Riceviamo e pubblichiamo una nota degli Stati Generali Oss.
Il recente scandalo dei falsi attestati per operatori socio-sanitari (oss) per il maxi concorso degli Ospedali Riuniti di Foggia rappresenta un ulteriore segnale grave non solo per la legalità, ma soprattutto per la credibilità dell’intero sistema di formazione e selezione del personale sociosanitario. Non è un caso isolato, ma l’emersione di una zona grigia che da troppo tempo viene ignorata e che evidentemente è destinata ad allargarsi.
In un momento storico in cui si sono introdotte figure “intermedie” come l’assistente infermiere, con un basso livello di formazione e con standard non ancora definiti, questo episodio dovrebbe far riflettere seriamente chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Senza un coordinamento nazionale chiaro e senza controlli stringenti, si rischia di produrre una proliferazione di percorsi poco trasparenti, facilmente aggirabili, alimentando il mercato nero dei titoli. Serve un cambio di passo deciso.
Come Stati Generali Oss, chiediamo da tempo una formazione di livello più alto, statale, affidata agli istituti professionali pubblici e regolata da standard nazionali chiari. L’istituzione di un diploma di qualifica per assistente infermiere, con una formazione solida, riconosciuta e controllata, sarebbe l’unico modo per garantire una professione seria, qualificata e capace di dare risposte ai bisogni complessi della sanità moderna.
Una formazione più alta significa anche una selezione naturale degli studenti, che non cercano scorciatoie, ma un reale percorso professionale e umano nel settore della cura. Aumentare il livello non è un modo per escludere, ma per valorizzare chi merita e chi ha la vocazione per questo lavoro. È anche uno scudo contro le truffe, perché in un sistema trasparente e pubblico è più difficile imbrogliare.
Infine ribadiamo la necessità urgente di istituire un Registro nazionale degli oss, gestito sotto l’egida degli Stati Generali, con il compito di monitorare, certificare e aggiornare le competenze degli operatori. Un registro unico, digitale, consultabile permetterebbe di garantire la tracciabilità dei titoli, evitare la circolazione di falsi attestati e offrire uno strumento di qualità per le aziende sanitarie, le famiglie e gli stessi professionisti.
Il caso di Foggia non è solo cronaca giudiziaria. Chi oggi cerca scorciatoie sarà chiamato domani ad assistere i nostri anziani, i nostri malati, i nostri figli. Non possiamo permetterci l’improvvisazione, né la complicità del silenzio. Serve un sistema serio, nazionale, pubblico e trasparente. Il tempo delle riforme è adesso.
Redazione Nurse Times
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