli indiziati respinsero le accuse: nessuna volontà di fare del male ai degenti o umiliarli; tantomeno sequestri di persona anche perché le stanze erano prive di serrature o erano rotte; parole e frasi quelle sì inopportune rivolte talvolta ai pazienti; anche qualche comportamento censurabile conseguenza dello stress di chi si trovava da solo o al massimo in coppia a dover assistere per ore sino a 30 pazienti oligofrenici, di difficile gestione.

La Procura replica e parla di percosse, minacce, insulti: pazienti afferrate per i capelli; colpite con calci e pugni e talvolta con mestoli e scope; strattonate; trascinate per i corridoi. Avvertimenti del tipo: “Non ti mettere a mangiare, altrimenti ti…” (irriferibile); “Bastarda di m… Ti spezzo a metà”; “Se mi guardi un’altra volta, ti porto dentro e ti faccio un palliatone”; “Ma che, sei convinta che stanno le telecamere? Io ti uccido di mazzate”; “Datemi un lenzuolo, fatemele attaccare”; “Vattene di qua, se no ti infilo il coltello in gola”.

E ancora: “Se vengo di là, ti do una capocciata che ti rompo la testa”; “Se potessi ucciderti, ti ucciderei”. Ingiurie continue, irriferibili. Derisioni e umiliazioni: “Io me ne devo andare. Sei tu che rimani qua perché sei pazza”; “Qua dovete stare tutti chiusi nelle celle”; “Tuo fratello non ci viene più, si frega i tuoi soldi e se ne va a mangiare al ristorante”; “Fai una cosa: suicidati”; “Ma da quando non ti lavi? Fai schifo per come puzzi”.

Redazione Nurse Times

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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1 Commento

  • SEVERITA’ MASSIMA DELLA PENA, QUESTI SONO CRIMINI CHE DOBBIAMO FERMARE.

    DOBBIAMO FERMARE ANCHE LA PEDOFILIA .

    TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE DEVONO UNIRSI A QUESTA BATTAGLIA . TUTTI DOBBIAMO FARE FRONTE.

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