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Carenza di infermieri a Bologna: basse retribuzioni, aggressioni, nessuna carriera e casa introvabile

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Giornata internazionale dell'infermiere, Rodigliano (Nursind): "Per noi solo slogan. Politica e aziende ci ignorano"
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Il Nursind lancia l’allarme. Rodigliano: “La Regione già da tempo si è detta disponibile a nuovi investimenti, ma servono segnali concreti, ancora oggi non si vedono”. Antichi: “Tanti vanno all’estero o tornano al Sud, sistema a rischio collasso”

BOLOGNA, 7 APRILE 2025 – Non solo retribuzioni non commisurate alle responsabilità e alle competenze richieste, rischio aggressioni all’ordine del giorno e possibilità di carriera sempre più scarse. A rendere ormai introvabili gli infermieri a Bologna, da mesi, si è aggiunto anche un altro fattore: la mancanza di case. Un tema posto al centro dell’attenzione da diverso tempo dal sindacato di categoria Nursind, tornato al centro delle cronache dopo le recenti notizie sulla fuga continua di professionisti all’estero e sul drastico calo di iscritti ai concorsi per infermieri.

“La nostra professione sta attraversando un periodo di profonda crisi di attrattività, aggravata da condizioni di lavoro sempre più pesanti e da un riconoscimento sociale ed economico largamente insufficiente – spiega Dario Antichi, dirigente sindacale e referente Nursind al Policlinico Sant’Orsola di Bologna -. Le aziende sanitarie faticano a trattenere i professionisti e nonostante il calo strutturale di iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica non sarebbe corretto parlare di crisi di vocazione.

Sarebbe più opportuno parlare invece di crisi di sostenibilità umana della professione: a Bologna, le condizioni lavorative mettono infatti quotidianamente alla prova la tenuta emotiva, fisica e organizzativa del personale, col benessere lavorativo, tema che Nursind ha portato in tutte le sedi con indagini e proposte concrete, che necessita di risposte forti e concrete. Tanti decidono andare all’estero o tornare nelle regioni del sud, dove il costo della vita è più basso, oppure cambiano addirittura professione -continua -. A questo si somma un’ondata di pensionamenti sempre più vicina, che potrebbe svuotare i nostri ospedali.

Il rischio di un collasso del sistema non è un’ipotesi lontana. Come Nursind Bologna abbiamo ricevuto numerose testimonianze dirette che dimostrano come il costo insostenibile delle abitazioni incida direttamente sulla scelta di restare o lasciare la città. Gli infermieri non riescono a trovare una casa che sia compatibile con il loro stipendio. La turistificazione crescente di Bologna – prosegue Antichi -, con prezzi fuori scala rispetto agli stipendi, espelle silenziosamente chi lavora per garantire i servizi essenziali, come la salute.

E questo impoverisce il territorio. Ogni giorno, come sindacato, gestiamo dimissioni di professionisti che abbandonano la città: con loro se ne vanno competenze, know-how, esperienze. E il sistema sanitario locale si svuota”. Antichi, inoltre, ricorda come “nel 2016 si iscrissero ai concorsi nelle aziende di Bologna e provincia più di 14mila infermieri che diedero graduatorie fino a 3.760 idonei, mentre all’ultimo concorso, che ancora si deve chiudere, si sono presentati in 1.059 con neanche 700 arrivati all’orale: se va bene avremo una graduatoria di 600 persone e in media uno su due rifiuterà per il costo della vita”.

Secondo recenti dati Ocse, riportati sulla stampa locale, la Federazione Nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche stima che dall’Emilia-Romagna siano emigrati all’estero circa 2.500 infermieri a partire dall’inizio degli anni Duemila, di cui quasi 1.500 dal 2019 al 2021, con una tendenza all’aumento nel periodo più recente, arrivando a quasi un migliaio all’anno. Ad attrarre maggiormente è l’Inghilterra, dove un infermiere è pagato 1.500 sterline alla settimana, come sottolineato di recente anche dall’Ordine di Bologna, parlando di “interlocuzioni in corso con Comune e Regione” soprattutto riguardo il tema della casa.

“Ci fa piacere che anche l’Ordine sostenga temi e problematiche che noi denunciamo oramai da diverso tempo – commenta Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind, nonché alla guida del sindacato anche a livello provinciale, commenta: “Servono segnali concreti che al momento ancora non si vedono, perché da tempo anche con noi c’è stata effettivamente un’apertura da parte delle istituzioni locali, con l’impegno della Regione anche a livello economico, ma ad oggi siamo ancora molto indietro.

Per rendere attrattiva la professione servono percorsi di miglioramento delle condizioni di lavoro, prospettive chiare di carriera e, basilare, stipendi adeguati all’impegno fisico e psicologico richiesto per questa professione. Aziende e Regione diano reali segnali di cambiamento – conclude Rodigliano – e l’ordine non si limiti a parlare solo con la politica, ma ascolti i bisogni degli infermieri e cerchi un maggior dialogo e confronto coi sindacati di categoria, da sempre al fianco dei professionisti. Solo in questo modo diventerà possibile cercare in sinergia soluzioni e decisioni concrete per attrarre sempre di più infermieri e aspiranti professionisti già dall’università”. 

Redazione NurseTimes

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