Secondo uno studio condotto da ricercatori della Pontificia Universidad del Cile, i giochi da tavolo aiuterebbero a sviluppare soprattutto le capacità matematiche.
Uno studio della Pontificia Universidad del Cile mostra gli effetti positivi dei giochi da tavolo sulla mente dei bambini. Secondo le conclusioni dei ricercatori cileni, infatti, i giochi da tavolo sarebbero ottimi strumenti per aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità, in particolare quelle matematiche.
“Il gioco, di qualunque tipologia, è fondamentale per supportare il neurosviluppo dei bambini, in particolare nei primi anni di vita ma anche negli anni successivi – sottolinea Antonella Costantino, direttore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Policlinico di Milano, intervistata dal Corriere della Sera -. Giochi diversi consentono di sviluppare competenze e funzioni diverse, e devono integrarsi per consentire una crescita armonica”.
Lo studio cileno, pubblicato su Early Years, mostra che per i bambini fra i tre e i nove anni il formato dei giochi da tavolo basati sui numeri aiuta a migliorare le loro capacità di conteggio.
«I giochi da tavolo migliorano le abilità matematiche per i bambini piccoli – afferma l’autore principale ddello studio, Jaime Balladares -. L’uso dei giochi da tavolo può essere considerato una strategia con potenziali effetti sulle abilità matematiche di base e complesse. I giochi da tavolo possono essere facilmente adattati per includere obiettivi di apprendimento relativi alle abilità matematiche o ad altri domini”.
Gli scienziati sudamericani hanno realizzato una revisione di 19 studi pubblicati dal 2000 in poi che hanno coinvolto bambini di età compresa fra tre e nove anni. I bambini hanno svolto sessioni speciali di giochi da tavolo due volte alla settimana per 20 minuti nel giro di un mese e mezzo. In alcuni dei 19 studi i bambini sono stati raggruppati nel gioco da tavolo dei numeri o in un gioco da tavolo che non si concentrava sulle abilità matematiche.
I risultati mostrano che le abilità matematiche sono migliorate in maniera significativa dopo le sessioni tra i bambini per più della metà (52%) dei compiti analizzati. In quasi un terzo (32%) dei casi, i bambini nei gruppi di intervento hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelli che non hanno preso parte al gioco da tavolo.
“Nei prossimi anni dovrebbe aprirsi uno spazio interessante per lo sviluppo dell’intervento e della valutazione dei giochi da tavolo, data la complessità dei giochi e la necessità di progettare più e migliori giochi a scopo educativo”, commenta Balladares.
Il gioco, di qualunque tipologia, è fondamentale per supportare il neurosviluppo dei bambini, in particolare nei primi anni di vita, ma anche negli anni successivi.
“Il gioco libero, simbolico e di fantasia, sia da soli che con altri, consente di sviluppare competenze e flessibilità emotive e relazionali, capacità di immedesimarsi in altri punti di vista e nelle emozioni altrui, di negoziare soluzioni creative, di apprendere strategie di recupero e altre competenze ad esse connesse, di elaborare eventi faticosi ma anche semplicemente carichi di emozioni, di sperimentarsi attivamente e in prima persona”, spiega la dottoressa Costantino.
Sempre Costantino: “Le diverse tipologie di giochi da tavolo (l’articolo ne analizza solo alcuni) sviluppano invece memoria e competenze cognitive e neuropsicologiche, capacità di aspettare, abilità logiche e di ragionamento, pensiero critico, concentrazione, capacità di fare i conti con le frustrazioni e riprovare, capacità di fare inferenze e risolvere problemi, flessibilità cognitiva, capacità di interiorizzare regole e consapevolezza che le regole non sono assolute ma correlate a valori, contesti e scopi e possono quindi essere diverse in giochi apparentemente simili, se gli scopi dei giochi sono in realtà differenti”.
E i videogiochi? “Migliorano l’attenzione e le competenze visuospaziali, l’inibizione della risposta e la memoria di lavoro, la rapidità. Tutto ciò è vero in un uso equilibrato e con un adeguato mix delle diverse tipologie di giochi e senza eccessiva pressione prestazionale da parte del mondo adulto”.
Il gioco, però, può anche avere effetti negativi, se praticato in maniera esasperata. “Qualunque gioco o attività – aggiunge l’esperta – può determinare conseguenze negative, più o meno rilevanti, se diviene l’unica occupazione o è oggetto di pressing eccessivo e competizione marcata. Inoltre, come in tutte le cose, è valido a fronte di giochi ‘di buona qualità’, attenti alle finestre evolutive (cioè ai bisogni specifici e alle funzioni emergenti di ciascuna età) e agli elementi rilevanti per le diverse fasi dello sviluppo, interessanti, motivanti, equilibrati, non basati su meccanismi di addiction o di competizione spinta. E su questo, come ben evidenziato nella review, abbiamo ancora tanto da studiare”.
Conclude la dottoressa Costantino: “Nei piccoli l’aspetto correlato alla capacità di sviluppare inferenze e automatizzare il riconoscimento di immagini, quantità, posizioni è molto prezioso, anche perché meno facilmente sperimentabile al di fuori di attività di gioco”.
Redazione Nurse Times
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