Rodigliano (Nursind): “Le scelte prese non rispondono ai problemi legati a carenza di personale e scarsa attrattività”.
“Ancora una volta la Regione perde l’occasione per valorizzare, gratificare e creare le giuste condizioni per rendere davvero attrattiva una professione in continua carenza di personale, fermandosi semplicemente alle richieste di alcuni sindacati, senza ascoltare e tenere in considerazioni i bisogni e le necessità di chi è ogni giorno in corsia”.
Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind, il sindacato degli infermieri e delle ostetriche, commenta così la recente notizia dell’accordo sottoscritto fra Cgil, Cisl, Uil e Regione Emilia-Romagna, a proposito del piano straordinario per la riduzione delle liste d’attesa, presentato ieri dall’assessore alla Sanità, Raffaele Donini.
Un piano che punta ad investire risorse importanti, di circa 30 milioni di euro per il 2024, da mettere in campo, fra le altre cose, come ha spiegato lo stesso assessore in conferenza stampa, per nuove assunzioni mirate e per la copertura economica di straordinari lavorativi richiesti agli operatori sanitari.
“Non siamo per niente soddisfatti di quanto è stato accordato – ribadisce Rodigliano -, ma soprattutto siamo molto delusi dal fatto che anche stavolta non c’è stato alcun tipo di coinvolgimento da parte della Regione”.
Nello specifico, la rappresentante sindacale spiega: “Per prima cosa, l’accordo prevede il riconoscimento di una tariffa di 50 euro all’ora in più per le prestazione aggiuntive, mentre la nostra richiesta era di 100 euro all’ora”.
Non solo. “Quanto al turnover, riteniamo più opportuno garantire il cento per cento della pianta organica del 2020, diversamente da quanto previsto dall’accordo, che invece fa riferimento al personale presente al 31 dicembre 2023, mentre riguardo le stabilizzazioni del personale, chiaramente siamo favorevoli a questa scelta, ma riteniamo necessario che vengano fatti nuovi concorsi e bandi e che vengano agevolati quei percorsi di mobilità che invece, in alcuni territori come quello di Bologna, sono bloccati da anni, precludendo ogni tipo di possibilità per chi è interessato a venire nelle nostre aziende”
Capitolo direttori assistenziali.
“Come ribadito più volte, per noi non è questo il momento giusto per l’istituzione di tale figura, si tratta di un qualcosa che può certamente aspettare -sottolinea Rodigliano-. È una figura unica, che richiede l’investimento di risorse importanti per ogni singola azienda sanitaria, che invece sarebbe meglio mettere in campo per portare risorse fresche e nuove nei reparti, dando maggiore respiro a infermieri e professionisti quotidianamente alle prese con carichi di lavoro sempre maggiori, garantendo così maggiore produttività e possibilità di smaltimento delle liste d’attesa.
Avere nuove figure apicali come quelle dei direttori assistenziali, probabilmente farà bene solo a chi siederà su quelle poltrone” continua Rodigliano, che a questo punto si chiede: “Quanto costano alle casse regionali questi direttori assistenziali? Visto che il loro apporto viene ritenuto così importante per la riorganizzazione e l’innovazione all’interno delle nostre, in fase iniziale lo facciano allora a costo zero, senza maggiori compensi rispetto a quanto già percepito.
Noi non condividiamo affatto questi investimenti -ribadisce-, perché non vanno verso un’ottica di reale aiuto alla professione e non creano quell’attrattività di cui c’è bisogno per rispondere al problema della carenza di personale. Pensiamo che invece sia più opportuno utilizzare questi fondi per assumere nuovi infermieri, operatori e tecnici e per gratificare seriamente chi è in prima linea”.
Altra nota dolente per il Nursind sono poi i Cau.
“Sono una novità importante ma se inseriti in un contesto di medicina territoriale di cui ancora abbiamo però chiaro ben poco -dice la segretaria regionale del sindacato-. Prima di investire altre risorse in questa direzione è necessario coglierne appieno l’obiettivo finale e i risultati che possono garantire, visto che ad oggi i pronto soccorso rimangono affollati e non si vedono ancora i benefici di queste nuove strutture, all’interno delle quali lavora personale che non essendo può essere considerato né del 118 e né del pronto soccorso e dunque senza poter avere le stesse indennità”.
“Ci sarebbe piaciuto poter portare al tavolo alcune proposte – dice quindi infine Antonella Rodigliano – ad esempio la creazione di un accordo con Acer per alloggi a prezzo calmierato e di convenzioni per bus e treni gratuiti o l’esenzione da tasse regionale e comunali per due anni.
Oppure sarebbe opportuno aumentare le possibilità di accesso per gli infermieri a parcheggi per i dipendenti, asili aziendali, mense, buoni pasto e prevedere maggiori compensi creando incarichi clinici e professionali. Sono tutte proposte serie, e che possiamo ancora recuperare con un nuovo accordo con la Regione, per attrarre infermieri in Emilia-Romagna.
Per noi del Nursind è fondamentale che il benessere lavorativo sia al centro di qualsiasi accordo, non può diventare solo uno slogan aziendale o regionale, ma deve tramutarsi in realtà: in tutti i reparti c’è una fortissima sofferenza, fra carenze di personale, doppi turni e impossibilità di trovare il giusto equilibrio tra vita personale e lavoro. Aumentare le indennità ed evitare incarichi solo gestionali restano delle priorità: ci auguriamo che la Regioni trovi il modo e il tempo per ascoltarci per mettere in campo davvero soluzioni che vadano incontro alle necessità dei professionisti sanitari e, di conseguenza, dei cittadini che ogni giorno hanno bisogno di noi”.
Redazione Nurse Times
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