Di seguito la lettera che Angelo Minghetti (Federazione Migep) e Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss) hanno inviato all’assessore alla Sanità della Valle d’Aosta, Carlo Marzi.
Egregio Assessore,
apprendiamo con sconcerto la decisione di avviare i corsi di formazione per assistente infermiere secondo l’ultima conferenza Stato-Regioni. In merito a ciò la Federazione Migep – Stati Generali Oss intende porre alcune riflessioni e quesiti fondamentali. Se da un lato è comprensibile la necessità di potenziare il supporto ai servizi sociosanitari, dall’altro emergono criticità che non possono essere trascurate.
Innanzitutto resta da chiarire con quale copertura assicurativa verrà tutelato l’assistente infermiere, considerando che si tratta di un operatore tecnico, e non di una professione sanitaria. La responsabilità professionale di questa figura, in assenza di un inquadramento normativo chiaro, è in contrasto con la Legge Gelli-Bianco e il DM 203 del15 dicembre 2023. Dunque rischia di esporre i lavoratori a vuoti assicurativi e a possibili controversie giuridiche, soprattutto in caso di colpa grave.
Inoltre, così invece come è stato prospettato dal consigliere regionale Beccega (Lega), risulta problematico il tentativo di istituire in tempi brevi un nuovo profilo senza il necessario iter legislativo, come previsto dall’art. 6 della Legge 43/2006. Le professioni sanitarie e sociosanitarie non possono essere create per via amministrativa o attraverso accordi politici, ma devono seguire un percorso normativo definito, una contrattualizzazione congrua e giusta, con il coinvolgimento di tutti gli organi competenti, il rispetto dei criteri stabiliti per la regolamentazione delle professioni e, in ultimo, il ruolo del Governo, che in questa fase non appare.
Vogliamo ricordare all’assessore Marzi le due interrogazioni parlamentari presentate dalla deputata Malavasi e dalla senatrice Guidolin, che pure sottolineano sul mancato il rischio professionale a cui sarebbe sottoposto l’assistente infermiere per la presenza di un vero e proprio vuoto assicurativo e normativo che lo imprigionerebbe per sempre.
Sebbene la formazione sia di competenza regionale, dobbiamo esprimere nuovamente la forte perplessità e criticità sulla istituzione non di una nuova professione, ma di una figura “ibrida”, la quale avrà inevitabilmente un impatto sui livelli essenziali di assistenza nazionali e influenzerà il fabbisogno di tutte le altre professioni sanitarie.
Il rischio è quello di generare una sovrapposizione di competenze che potrebbe compromettere l’organizzazione dei servizi e la qualità dell’assistenza, senza una reale valorizzazione dell’oss, né un chiaro riconoscimento professionale.
Inoltre anticipare gli aspetti organizzativi e investire denaro pubblico in assenza di un decreto che completi la disciplina statale rischia di essere un bluff, così come lo è stato l’osss, la cui formazione supplementare non è mai stata riconosciuta ufficialmente.
Anche se questa figura viene posta dal Contratto nazionale nell’area degli assistenti, il suo profilo rimane sempre “tecnico”, di interesse sanitario e privo di assicurazione professionale. Oltre a mettere a rischio l’utenza, si mette a rischio anche il sistema assistenziale e l’operatore stesso.
Per questi motivi riteniamo indispensabile un confronto istituzionale che garantisca trasparenza, tutela giuridica e un inquadramento adeguato per tutti gli operatori coinvolti.
Redazione Nurse Times
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