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Coronavirus, allarme Oms per aumento di casi e calo di test. Crisanti: “Tampone fai da te a casa non ha senso in questa fase”

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Coronavirus, quanto sopravvive nell'aria? Lo studio
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Il parere dei più noti virologi e infettivologi di casa nostra sulla crescita dei contagi, ma anche sulla decisione della Fda americana di autorizzare la quarte dose di vaccino per over 50 e immunodepressi.

Sulla scia della diffusione sempre più rapida di Omicron 2 sono tornati a galoppare i contagi da coronavirus in Italia, come pure in altri Paesi. L’Oms si è detta “preoccupata per la recente significativa riduzione dei test da parte di diversi Paesi membri”. Un calo sottolineato nell’ultimo report settimanale diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’andamento dell’epidemia a livello globale: “I dati stanno diventando progressivamente meno rappresentativi, meno tempestivi e meno solidi. Questo inibisce la nostra capacità collettiva di tracciare il virus e di capire come si stia diffondendo ed evolvendo”.

Ma cosa ne pensano virologi ed esperti italiani? I pareri sulle strategie da mettere in campo per arginare il virus sono diversi. “In questa fase fare il tampone rapido a casa per sapere se si è positivi al Covid non ha veramente senso – dice Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova -. Penso che l’unica cosa per cui serva in questo momento fare il test è proteggere i fragili, e in questo caso bisogna fare il tampone molecolare. Il resto sono soldi buttati. Oggi non si dovrebbe testare solo chi ha sintomi, ma tutte le persone che hanno a che fare con i fragili, anche in via occasionale. Penso a chi li va a trovare, come a chi passa molto tempo con loro: caregiver e badanti, oppure parenti che usufruiscono della Legge 104, dei bonus per fare tamponi molecolari”.

Così, invece, l’infettivologo Matteo Bassetti: “La strategia zero Covid, ora, è impossibile e inutile, e il lockdown a Shanghai non servirà a nulla”. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha fatto sapere che la decisione dalla Fda americana sulla quarta dose di vaccino anti-Covid Pfizer e Moderna per over 50 e immunodepressi “è un’opinione che rispettiamo”. E ha aggiunto: “Le agenzie europee si stanno confrontando in queste ore, anche con i dati che hanno portato le agenzie americane a fare questa scelta. L’auspicio è che anche noi possiamo avere una linea condivisa. Il fatto nuovo è di avere una sola linea su questo tema”.

“Sì a una nuova dose di vaccino anti-Covid per i fragili e, in generale, per tutti gli over 50, da proporre in autunno. Un richiamo da fare con con prodotti aggiornati alle nuove varianti circolanti, se funzioneranno e saranno approvati, o anche con quelli attuali, monitorando i dati per capire se mantengono un’efficacia alta”. E’ questa la strategia da adottare nelle future campagne vaccinali secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’Università Statale di Milano.

Secondo Maurizio Sanguinetti, docente di Microbiologia all’Università Cattolica, l’uso dei tamponi fai da te è causa sicuramente di una sottostima degli attuali contagi Covid: “La registrazione di queste infezioni non è automatica e non entra nei sistemi di monitoraggio, che noi continuiamo ad alimentare con il numero di infezioni notificate. Se la persona che fa il test a casa e risulta positiva non procede a nessuna notifica – non avverte per esempio il suo medico o il datore di lavoro -, il contagio resta invisibile. In questi casi tutto è affidato alla responsabilità personale, anche per l’autoisolamento, necessario per non far circolare ulteriormente il virus”.

Sulla questione si registra anche l’opinione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “E’ vero, i casi salgono. Ma a mio vviso non si può parlare di quinta ondata di Covid. C’è chi, come l’infettivologo Matteo Bassetti, l’ha definita prima ondata di un altro virus. E ritengo che sia quello che sta succedendo: il virus è cambiato; togliamoci dalla testa il vecchio Sars-Cov-2 in questa fase. E’ un virus che nella sua evoluzione ha modificato non soltanto le caratteristiche genetiche, ma anche quelle fenotipiche. Dà cioè un’infezione diversa. E se continua così, auspicabilmente potrebbe diventare un’infezione stagionale delle vie aeree superiori. Alla luce di questo il percorso di riaperture va portato avanti così come è stato annunciato. A fine marzo o ai primi di aprile penso che i casi, dopo essere aumentai, torneranno a decrescere. Non vorrei essere smentito, però penso che ci avvieremo verso una situazione più tranquilla. Poi sarà tutto da riverificare a settembre-ottobre, ma con una situazione che forse si è stabilizzata”.

Quindi avanti verso il “freedom day”, dice Clementi, che concorda anche con il collega Crisanti quando dice che con questo livello di trasmissione indugiare sulle restrizioni non serve a nulla: “E’ un po’ che dico che dobbiamo farlo circolare questo virus adesso che dà queste infezioni leggere nei vaccinati, perché facendolo circolare stiamo immunizzando le persone. Certo i fragili vanno protetti e concordo anche su questo punto”.

Infine il pensiero di Guido Rasi, ordinario di Microbiologia all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico di Consulcesi: “La curva epidemica del Covid è arrivata a un plateau e, anche se c’è negli ultimi giorni un aumento delle ospedalizzazioni, potrebbe essere una conseguenza di quello accaduto 10-15 giorni fa. C’è qualche elemento di ottimismo, dobbiamo analizzare i decessi e capire chi sono per valutare se c’è una popolazione di persone poco protette o che non hanno completato il ciclo vaccinale. Ma per questi casi abbiamo oggi un anticorpo monoclonale che si può usare in prevenzione e può essere in questa fase un’arma in più. Non abbassiamo la guardia proprio ora, potremmo essere vicini al decremento della curva”.

Redazione Nurse Times

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