Nel tardo pomeriggio del 9 luglio scorso Antonella Mettini, 77enne residente a Carsoli (L’Aquila), è morta per un arresto cardiaco all’ospedale di Avezzano. Quindici giorni prima aveva subito un’ischemia cerebrale. Da quel momento fu trattenuta per 48 ore su una barella al Pronto soccorso, in attesa che si liberasse un posto letto, prima di essere trasferita in Geriatria.
Cronologia dell’evento
- Fine maggio – Ricovero a Tagliacozzo per gonfiore alle gambe. Inizia un recupero lento ma progressivo.
- 25 giugno – Acutizzazione dei sintomi, perdita dell’uso del braccio e della gamba sinistra. Confermata ischemia cerebrale tramite Tac.
- 25-27 giugno – La signora rimane 48 ore su barella al Pronto soccorso di Avezzano in attesa del ricovero in reparto.
- 28 giugno – Trasferimento nel reparto di Geriatria. Promessa iniziale di ritorno a Tagliacozzo, poi non rispettata.
- Giorni successivi – Rifiuto del cibo (anche un gelato), senza alcuna presa in carico nutritiva adeguata. Risposta dei medici: “Dobbiamo capire se il cibo ospedaliero non le piace o se è un fatto più profondo”.
- 7 luglio – Risonanza magnetica evidenzia la necessità di intervento per liberare le arterie carotidee, ma l’operazione non viene tempestivamente eseguita.
- 8 luglio – Diagnosi di infezione nosocomiale.
- 9 luglio – Morte per arresto cardiaco.
Denuncia e apertura dell’inchiesta
Il figlio della vittima, il giornalista Francesco Capozza, ha presentato un esposto alla Procura di Avezzano per omicidio colposo in ambito sanitario. Nei suoi messaggi social Capozza scrive: “Non chiedo vendetta, ma la verità. Mia madre meritava rispetto, ascolto e cura. Voglio che nessun altro debba vivere una vicenda simile”.
La Procura ha accolto la denuncia, aprendo un fascicolo contro ignoti. Le autorità dovranno accertare possibili negligenze, ritardi o omissioni nelle fasi immediatamente successive all’ischemia e nel successivo ricovero in Geriatria.
Punti chiave sotto indagine
- Triage e ricovero: il prolungato stazionamento su barella senza diagnosi o terapia immediata.
- Gestione alimentare: mancata valutazione del rifiuto del cibo come segnale clinico.
- Tempi dell’intervento chirurgico: ritardi nella programmata liberazione delle carotidi.
- Infezione nosocomiale: mancata tempestività nella diagnosi e trattamento.
- Comunicazione verso la famiglia: assenza di trasparenza e informazione rispetto allo stato di salute.
Verso il processo
- Sarà eseguita un’autopsia dettagliata per stabilire le concause della morte.
- Saranno acquisite le cartelle cliniche e tutte le documentazioni sanitarie relative alla degenza.
- Gli inquirenti ascolteranno medici, infermieri e familiari, valutando responsabilità sul piano clinico-organizzativo.
Redazione Nurse Times
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