Nel cuore dell’esperienza videoludica e analogica, la medicina emerge non solo come tema narrativo, ma come elemento strutturale che invita i giocatori a riflettere sul valore della cura, della diagnosi e della collaborazione terapeutica. Sempre più titoli, tra videogiochi, giochi da tavolo e online, mettono al centro patologie, cure e ospedali – non con intento divulgativo sterile, ma con la forza evocativa di un medium coinvolgente.
Tra simulazione, strategia e sensibilizzazione
Uno dei titoli più emblematici del videogioco educativo è Re‑Mission, ideato per sostenere giovani pazienti oncologici. Qui, il giocatore controlla un nanobot che combatte cellule tumorali all’interno del corpo umano, utilizzando armi mediche come il Chemoblaster o il Radiation Gun, mentre impara a conoscere farmaci e procedure terapeutiche. La forza di Re‑Mission risiede nel suo duplice ruolo: intrattenere e motivare, migliorando l’aderenza al trattamento realmente prescritto. Il seguito online Re‑Mission 2 ha confermato questo effetto, con evidenze scientifiche a supporto.
Accanto a questo, Ben’s Game, creato da un bambino malato di leucemia e realizzato con il supporto di Make‑A‑Wish, adotta un registro più giocoso e simbolico: il protagonista miniaturizzato distrugge “scudi” evocativi delle complicazioni chemioterapiche e affronta mostri allegorici. Un approccio che cerca di trasmettere comprensione e sollievo, senza far sentire il giocatore “perdente”.
Ospedali giocattolo per tutti
Esiste poi un filone più leggero e strategico, in cui il tema medico diventa occasione per meccaniche gestionali e cooperative. Two Point Hospital – erede del celebre Theme Hospital – è un simulatore che consente ai giocatori di costruire e gestire strutture sanitarie, occupandosi del personale, dei reparti e delle malattie più fantasiose come la “Fedheadness” o la “Cubismo”. Il tono è volutamente comico, giocando sulla visione ironica dell’ambiente ospedaliero, e offre anche modalità multiplayer cooperativo e competitivo, con sfide periodiche e leaderboard.
Nel panorama dei giochi da tavolo, Pandemic è ormai un classico per il genere cooperativo: i giocatori si uniscono per contrastare la diffusione di malattie, elaborare cure e impedire catastrofi globali. Il design semplice ma coinvolgente ha generato numerose espansioni e versioni legacy, trasformando questo gioco in un’esperienza sempre più profonda. Accanto a questo, titoli più di nicchia come Critical Care: The Game cercano di ricreare l’esperienza di un’unità di terapia intensiva, con carte, complicazioni reali e teamwork da manuale.
Narrativa, etica e tensione
Oltre a simulazione e cooperazione, alcuni giochi puntano sull’introspezione: Do No Harm, uscito di recente su Steam, immerge il giocatore in una realtà clinica oscura e lovecraftiana, in cui ogni scelta terapeutica ha conseguenze morali, etiche e narrative. L’obiettivo non è solo “curare”, ma confrontarsi con l’incertezza: chi salvare? A quale costo? L’intensità narrativa è centrale, e ogni partita diventa un viaggio emotivo in bilico tra decisioni e ripercussioni.
La medicina nell’online gaming
Nel contesto del gioco online, titoli come Plague Inc. simulano l’evoluzione e la diffusione di epidemie, ma anche la loro gestione globale. In modalità più recenti, i giocatori devono fermare virus pandemici, creare vaccini e bilanciare economia, fiducia pubblica e tempistiche. Questo tipo di esperienza mette alla prova le abilità strategiche e rende tangibile la complessità delle decisioni sanitarie.
Alcuni portali online dedicati al gioco, spesso orientati a generi molto diversi, hanno incluso sezioni dedicate a esperienze mediche interattive. È curioso notare come in piattaforme che offrono giochi da casino si trovino esperimenti simulativi incentrati su ospedali, microbi e interazioni medico-scientifiche. La loro presenza testimonia come la medicina stia contaminando anche spazi ludici non convenzionali.
Tra consapevolezza e intrattenimento
Il panorama dei giochi a tema medico è sorprendentemente sfaccettato: si spazia dalla formazione alla satira, dall’azione alla riflessione morale. Tuttavia, tutti questi giochi hanno un aspetto in comune: il tentativo di rendere la medicina comprensibile, interattiva e, in un certo senso, umana. Giocare a salvare vite, gestire risorse sanitarie o affrontare pandemie su una plancia o uno schermo, non equivale certo a vivere quei contesti, ma può offrire un modo per comprenderli meglio – o almeno per discuterne.
Il gioco, in questo caso, non è fuga. È traduzione. Un modo per parlare di medicina senza paura o tecnicismi, usando la curiosità e l’interazione come strumenti di dialogo. In un mondo in cui la sanità è al centro del dibattito pubblico, anche un semplice gioco può diventare un punto di partenza per riflettere su ciò che significa prendersi cura – degli altri e, forse, anche di sé stessi.
Redazione NurseTimes
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