Il trattamento, in uso a Villa Silvia di Senigallia, si dimostra efficace per la cura di ludopatia, uso cocaina, alcol e nicotina.
“A Villa Silvia di Senigallia i pazienti affetti da depressione resistente o da dipendenza patologica da sostanza (in particolare alcol o cocaina) e/o comportamentale (gioco d’azzardo) vengono trattati con una tecnica innovativa, la stimolazione magnetica transcranica profonda (rTMS), seguendo contemporaneamente un percorso terapeutico individuale e personalizzato, studiato da un’equipe multidisciplinare ed altamente specializzata. Lo studio sperimentale, frutto di una convenzione progettuale firmata tra la Casa di Cura Villa Silvia e l’Area Vasta 1 (Fano-Pesaro-Urbino) in collaborazione con il professor Marco Diana, ordinario di Chimica e farmacia dell’Università degli Studi di Sassari – uno dei massimi esperti nazionali e internazionali sulle applicazioni rTMS – viene condotto su pazienti affetti da GAP-Gioco D’azzardo Patologico afferenti al Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’AV1 e sta producendo risultati preliminari molto incoraggianti”. Così si legge nella nota diffusa dal Centro Recupero Dipendenze San Nicola.
“La stimolazione rTMS – aggiunge il Centro – inserita in un programma di disintossicazione per pazienti ambulatoriali sembra essere ancora più efficace sulla ludopatia e sulle dipendenze comportamentali: in particolare, si sta analizzando come la rTMS possa aiutare a risolvere la dipendenza da gambling disorder (gioco d’azzardo patologico), per la quale attualmente non esiste alcun trattamento farmacologico specifico. Villa Silvia, inoltre, utilizza la terapia con rTMS anche in un protocollo di residenzialità breve per i pazienti dipendenti, all’interno di un contesto ospedaliero riabilitativo e di post cura grazie all’interazione con il Centro di Recupero Dipendenze San Nicola di Piticchio, in provincia di Ancona”.
“La stimolazione magnetica transcranica profonda è una metodica semplice e non invasiva, senza particolari effetti collaterali, priva di rischi reali se preceduta da un’anamnesi completa e corretta, e che non ferma la vita del paziente – ha dichiarato la dottoressa Federica Aliotta, dirigente medico e aiuto-responsabile dell’Unità funzionale di Riabilitazione psichiatrica e delle dipendenze presso la Casa di Cura Villa Silvia –. Rappresenta una tappa di un percorso riabilitativo più complesso e ampio che proponiamo a Villa Silvia. Alla base della buona riuscita della terapia è essenziale la volontà di ‘smettere’ da parte del paziente, coadiuvato e assistito dalle cure e dal percorso terapeutico individuale. L’utilizzo del macchinario, inoltre, costituisce una valida, efficace e molto ben tollerata alternativa al tradizionale trattamento farmacologico, rendendo il paziente più reattivo anche nelle attività previste dall’equipe medica”.
“I risultati che stiamo osservando, benché preliminari – ha commentato Marco Diana, professore dell’Università degli Studi di Sassari –, sono molto favorevoli ed estendono al GAP (dipendenza comportamentale) osservazioni simili, già documentate nella letteratura scientifica internazionale, riguardanti la cocaina, l’alcol, la nicotina etc. Uno degli aspetti più rilevanti della terapia con rTMS è la possibilità di evitare trattamenti farmacologici che, con i loro effetti collaterali, riducono le capacità cognitive del paziente che, invece, ha assoluta necessità delle sue facoltà mentali per affrontare la terapia”.
“La sinergia che si è venuta a creare tra settore pubblico (Servizio Sanitario – Area Vasta 1) e settore privato (Casa di Cura Villa Silvia) e favorito dall’utilizzo di fondi nazionali, è un plus, un esempio da seguire anche per altri progetti – ha sottolineato il dottor Piergiovanni Mazzoli, responsabile della sede di Fano del DDP – AV1 e referente per il progetto GAP rTMS –. Siamo veramente soddisfatti dei promettenti risultati che stiamo avendo da questo studio. Da un lato c’è una grande disponibilità da parte di Villa Silvia nel mettere a disposizione la macchina, il know-how e l’intera organizzazione del trattamento, dall’altra l’interesse da parte dei servizi pubblici ad essere partner attivi e collaboranti. La chiave è ‘insieme’: insieme si progetta, insieme si pensa, insieme si lavora e si verifica. È stato possibile realizzare il progetto grazie ai fondi ministeriali sul GAP e alla disponibilità a lavorare insieme tra pubblico e privato convenzionato, DDP-AV1, Casa di Cura Villa Silvia e Università. Ritengo sia un valido esempio di circolo virtuoso da mantenere attivo nel futuro. Possiamo, insieme, fare clinica, ricerca e innovazione di alto livello”.
“Il protocollo – aggiunge la nota – prevede un ciclo di 15/20 sedute della durata di circa 20 minuti l’una, effettuate nell’arco di un mese, ed il percorso inizia con un’anamnesi completa e dettagliata”.
“La macchina è importante ma è fondamentale che sia usata all’interno di un percorso riabilitativo che non si fermi ad essa – ha concluso Aliotta –. E’ la parte di un lavoro più complesso che ha bisogno del prima – disintossicazione e percorso psicoterapico – e del dopo – programma di residenzialità breve, terapia e recupero per mantenere la sobrietà. La rTMS, infatti, può esserne la tappa finale, essendo particolarmente efficace sul craving ovvero il desiderio della sostanza psicoattiva. Si agisce sul meccanismo della gratificazione andando a stimolare la dopamina, con il risultato di dare un beneficio rapido e tangibile al paziente, che vede progressivamente ridursi la voglia compulsiva di ricorrere alla sostanza di abuso”.
“L’effetto ‘neurale’ della TMS si basa infatti sulle leggi di Faraday secondo cui un impulso elettrico si traduce in impulso magnetico che, attraversando in modo ‘indolore’ la teca cranica, agisce sui neuroni attivandoli o inibendoli a seconda del protocollo impiegato”, conclude il centro.
Redazione Nurse Times
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