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Gentile Direttore di NurseTimes,
Presento ai suoi lettori la mia tesi di laurea dal titolo “Il Moral Distress tra gli infermieri italiani: studio pilota per la validazione della Moral Distress Scale-28 (MDS-28) ai tempi del nuovo Codice Deontologico 2025“, dissertata presso l’Università degli Studi di Bari.
ABSTRACT
Background
Il distress morale è una condizione psicologica complessa. Si manifesta quando i professionisti sanitari riconoscono l’azione moralmente appropriata, ma non possono metterla in pratica a causa di vincoli organizzativi, gerarchici o normativi. Tale esperienza, descritta per la prima volta da Jameton negli anni ‘80, è ormai sempre più diffusa. Questo avviene nei contesti assistenziali locali, soprattutto se complessi e ad alta intensità etica. Ne derivano varie conseguenze negative sia sul benessere individuale sia sulla qualità delle cure messe a disposizione. Inoltre, influisce sul clima organizzativo.
Nonostante la crescente attenzione internazionale, in Italia gli studi su tale fenomeno sono ancora limitati. Sarebbe pertanto opportuno approfondirne la conoscenza, per salvaguardare gli operatori dal pericolo di stress, burn-out e abbandono della professione. Inoltre, si potrebbero limitare le conseguenze che si riverserebbero sulle istituzioni sanitarie, quali turn-over, riduzione delle performance e compromissione dell’efficienza del sistema sanitario.
Obiettivo
Determinare un piloting per il futuro studio di validazione dello strumento MDS-28 e stimare il livello di moral distress del personale infermieristico italiano. Questo in relazione ai fattori demografici e lavorativi.
Materiali e Metodi
È stato condotto uno studio pilota cross-sectional a livello nazionale su un campione probabilistico casuale semplice di 409 partecipanti rappresentati da infermieri. Lo studio è stato realizzato in un periodo compreso tra marzo e maggio 2025. Per la raccolta dati è stato utilizzato il questionario, realizzato e somministrato tramite Google moduli, Moral Distress Scale (MDS-28). Questo è formato da 28 items, suddivisi secondo 3 dimensioni. Lo scopo è valutare con quanta frequenza e con quale intensità i soggetti, durante la pratica clinica, vivono tale conflitto morale. I dati raccolti sono stati successivamente elaborati su foglio di calcolo tramite Excel. Infine, sono stati analizzati con statistiche descrittive e inferenziali.
Risultati
A seguito dell’analisi dello studio è emerso che il 68.2% del campione è rappresentato da donne (n=279). Riguardo l’età, si può affermare che il 65.5% appartiene alla fascia ≤30 anni (n=268).
Il titolo di studio prevalente è la formazione di base (triennale) o diploma equipollente. Questo è stato riscontrato in ben 277 partecipanti (67.7%). L’area geografica preponderante è rappresentata dal Nord Italia. Questa è appartenente al 38.4% della popolazione in esame (n=157). Per gli anni di servizio, l’esperienza maggiormente indicata è stata quella ≤ 5 anni. Questo secondo il 64.6% dei soggetti (n=264). Per l’area clinico/lavorativa, la più diffusa risulta essere quella indicante la voce ‘altro’. È contrassegnata da ben 109 rispondenti (29.3%). Questa è rappresentata da area geriatrica, sanità pubblica, assistenza domiciliare e ambulatoriale, area riabilitativa, territorio, area penitenziaria e blocco-operatorio. Inoltre, la mediana più elevata è stata ottenuta per la dimensione ‘Potere decisionale medico’ rispetto ai punteggi totali.
In relazione alle singole variabili le mediane più alte appartengono:
- alle donne per ogni dimensione;
- a coloro con età ≤30 per le dimensioni ‘Organizzazione’ e ‘Potere decisionale medico’ e a coloro con età compresa tra 41 e 50 anni, per la dimensione ‘Responsabilità individuale’;
- ai partecipanti con anni di servizio compresi tra i 6 e i 15, per le dimensioni ‘Organizzazione’ e ‘Potere decisionale medico’, e ai partecipanti con anni di servizio compresi tra i 16 e i 25, per la dimensione ‘Responsabilità individuale’;
- ai soggetti con formazione post-base, per le dimensioni ‘Organizzazione’ e ‘Responsabilità individuale’, e ai soggetti con formazione base per la dimensione ‘Potere decisionale medico’;
- agli infermieri del Sud Italia per le varie dimensioni.
Per gli intervalli interquartili sono stati riscontrati valori similari tra la dimensione ‘Potere decisionale medico’ e la dimensione ‘Organizzazione’, rispetto ai punteggi totali.
Infine, un risultato importante ottenuto è dato dalla presenza di dati statisticamente significativi riguardanti la dimensione ‘Responsabilità individuale’ e la variabile ‘area geografica’. In particolare ‘sud’ e ‘isole’, questo dimostra come tale fenomeno sia diffuso per intensità e frequenza.
Conclusioni
Lo studio effettuato ha evidenziato un livello di moral distress importante soprattutto nella dimensione ‘Potere decisionale medico’. Ha anche evidenziato la presenza di ulteriori dati statisticamente significativi per la dimensione ‘Responsabilità individuale’ correlata alla variabile ‘area geografica’. Tramite tale analisi, rappresentante di un test pilota per futuri studi di validazione dello strumento utilizzato, è emerso come sia effettivamente necessario implementare le misure di prevenzione e promozione del benessere etico-professionale. Questo è rivolto agli operatori sanitari.
Le realtà operative locali e la figura dell’infermiere sono in continuo aggiornamento. Ciò deve essere accompagnato da un maggior interesse per tale problematica, non solo individuale, ma anche sistemica.
È stato dimostrato che un livello di moral distress più elevato porta i sanitari a subire effetti negativi psicologici/emotivi. Può avere anche effetti fisici/somatici, fino all’abbandono della professione.
Imparare a riconoscere i segni del moral distress permetterebbe di intervenire sugli operatori e sull’ambiente lavorativo. Questo migliorerebbe la qualità delle cure e dell’assistenza erogata, agendo sulle dinamiche psicologiche e professionali che coinvolgono tutto il personale.
Quindi, si comprende come sia cruciale approfondire le teorie, le scale di valutazione e le possibili strategie di gestione del fenomeno. È necessario offrire tutti gli strumenti per ridurre l’impatto del moral distress. Questo permette di fronteggiare in anticipo conseguenze a lungo termine e favorire una cultura organizzativa più etica, resiliente e centrata sulla persona.
Dott.ssa Jlenia Modugno
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