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Cardiomiopatia non ischemica: nuovo strumento diagnostico per prevenire la morte cardiaca improvvisa

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Un nuovo strumento diagnostico potrebbe rivoluzionare la prevenzione della morte cardiaca improvvisa nei pazienti con cardiomiopatia non ischemica. Lo studio internazionale DERIVATE, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista European Heart Journal – Cardiovascular Imaging, ha sviluppato e validato un punteggio di rischio di “seconda generazione” che migliora sensibilmente l’identificazione dei pazienti che possono beneficiare di un defibrillatore impiantabile (ICD).

Il modello validato, denominato DERIVATE Risk Score 2.0, utilizza le informazioni ottenute con la risonanza magnetica cardiaca (CMR) in 1.384 pazienti. In particolare la presenza e la localizzazione della fibrosi miocardica (late gadolinium enhancement, LGE), integrate con il sesso e la capacità di pompa del cuore. Rispetto ai criteri tradizionali basati solo sull’ecocardiografia, il nuovo punteggio offre una capacità di predire il rischio nettamente superiore.

Grazie a questi risultati i cardiologi potranno selezionare con maggiore precisione i pazienti che beneficeranno realmente dell’impianto del defibrillatore, riducendo al contempo procedure non necessarie nei soggetti a basso rischio. Per i pazienti e le loro famiglie significa avvicinarsi a un futuro in cui la decisione di impiantare un ICD non sarà più basata su un unico parametro, ma su una valutazione completa e personalizzata, capace di salvare vite e al tempo stesso ridurre interventi non necessari.

Lo studio porta la firma del professor Andrea Igoren Guaricci, docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università di Bari e cardiologo del Policlinico di Bari (Uoc Cardiologia universitaria, diretta dal professor Marco Matteo Ciccone). La rete  DERIVATE Consortium è coordinata dal professor Guaricci insieme al professor Gianluca Pontone (Centro Cardiologico Monzino di Milano) e al professor Jurg Schwitter (Università di Losanna).

Redazione Nurse Times

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